Reggio, brutale pestaggio in carcere: interdizione anziché domiciliari per tre agenti penitenziari

Reggio, brutale pestaggio in carcere: interdizione anziché domiciliari per tre agenti penitenziari

Redazione

Reggio, brutale pestaggio in carcere: interdizione anziché domiciliari per tre agenti penitenziari

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venerdì 16 Dicembre 2022 - 16:45

Niente misura cautelare: per Morale, Sgrò e Giordano sospensione per un anno, in relazione ai presunti abusi perpetrati sul detenuto Alessio Peluso

 REGGIO CALABRIA – Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha revocato gli arresti domiciliari per l’assistente capo della polizia penitenziaria Fabio Morale, per l’assistente Alessandro Sgrò e per il vice sovrintendente Pietro Luciano Giordano.

Misura cautelare sostituita con quella interdittiva

Su richiesta dell’avvocato Renato Russo, difensore di tutti e tre gli indagati, e, dell’avvocato Marco Gemelli, che assiste il vice sovrintendente Giordano, i giudici del Riesame hanno sostituito la misura cautelare con quella interdittiva della sospensione dal lavoro per un anno.

L’arresto nel novembre scorso

I tre poliziotti penitenziari erano stati arrestati a novembre con l’accusa di tortura e lesioni personali aggravate ai danni di un detenuto di origine campana, il trentenne Alessio Peluso, considerato un esponente di spicco della camorra.
Quest’ultimo avrebbe subito nel gennaio scorso un pestaggio nel carcere “Panzera” di Reggio Calabria al quale, secondo l’accusa, avrebbero partecipato anche i tre agenti arrestati assieme ad altri colleghi e al loro comandante Stefano La Cava.

Il pestaggio del 22 gennaio ai danni di Alessio Peluso

Coordinata dal procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto procuratore Sara Perazzan, l’inchiesta ha ricostruito cosa sarebbe avvenuto all’interno del carcere il 22 gennaio scorso quando il detenuto vittima del pestaggio, ripreso dalle telecamere interne dell’istituto di pena, aveva messo in atto una protesta, rifiutandosi di rientrare in cella dopo avere beneficiato dell’ora d’aria.

A denunciare le violenze subite, a distanza di alcuni giorni, è stato lo stesso Peluso togliendosi la maglietta nel corso di un collegamento in videoconferenza col Tribunale di Napoli durante un processo e mostrando i segni delle percosse ai giudici, che hanno poi segnalato i fatti alla Procura di Reggio Calabria.

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