«Hanno rubato, sì. Ma la cosa che più ci ha fatto male è stata la cattiveria nel mettere tutto a soqquadro». I filmati, però, inchiodano i responsabili
REGGIO CALABRIA – Il riordino è stato pressoché immediato, ma lo shock tra i volontari ucraini è ancora fortissimo.
Sabato pomeriggio a Reggio Calabria, approfittando della loro assenza per la concomitante manifestazione di solidarietà all’Ucraina – appunto – La fiamma che unisce, che ha visto congiuntamente in prima linea Coni e Comune, un gruppetto d’ignoti è penetrato nell’auditorium “Gianni Versace” del Cedir. E ha fatto razzia dei cospicui aiuti accumulati grazie alla sensibilità e alla generosità dei reggini, rubandone parte, gozzovigliando coi pasti preparati per gli stessi volontari, mettendo a soqquadro pedane e cartoni con all’interno i generi alimentari, i vestiti, i farmaci, i beni di prima necessità per i bambini.
Gesto vile senza motivo
Un gesto vigliacco, evidenziano gli ucraini usualmente di stanza al Centro direzionale di Sant’Anna, locale del Comune concesso per stoccare e impacchettare gli aiuti (che in precedenza, come si ricorderà, venivano convogliati alla Chiesa ortodossa di San Paolo dei Greci).
E anche «assolutamente senza motivo. Noi non facciamo male a nessuno: anzi, facciamo e vogliamo solo il bene – spiega Irina Khorkava, fra i volontari più attivi alla struttura comunale utilizzata per convogliare gli aiuti per la popolazione ucraina travolta dalla guerra -. E la gente di Reggio Calabria, peraltro, ha risposto alla grande: fin dall’inizio s’è dimostrata empatica e ha donato, senza mai smettere, anche se ormai sono passate diverse settimane».
«Hanno agito come fosse casa loro…»
A quanto ci viene ribadito, ad agire sarebbe stato un folto gruppo di nomadi della città, circa venti. Non un’idea, ma un fatto, perché c’è la testimonianza diretta di una signora che proprio sabato pomeriggio, essendo giunta da poco in riva allo Stretto, era passata al Cedir insieme agli italiani da cui vive.
Erano solo le 15, La fiamma che unisce era in programma solo un’ora più tardi, eppure gli artefici della baldoria e degli squallidi atti vandalici erano già lì. «Hanno agito come fosse casa loro – racconta esterrefatta Irina -: quando la signora ucraina è arrivata, giusto il tempo di tradurre ciò che ‘quelli’ stavano dicendo e ha saputo che quei teppisti li stavano invitando a prendere tranquillamente quello che volevano».
E aggiunge che «sì, hanno rubato molta roba, anche se non saprei dire di preciso quanta, o che cosa in particolare. Ma la cosa che più ci ha fatto male è stata la cattiveria gratuita nel mettere tutto a soqquadro solo per il gusto di farlo, senza nessun reale motivo».
A caccia dei responsabili
Adesso, rimesso tutto in ordine e raccolta la solidarietà dell’assessore comunale alla Protezione civile Rocco Albanese, per gli ucraini è ‘solo’ un giorno di lavoro come un altro, nel pieno rispetto della gran solidarietà della gente di Reggio Calabria e nell’amore incondizionato per la propria gente travolta dal conflitto.
Dopodiché, le indagini sono sul tappeto. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza sono state consegnate alla Polizia locale e alla Polizia locale, cui spettano le indagini sull’accaduto. Ancora non si sa di preciso neppure se ci siano frame utili, ma si confida che già nelle prossime ore salti fuori un’immagine o comunque qualche elemento in grado d’inchiodare gli autori del furto e degli atti di teppismo alle loro responsabilità.