Reggio Calabria, confisca di 34 mln. di euro a un noto imprenditore colluso con la 'Ndrangheta

Reggio Calabria, confisca di 34 mln. di euro a un noto imprenditore colluso con la ‘Ndrangheta

Simone Pizzi

Reggio Calabria, confisca di 34 mln. di euro a un noto imprenditore colluso con la ‘Ndrangheta

giovedì 12 Marzo 2020 - 11:24

Si tratta di Angelo RESTUCCIA, ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta dei “Mancuso” di Limbadi (VV) e dei “Piromalli” di Gioia Tauro (RC),

Reggio Calabria, 12 marzo – Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, unitamente al Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata e al Nucleo Speciale Polizia Valutaria, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Capo Giovanni Bombardieri, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, presieduta dalla Dott.ssa Ornella Pastore, con il quale è stata disposta, nei confronti dell’imprenditore edile vibonese Angelo RESTUCCIA di 80 anni, la confisca del patrimonio a lui riconducibile – stimato, a suo tempo, in oltre 34 milioni di euro. L’uomo è ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta dei “Mancuso” di Limbadi (VV) e dei “Piromalli” di Gioia Tauro (RC).

Angelo RESTUCCIA, riconosciuta a suo carico la pericolosità sociale – qualificata dalla contiguità alla ‘ndrangheta e dal ruolo di imprenditore a questa “colluso” – è stato, altresì, sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno.

Imprenditore in affari con la ‘ndrangheta


Nel dettaglio, il provvedimento eseguito si fonda sulle risultanze delle attività investigative poste in essere dalla Guardia di Finanza, da cui è emerso che l’imprenditore era, da tempo, in affari con la ‘ndrangheta, avendo avviato ed accresciuto le proprie attività grazie alla contiguità funzionale ed agli appoggi delle cosche “Piromalli” e “Mancuso”. Queste ultime svolgono un ruolo egemone nei rispettivi territori e sono confederate tra loro attraverso accordi e cointeressenze economiche, così come si ricava dalle evidenze giudiziarie del processo cd. “Tirreno” e, da ultimo, del processo cd. “Mediterraneo”.

Tale rapporto sinallagmatico con le cosche di riferimento, risalente ai primi anni Ottanta, ha sostenuto l’ascesa dell’imprenditore e nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

La figura di Angelo RESTUCCIA è inizialmente emersa nell’ambito dell’operazione di polizia “Bucefalo”, condotta dai predetti Reparti e conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2015, di provvedimenti cautelari, personali e patrimoniali, nei confronti di n. 11 soggetti per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso.

La rottura tra i Piromalli e i Molè


In quel contesto, era emerso come l’assegnazione dei lavori per la realizzazione del “Parco Commerciale ANNUNZIATA” di Gioia Tauro (RC) fosse prerogativa esclusiva della cosca “Piromalli”, tanto da rappresentare uno dei motivi scatenanti la storica rottura dei rapporti tra la citata famiglia e la cosca “Molè”, storicamente legate da vincoli economici e di sangue.

Nel corso di tale imponente realizzazione, all’impresa RESTUCCIA COSTRUZIONI S.p.a., riconducibile al citato Angelo RESTUCCIA, erano stati assegnati consistenti lavori edili per la costruzione di diverse strutture e fabbricati.


Altresì, le investigazioni svolte, corroborate dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno inoltre consentito di appurare come “…don Angelo Restuccia…” non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “Mancuso”, ma li frequentasse e si rapportasse con loro, attraverso un rapporto duraturo e sinallagmatico tale da produrre reciproca collaborazione e reciproci vantaggi, aventi ad oggetto il comune interesse alla realizzazione di opere edili – sia pubbliche che private – nel territorio calabrese.

Il sequestro del patrimonio di Restuccia

In relazione alle attività di cui sopra, nel 2017, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale DDA, disponeva la misura cautelare del sequestro sull’ingente patrimonio illecitamente accumulato dall’imprenditore.

Al riguardo, le investigazioni a carattere economico/patrimoniale delegate dalla citata DDA ai predetti Reparti hanno consentito di delineare il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto e ricostruito il complesso dei beni di cui Angelo RESTUCCIA e il suo nucleo familiare sono risultati poter disporre, direttamente o indirettamente, nell’ultimo trentennio, accertando la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale.

In tale ambito la ricostruzione dei flussi finanziari è stata determinante, anche perché agevolata dal supporto informativo contenuto in alcune segnalazioni di operazioni sospette pervenute al Nucleo valutario per fini di prevenzione antiriciclaggio. Lo sviluppo investigativo di tali preziose informazioni ha costituito un utile punto di riferimento su cui poter orientare le indagini ed aggredire i patrimoni di provenienza illecita.


Da tali approfondimenti, Angelo RESTUCCIA è risultato aver rivestito, nel tempo, il ruolo di “imprenditore colluso” con la ‘ndrangheta reggina e vibonese, tanto che il patrimonio accumulato è risultato essere il frutto o il reimpiego dei proventi di attività illecite.

La confisca dei beni valutati 34 milioni di euro


Alla luce di tali risultanze, su richiesta della stessa Direzione Distrettuale Antimafia, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, con l’odierno provvedimento, la confisca del patrimonio riconducibile all’imprenditore vibonese, costituito dall’intero patrimonio aziendale di diverse imprese, quote societarie, immobili e rapporti finanziari, all’epoca stimato in oltre 34 milioni di euro.

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