Le sale di Villa Genoese Zerbi ospitano la Mostra "Segni della città che c'era".
Un racconto, a ritroso nel tempo, che interessa quasi per esteso l'ultimo segmento della storia millenaria della nostra città, una Reggio dagli edifici eleganti e finemente ornati. E' possibile ammirare la preziosità delle strutture architettoniche che caratterizzavano i palazzi ottocenteschi di Reggio dopo il sisma del 1783, fino al tragico terremoto del 1908 che segna l'inizio di una nuova vita per la città. Un racconto fatto di "pietre" e "carte" riunite che offre una visione inedita della città.
Provenienti dall'Archivio di stato e dell'Archivio Comunale cartografie, disegni architettonici, foto e documenti, stemmi e manufatti artistici, rnamenti di edifici scomparsi finora conservati presso il Museo Archeologico Nazionale che vanno dalla prima metà del XIX secolo fino al XV secolo, con cenni alla scultura del XIII e XIV secolo ed a quella di età medio bizantina (X-XI secolo). Ogni documento testimonia la nostra storia e un'infinità di storie, grandi eventi e la quotidianità. E' un percorso insolito che permetterà ai cittadini di Reggio di conoscere meglio il proprio passato per vivere meglio e con consapevolezza il presente.
La mostra di Villa Genoese Zerbi è strettamebnte connessa all'esposizione sul Corso Garibaldi.
«Quest'ultima – spiega lo storico reggino Franco Arillotta – sta riscuotendo grande interesse e questo è già un risultato importante. Molto raffinata è poi la tecnica utilizzata per allestire la mostra a Villa Genoese Zerbi perché mette bene in risalto il forte legame al territorio cittadino di ogni singolo oggetto».
Visto che la mostra chiuderà il 06 marzo 2011, aggiunge Arillotta «è possibile compiere un ulteriore passo in avanti, legando ulteriormente i pezzi esposti al territorio. L'araldista che ha curato le targhette informative, non essendo reggino, è stato giustamente prudente nell'attribuzione dei singoli reperti e nel tempo che resta si potrebbe togliere il condizionale in molte delle note a corredo della mostra. Ciò perché sappiamo, ad esempio, quali erano gli stemmi della famiglia Bosurgi o Labocetta. Così come sappiamo dove si trovava nel 700 la chiesa di Santa Maria del Carmine, nella zona dove oggi c'è la scuola "Piria", piuttosto che la casa dei "Catizzone" situata invece in via Tommasini. Tutto ciò grazie agli studiosi di Reggio che possono dare al riguardo risposte certe. Per la sezione lapidaria ecclesiastica il dottore Giacomo Oliva, per quella privata il barone Arturo Nesci e il dottore Lino Lopa. Tutti contributi che possono essere determinanti per collegare il pezzo al territorio, integrando il valido lavoro fin qui svolto».
Relativamente alla riscoperta di capitelli e di un rosone in stile gotico presenti in una sala della mostra, spiega lo storico «verosimilmente devono essere appartenuti ad una chiesa, tanto più che una fotografia presente a Villa Genoese Zerbi raffigurante l'ospedale civico, mostra la chiesa dei Cappuccini dedicata all'Immacolata Concezione proprio dove oggi si trova il liceo "Vinci". Potrebbero essere quelli, elementi di quella chiesa ma bisognerebbe approfondire meglio». Alla chiusura della mostra osserva Arillotta, «potremmo evitare che tutto di colpo torni nel buio. Gli stemmi delle famiglie ad esempio potrebbero essere ospitati dalla chiesa degli "Ottimati" che peraltro già accoglie simili testimonianze, mentre quelli ecclesiastici potrebbero trovare spazio nel museo diocesano. In questo modo credo che accresceremmo la qualità del messaggio culturale che la città manda ai suoi cittadini e ai suoi visitatori».
Info
Villa Genoese Zerbi
Tel. 0965.331360 – 3281918030