Reggio Calabria, l’odissea dei dializzati non è mai finita / 1

Reggio Calabria, l’odissea dei dializzati non è mai finita / 1

Mario Meliado

Reggio Calabria, l’odissea dei dializzati non è mai finita / 1

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mercoledì 05 Maggio 2021 - 19:50

Al Gom vengono trattati 110 malati. Ma 13 anziani debbono arrivare ogni 2 giorni a Scilla o a Melito. E altri 40 si curano in casa con la peritoneale

Per i 123 reggini circa che debbono sottoporsi a dialisi una volta ogni 48 ore, molti problemi sono ancòra sul tappeto.

Tempostretto ne ha parlato con una storica colonna dell’Aned (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto), il coordinatore cittadino per Reggio Calabria dell’associazione Francesco Puntillo, che è anche tra i rappresentanti del Comitato pazienti dializzati.

Stato dell’arte

I pazienti dializzati che provengono da vari angoli di Reggio Calabria città, in atto, sono 123 in media (cambiano di qualche unità secondo i tempi di registrazione e altri fattori). Tutti in età avanzata, talora in serie condizioni di salute, per anni hanno vissuto il dramma d’essere costretti a una disumana spola con Messina.

Da qualche tempo hanno trovato una soluzione valida nel Gom: il Grande ospedale metropolitano ne accoglie ormai 110, considerando i suoi 27 posti-rene organizzati su due turni e “frequentati” dal singolo paziente una volta ogni due giorni.

L’ospedale “Scillesi d’America”

Rimangono però altri 13 pazienti: il Gom non riesce a soddisfare le loro esigenze. Questi pazienti restano comunque in àmbito metropolitano: 8 effettuano la dialisi allo “Scillesi d’America” di Scilla, 5 al “Tiberio Evoli” di Melito Porto Salvo.

I 40 della peritoneale

Messina, un istituto nefrologico
privato “convenzionato”

Ci sono circa 40 pazienti dializzati che però sfuggono a questo tipo di catalogazione.
Una quota residua di uno-due degenti infatti continua, «per autonoma scelta», a recarsi a Messina a giorni alterni per le sedute dialitiche. Fin qui, l’emodialisi.

Una sessione
di dialisi peritoneale

«Impetuosa, invece, e a oggi interessa una quarantina di dializzati, la quota di malati che preferisce la dialisi peritoneale – spiega Puntillo a Tempostretto –. Non sono emodializzati: fanno dialisi a casa, avvalendosi di una macchina diversa. Anche un caregiver (“badante”, se preferite, ndr) o un familiare può azionarla, dopo aver frequentato un corso di formazione specifico». (1 – continua)

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