Reggio Calabria. Pino Caminiti, l'artista del sopravvissuto in viaggio tra le agavi

Reggio Calabria. Pino Caminiti, l’artista del sopravvissuto in viaggio tra le agavi

Elisabetta Marcianò

Reggio Calabria. Pino Caminiti, l’artista del sopravvissuto in viaggio tra le agavi

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martedì 15 Dicembre 2020 - 09:48

Ogni "agave" è un ritratto, ogni agave compiuta è un autoritratto. Ogni atto per assemblarla un viaggio all'interno di se stesso

La volontà dell’arte

Non è un buon momento per la cultura, forse non è un buon momento per l’uomo. La pandemia ha rivoluzionato abitudini, ha cancellato certezze, ha messo in ginocchio la vita con un paradigma di morte molto forte, molto intenso. Nei momenti di crisi sono gli artisti a raccontare la verità, sono loro a “fotografare” gli stati d’animo, i cambiamenti e le “storie della storia”.

Uno alla volta

Il DCPM in corso vieta di organizzare mostre, assembramenti nei luoghi della cultura, ma la cultura è resiliente anche nella sola volontà del singolo ecco perché Pino Caminiti non si è arreso e in questi mesi di “silenzio collettivo” ha continuato a lavorare. Ha prodotto opere, ha indagato un nuovo intenso percorse attraversando le zone rosse, arancioni e gialle come fasi della vita fino a far “fiorire l’agave” nella mostra dal titolo Le Agavi, la vita, la morte. Mostra che non ha visto aperture ufficiali, vernissage e assembramenti di visitatori. Mostra che sta lì, in attesa di un ospite alla volta, ospiti silenziosi che si muovono da un’opera all’altra così come ho fatto io.

La sopravvivenza dell’arte

Ed ad accompagnarmi è lo stesso artista in un viaggio di vita che culmina con la fine e ricomincia di nuovo. Pino Caminiti, artista raffinato e battitore libero, di quelli che tracciano dove nessuno ha lasciato prima il segno e si muovono senza impedimenti in un immaginario entro cui può trovarsi l’unità nella molteplicità, pervasa da una poetica a tutto tondo che investe le forme stesse della vita a partire dal senso devastante della ricerca solitaria per finire con la produzione dell’opera compiuta. Possiamo, perciò, affermare che Caminiti appartiene ad una intelligenza alta del principio di progettazione, del fare in cui non dimentica mai l’uomo sopravvissuto. Potremmo addirittura definire le sue stesse opere “sopravvissute” ad una realtà difficile per essere inserite, una volta assemblate, nella complessità dello spirito prometeico perché c’è potere ribelle nell’insieme di cose diverse.

Un viaggio tra le agavi

E in questa sua nuova produzione è ancora il concetto di sopravvissuto, di trasformazione, di ciclo a far breccia nell’animo del fruitore grazie alle agavi, protagoniste indiscusse della sua ultima ricerca. Sulle creste dei pendii che si spaccano in alto sul mare dentro il mediterraneo stanno conficcate raccolte e aperte le agavi. Fusti, foglie grandi, sinuose che si avvolgono in un intrico rivolte al cielo pesanti e appuntite. E dopo un lunghissimo tempo da questo intrico nasce un fiore che segna la fine della pianta. Mi ha colpito questa storia di vita e di morte, questo atto d’amore disinteressato che produce bellezza, vita e morte. E ho voluto raccontarla attraverso le opere e questa mostra. E forse in questo tempo sospeso ha qualcosa da dire più che in ogni altro” mi dice Caminiti mentre camminiamo distanti attraversando le stanze del suo atelier che ospita le opere.

Custodi del tempo e della storia

Di fronte alle sue agavi diventa lentamente chiaro che la ricerca avviene nella certezza della fine, nel rapporto nella “vita postuma dell’agave fatta di memoria, di orgoglio, di umiltà. Custodisce e trattiene sui pendii il Tempo e la Storia. Opere degli opposti le sue, in cui l’artista interviene discreto ma essenziale, potente ma silenzioso. Dei suoi assemblaggi colpisce anche la forza lirica, la leggerezza nonostante la grande presenza scenica. Opere, dotate di potere seduttivo grazie ad una forza autentica in cui l’artista opera con mano decisa e occhio indagatore dentro la metafora della commedia umana a cui lui aggiunge un tocco di poeticità perché “le foglie dell’agave fissate alla parete continuano a cercare la loro forma. La traccia e lo spessore di un essere collettivo, doloroso e fragile, coraggioso e resistente – di quella natura segnata dalla storia e dal tempo che noi siamo o dovremmo essere.”

Ritratti e autoritratti

Ed è così che le sue opere contengono la risoluzione inattesa di qualcosa di familiare dentro un’unica visione seppur fatta di “pezzi”. Caminiti lavora nella zona di confine tra la vita e la morte, tra la perdita e il ritrovarsi senza sosta, senza fiato. Ogni “agave” è un ritratto, ogni agave compiuta è un autoritratto. Ogni atto per assemblarla un viaggio all’interno di se stesso nella piena volontà di trovarsi e comprendersi perché “ci sono uomini che credono di vivere solo perché non sono morti. – mi dice salutandomi.

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