"È necessario correggere il progetto al di là delle suggestioni che offre, non è assolutamente funzionale alle esigenze di quell’area"
“Comprendo bene le ragioni che portano alla riqualificazione di Piazza De Nava: quella di creare un suggestivo biglietto da visita e un luogo accogliente davanti al presidio culturale più importante della città, il Museo nazionale Archeologico della “Magna Grecia. D’altra parte il progetto era inserito nel programma di interventi che ha portato alla ristrutturazione e ampliamento di palazzo Piacentini, poi inaugurato il 30 aprile 2016. Tuttavia ritengo che vada preservata l’attuale conformazione urbanistica della piazza, soprattutto nella parte che riguarda via Vollaro. Una via che risponde alla logica di consentire a chi percorre corso Vittorio Emanuele, di raggiungere, dalla parte Nord del lungomare la parte della alta della città”. E’ quanto dichiara il Coordinatore provinciale di “Cambiamo!” Saverio Anghelone.
Area commerciale
“Un’area, oltretutto in cui insistono numerosi esercizi commerciali, alcuni di lunga tradizione e di alta affluenza. Non capisco – evidenzia – la necessità, pertanto, di chiudere quel tratto di strada, che non avrebbe alternative, se non con deviazioni più lunghe o che graverebbero ulteriormente sul già trafficato tratto di via del Torrione. È necessario, quindi, correggere quel progetto, che al di là delle suggestioni che offre, non è assolutamente funzionale alle esigenze di quell’area e non aggiunge o toglie nulla alle necessità del Museo Nazionale, già di per sé un polo attrattivo culturale di caratura internazionale, in grado da solo di attrarre visitatori”.
Memoria cancellata
“Lo stravolgimento di quel luogo -conclude Anghelone – danneggerà soltanto il settore commerciale delle vicinanze, e cancellerà per sempre uno spazio che fa parte della storia di Reggio, della sua crescita urbanistica, e del suo stile unico. Condivido i timori dei commercianti di via Vollaro, che una volta chiusa al traffico, oltre alle conseguenze sulla viabilità cittadina, determinerebbe gravi e forse irreversibili danni economici alle attività della zona. Gli esercenti, gli imprenditori pongono un problema serio da non sottovalutare; anzi va preso in considerazione e condiviso, soprattutto da chi deve sostenere la crescita della città, che oltre alla bellezza dei luoghi storici, deve preservare l’economia cittadina”.
Lo storico Amato
In linea anche il commento dello storico prof. Amato: “una cosa è ricostruire una città sulle macerie di un terremoto o di una distruzione per aggressione di un nemico esterno. In questi casi si possono effettuare anche modifiche radicali. E Reggio è stata riedificata diverse volte nella sua plurimillenaria storia dopo eventi sismici o devastazioni per attacchi esterni a cominciare da quello del tiranno Dionisio I di Siracusa nel 386 aC.”
Nessuna necessità
“Tutt’altra cosa è invece – continua – sconvolgere una Piazza storica come quella dedicata dai reggini a Giuseppe De Nava senza una specifica necessità o emergenza. E’ un’operazione assurda, di cui si fa fatica a intendere i motivi. E rappresenta un secondo tentativo di distruggere la Piazza, passando dall’orrenda “escavazione selvaggia” neutralizzata da una corale contestazione della città ad uno spianamento altrettanto sconcertante contro cui si sta levando una nuova espressione collettiva di dissenso.”
“De Nava”
“Si parla di Restyling. Ma è una finzione. Infatti non si tratta di restauro ma di vero e proprio stravolgimento della Piazza ideata e realizzata nella fase epica della riedificazione della città dopo il terremoto catastrofico del 28 dicembre 1908 che distrusse il 95% degli edifici esistenti a Reggio e Messina e nelle rispettive aree limitrofe delle due sponde dello Stretto. Una Piazza dedicata peraltro a Giuseppe De Nava, il più autorevole leader politico a livello nazionale che Reggio abbia espresso dal 1861 ad oggi. De Nava svolse altresì un ruolo preminente nella splendida ricostruzione, supportando nei suoi numerosi incarichi di governo l’azione condotta dall’on. Giuseppe Valentino (prima da Assessore e poi da Sindaco) e dall’ing. Pietro De Nava, Responsabile del Piano Regolatore.”
Pregio del monumento
“Una Piazza su cui venne eretto il pregevole monumento scolpito dall’artista polistenese Francesco Jerace e che venne completata su un lato dall’imponente splendido edificio piacentiniano del Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia e sull’altro dall’edificio dell’Ente Edilizio progettato dall’architetto Camillo Autore. Una piazza armoniosa e legata ad una specifica memoria storica, creata sulle macerie del Rione Santa Lucia raso al suolo dal sisma. Una Piazza la cui configurazione è proporzionata con il nuovo accesso al Corso Garibaldi, prolungato verso Nord sulle macerie del Rione.”
La scelta
“Piazza De Nava rappresenta pertanto un orgoglio per il popolo reggino, che non è disposto ad accettare la sua demolizione rimpiazzata da uno spianamento. Il Segretariato Regionale dei Beni Culturali – titolare del Progetto contestato – deve quindi scegliere tra un suo radicale ridimensionamento e un azzeramento. I segnali sinora espressi sono quelli di un arroccamento sugli spalti di Fort Alamo in una posizione di difesa del progetto, accampando inattendibili motivazioni o meglio giustificazioni.”
Volontà inutile
“Che senso ha dire che questo disfacimento sia originato dalla volontà di avvicinare il Museo alla Città? Mai sentita una motivazione così avventata, come se davanti all’ingresso dell’edificio di Piacentini ci fosse un muro che ne impedisce l’accesso.”
E ancora…
“Che senso ha parlare di modernizzazione mentre si cancella la memoria storica della magnifica ricostruzione? Piazza Navona a Roma, Piazza della Signoria a Firenze, Piazza Plebiscito a Napoli, Piazza S. Marco a Venezia – e tante altre – sono testimonianze dell’epoca in cui sono state pensate e realizzate. Qualcuno ha mai pensato di stravolgerle per una presunta “modernizzazione”? Perché deve verificarsi solo per la Piazza De Nava di Reggio?”
Infine…
“E che senso ha azzardare la forzatura di uno scontro di vago segno politico tra conservatori tradizionalisti e innovatori illuminati? Io spero vivamente che non prevalga questo estremo tentativo di alterare un dibattito che è super partes. Se prevalesse tale opzione sarebbe un grave oltraggio alla Città e alla sua storia plurimillenaria.”