Una risorsa incredibile per le città che si svuotano e che vedono perdere tessuto sociale, economico e di sviluppo oltre ad un'impoverimento demografico
Puntare ai giovani che rientrano nel luogo di origine in seguito alla pandemia e che lavorano in smart working (lavoro agile) con le aziende che si trovano in altre nazioni o in altri continenti. Cosa possono offrire a Reggio Calabria, quali nuove opportunità possono nascere dalla crisi degli ultimi mesi? Quale apporto economico, professionale e anche umano possono integrare questi giovani “di rientro” nelle loro città d’origine. E cosa il comune può fare per loro?
Il tavolo convocato da Perna
Queste le domande cruciali che sono nate a seguito dell’incontro voluto dal vicesindaco Tonino Perna insieme all’assessore alle politiche giovanili ed Europe Direct Giuggi Palmenta e al consigliere comunale Antonino Malara. Incontro tenuto presso la sala dei lampadari di palazzo San Giorgio sabato 7 dicembre e che ha sottolineato la volontà dell’amministrazione di iniziare un percorso di dialogo e di “recupero” di queste tante forze, talenti e professionalità.
L’esperienza di De Leo
La testimonianza dell’ingegnere Francesco De Leo, anch’egli seduto al tavolo, è stata fondamentale per capire le dinamiche e le prospettive future di un rientro così importante. De Leo è tornato lo scorso giugno nella città metropolitana e da quel momento lavora “da casa” per gestire il sistema informatico di un’importante Università americana. Ha testimoniato una qualità della vita migliore, un rapporto più intenso con le persone, un’energia scaturita anche “dalla bellezza del ritorno a casa e dalla voglia di lavorare per il proprio territorio”. Lo stesso, ha dichiarato, metterà gratuitamente a disposizione del comune le sue competenze nel campo della comunicazione.
Un percorso virtuoso
Accanto alle questioni emotive, anche di ordine umano e sentimentale che accompagnano questi rientri è sicuramente fondamentale sottolineare, appunto, l’apporto di tipo professionale. Ma anche economico che questi giovani possono restituire alle loro città. Il fine prezioso è quello di intercettare queste forze per iniziare con loro un percorso virtuoso di collaborazione. Uno scambio utile a migliorare e potenziare il sistema di competenze e professionalità.
I dati dell’indagine SVIMEZ
Secondo un’indagine sul South Working , realizzata da Datamining per conto della SVIMEZ su 150 grandi imprese con oltre 250 addetti che operano nelle diverse aree del centro nord nei settori manifatturiero o dei servizi, sono 45mila gli addetti che dall’inizio della pandemia lavorano in smart working dal Sud per le grandi imprese settentrionali. Una risorsa incredibile per le città che si svuotano e che vedono perdere tessuto sociale, economico e di sviluppo oltre ad un’impoverimento demografico. Alla quale si aggiunge una relativa diminuzione delle nascite con tutte le conseguenze che ne derivano.
I punti critici
Naturalmente, accanto a questa grande opportunità, vanno analizzate anche alcune criticità del territorio. Ad esempio il problema di una connessione non sempre all’altezza dello smart working. Potenziare le linee veloci, investire in questo senso è uno dei primissimi passi per facilitare questo tipo di lavoro. Insomma, costruire una città all’altezza anche del continuo cambiamento, una città che risponda ad ogni nuova esigenza di evoluzione e sviluppo.
Nel corso dell’incontro è stato anche illustrato il sondaggio in corso proprio su questi argomenti. Il sondaggio è inserito all’interno del portale IO PARTECIPO del comune di Reggio Calabria.