Reggio, Confesercenti strepita contro un decreto che discrimina i ristoratori

Reggio, Confesercenti strepita contro un decreto che discrimina i ristoratori

Redazione

Reggio, Confesercenti strepita contro un decreto che discrimina i ristoratori

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venerdì 23 Aprile 2021 - 19:34

"Il Governo continua a trattarci come un covo di untori da punire in quanto fonte di contagi". Non pervenuti piscine, palestre, discoteche, settore wedding

Sicuramente sono ore convulse, in cui molta parte dell’Italia discute di “zone gialle”, “zone rosse” e via andare. Ma dietro queste formulette si cela la sorte di migliaia d’imprese, di decine di migliaia d’addetti al settore.
«Dal 26 aprile il nuovo decreto varato dall’esecutivo, purtroppo per adesso non per noi dato che, sembra, rimarremo zona arancione, allenterà la morsa delle limitazioni alle quali sino ad oggi abbiamo dovuto sottostare. In zona gialla, rispettando le norme di distanziamento e protezione, si tornerà a scuola in presenza, si potrà andare al cinema, al teatro, si potrà praticare sport di contatto come calcetto e basket. Insomma, curva epidemiologica permettendo, sembrerebbe l’inizio di un ritorno alla normalità che aspettavamo da tempo. Peccato che – scrive il presidente provinciale di Confesercenti Claudio Aloisio – alcune regole contenute nel decreto continuino ad essere incomprensibili e vessatorie solo per certe categorie che si troveranno escluse, senza alcun apparente motivo logico, da questa “ripartenza”. Mi riferisco al settore della ristorazione che, secondo le linee guida contenute nel decreto, potrà riaprire con il servizio al tavolo soltanto all’aperto».

Una sostanziale ingiustizia, ad avviso di Aloisio, che («a prescindere dal tempo», nel senso climatico, che potrebbe non aiutare chi ha la fortuna d’«usufruire di spazi all’aperto») si chiede «per quale oscuro motivo i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, siano stati esclusi dalla possibilità di operare al chiuso nel rigoroso rispetto delle regole avendo posto in essere, ormai da mesi e con investimenti non indifferenti, tutte le prescrizioni richieste dallo Stato riguardanti sanificazione, distanziamento e quant’altro. Si continua a trattare una categoria che avrebbe potuto diventare un formidabile alleato nella lotta alla pandemia, supportando le forze dell’ordine nel contrasto a comportamenti inadeguati e pericolosi per la salute pubblica, come una sorta di covo di “untori” da punire in quanto fonte di contagi. Tutto ciò quando studi e numeri escludono che i pubblici esercizi possano essere direttamente o indirettamente responsabili di un qualsivoglia aumento dei picchi epidemici», denuncia il massimo rappresentante provinciale di Confesercenti, in quanto «gli imprenditori, già in ginocchio dopo mesi di inattività forzata, continuano ad essere un facile capro espiatorio sul quale scaricare, oltre ai costi economici della crisi, anche le inadeguatezze di uno Stato che, non riuscendo a far rispettare le norme che lui stesso emana, ricorre alla scorciatoia delle chiusure e delle limitazioni. In questo caso, però, si è giunti al paradosso di aprire la gran parte delle normali attività escludendone solo alcune (penso anche alle palestre e le piscine che dovranno ancora aspettare o alle discoteche e il settore wedding neppure menzionati) senza fornire una motivazione che giustifichi queste scelte».

Claudio Aloisio, presidente Confesercenti Reggio Calabria

Com’è normale, Aloisio rimanda a questo punto alla proposta del livello nazionale dell’associazione che rappresenta i commercianti, «contenuta nella petizione consegnata al Governo, firmata da quasi trentamila imprese, che prevede di consentire dalle 18 in poi solo il servizio ai tavoli così da evitare qualsiasi pericolo di assembramento. In alternativa si sarebbero potuti aprire i locali al chiuso permettendone l’ingresso su prenotazione solo ai vaccinati e a coloro in possesso di un certificato di guarigione o di test molecolare negativo. Dobbiamo invece constatare –prosegue il presidente della Confesercenti reggina Claudio Aloisio – come chi ci governa continui a dimostrarsi distante dai problemi reali che le imprese stanno affrontando ed è per questo che, come Fiepet – Confesercenti Reggio Calabria, esprimiamo la nostra netta contrarietà all’attuale decreto che discrimina per l’ennesima volta alcune categorie con misure la cui efficacia nel contenimento della pandemia è tutta da provare mentre sono certi e sotto gli occhi di tutti i danni devastanti che stanno procurando al tessuto imprenditoriale del Paese».

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