Reggio. Ddl Sicurezza, Irto (Pd): "Attacco molto pericoloso alla libertà di dissenso"

Reggio. Ddl Sicurezza, Irto (Pd): “Attacco molto pericoloso alla libertà di dissenso”

Redazione

Reggio. Ddl Sicurezza, Irto (Pd): “Attacco molto pericoloso alla libertà di dissenso”

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sabato 05 Ottobre 2024 - 15:33

"L’articolato va a criminalizzare le proteste pacifiche, specie di chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche"

REGGIO CALABRIA – «Il decreto Carceri è una scatola vuota e il ddl Sicurezza un attacco molto pericoloso alla libertà di dissenso e protesta». L’ha detto il senatore Nicola Irto nel suo intervento, in rappresentanza del Partito democratico nazionale, al congresso straordinario dell’Unione delle Camere penali italiane. Il parlamentare – che ha espresso la vicinanza e il sostegno del Pd alle Camere penali calabresi in stato di agitazione – ha ricordato che «in Italia ci sono 61.547 detenuti in 189 istituti, con 51mila posti teorici ma soltanto 47mila effettivi e peraltro con un sovraffollamento superiore al 130 per cento». «Rispetto a questo grave problema, la maggioranza di governo – ha aggiunto il senatore dem – ha votato contro una recente proposta di legge sullo svuotamento delle carceri. Nei mesi scorsi, come Partito democratico, avevamo verificato le preoccupanti condizioni dei detenuti con l’iniziativa “Bisogna aver visto”, ispirata alla lezione di diritto e umanità di Pietro Calamandrei. Al riguardo il governo e la sua maggioranza sono molto indietro e cercano effetti speciali ma non la sostanza». A proposito del ddl Sicurezza, poi, Irto ha accusato: «L’articolato va a criminalizzare le proteste pacifiche, specie di chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche. Il testo prevede addirittura pene sino a 20 anni per chi protesta nei Centri di permanenza per il rimpatrio oppure nelle carceri. Oltre a contrastare con gli articoli 3, 13 e 27 della Costituzione, questo disegno di legge determinerebbe un’imperdonabile marginalizzazione di mendicanti, senzatetto, rom, detenuti e attivisti dei diritti. Le riforme – ha concluso – devono servire al singolo e alle comunità, non a limitarne o a comprimerne i diritti». 

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