'Ndrangheta: sulla strage di Duisburg (ferragosto 2007) il cerchio si è chiuso

‘Ndrangheta: sulla strage di Duisburg (ferragosto 2007) il cerchio si è chiuso

‘Ndrangheta: sulla strage di Duisburg (ferragosto 2007) il cerchio si è chiuso

venerdì 14 Agosto 2009 - 17:17

Ricorre il secondo 'anniversario' della strade di Duisburg: riviviamo insieme quella tragica notte e le indagini successive che hanno portato, oggi, in carcere tutti i colpevoli

E’ il 15 agosto 2007 quando Marco Marmo, Francesco Pergola, Tommaso Venturi, Marco Pergola, Francesco Giorni e Sebastiano Strangio, appena usciti dal ristorante italiano -Da Bruno” a Duisburg, in Germania, sono travolti da una raffica di proiettili che li falcia uno per uno. Un eccidio brutale che sconvolge l’Europa e costringe Berlino a fare i conti con la sempre più ingombrante presenza della ‘ndrangheta sul suo territorio.

La strage di Ferragosto è un eccidio maturato nell’ambito della faida di San Luca tra la cosca dei Nirta-Strangio e il contrapposto schieramento dei Pelle-Vottari-Romeo al quale appartenevano le vittime.

I sei morti di Duisburg sono infatti la risposta all’omicidio di Maria Strangio, uccisa il giorno di Natale del 2006 in un agguato indirizzato in realtà al marito della donna, Giovanni Luca Nirta, e a Francesco Colorisi, rimasto ferito in quell’occasione insieme al minorenne Domenico Nirta.

Secondo gli investigatori, pur di vendicarsi Strangio sacrifica il tacito accordo di non alzare troppa polvere nei fatti interni alle cosche, rompendo quella che fino ad allora è stata una tradizione: Pelle-Vottari-Romeo da una parte e Nirta-Strangio dall’altra lasciano morti ammazzati con una certa discrezione.

Dalla strage di ferragosto ricorrono domani due anni. Un secondo anniversario importante, che celebra anche un grande risultato della polizia italiana, che in meno di 24 mesi è riuscita ad assicurare alla giustizia tutti i componenti del gruppo di fuoco. L’ultima cattura messa a segno è quella di Giovanni Strangio, lo spietato killer della cosca Nirta-Strangio considerato l’esecutore materiale della strage. Occhiali da sole e cappello sempre in testa, Strangio, inserito nell’elenco dei 30 latitanti più pericolosi del mondo, si nascondeva in Olanda, a Diemen, un piccolo centro vicino ad Amsterdam, dove conduceva una vita “irreprensibile” per sfuggire alla pressione crescente degli investigatori.

Con il 31enne di Africo il 12 marzo viene arrestato il cognato, Francesco Romeo, 41 anni, latitante da oltre 10 anni, e ricercato per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Prima di loro a finire nella rete della polizia è il superlatitante Giuseppe Nirta, 35 anni, anche lui nell’elenco del ministero dell’Interno sui 100 latitanti più pericolosi, anche lui cognato di Strangio.

Ancora prima di Nirta, grazie alla controffensiva fatta scattare da parte delle forze dell’ordine italiane, sono molti gli arresti eccellenti legati alla faida di San Luca. In manette finiscono 4 presunti appartenenti alla cosca Nirta-Strangio: Antonio Rechichi e Luca Liotino, catturati in Germania, e Domenico Nirta e Domenico Pizzata catturati in Italia.

Poi, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, le porte del carcere si aprono per Paolo Nirta, cognato di Maria Strangio, uccisa il giorno di Natale 2006, catturato il 7 agosto 2008, e Gianfranco Antonioli, ritenuto l’armiere di San Luca.

Il 18 settembre è la volta del superlatitante Francesco Pelle, 32 anni, detto ‘Ciccio Pakistan’, arrestato in una clinica di Pavia specializzata nel campo della riabilitazione. Pelle perse l’uso delle gambe in un agguato il 31 luglio 2006. Un tentato omicidio di cui si vendicò, secondo gli inquirenti, proprio ordinando la strage di Natale e innescando così il fatale meccanismo che avrebbe portato alla strage di Duisburg.

A finire in manette, il 16 ottobre scorso, il latitante Antonio Pelle, 46 anni, capo della cosca Pelle-Vottari, arrestato dagli uomini della squadra mobile della questura di Reggio Calabria e del Servizio centrale operativo in un bunker nelle campagne della locride. Le forze dell’ordine lo cercavano dall’agosto 2007, quando sfuggì alla cattura nell’operazione ‘Fehida’, predisposta dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria all’indomani della sanguinosa strage di ferragosto.

E’ la notte tra il 14 e il 15 agosto del 2007, quando a Duisburg, cittadina della Germania occidentale già meta di tanti emigranti italiani, si consuma la strage. Tommaso Venturi, 18 anni, Francesco e Marco Pergola 22 e 20 anni, Francesco Giorgi, 17 anni, Marco Marmo, 25 anni, e Sebastiano Strangio, 39 anni, vengono uccisi a colpi di mitraglietta davanti al ristorante-pizzeria ‘Da Bruno’ di proprietà della famiglia Strangio. Una famiglia importante a San Luca, il paese della Locride divenuto celebre più che per aver dato i natali a Corrado Alvaro, per una faida che ha fatto 15 morti in 17 anni, 11 dal Natale scorso a oggi.

Quando vengono raggiunti dai killer, i sei calabresi sono appena usciti dal locale. Lì hanno cenato per festeggiare il 18esimo compleanno di Tommaso Venturi e, ipotizzeranno poi gli inquirenti, il suo ingresso nel clan. Quella sera ‘Da Bruno’, prima del massacro, si è celebrato un ‘rito di iniziazione’, la cerimonia della ‘copiata’, conclusa, come da tradizione, con il giuramento proferito dal nuovo accolito mentre si lascia bruciare tra le mani un’immaginetta sacra, il santino di San Gabriele, patrono della polizia, che verrà ritrovato proprio addosso a Venturi.

Sono da poco passate le due quando i sicari nascosti nel buio entrano in azione. Le vittime sono appena salite su due auto: una Golf e un furgoncino Opel. Contro di loro vengono esplosi oltre settanta colpi. Poi a ognuno, quasi a voler firmare l’omicidio, viene sparato un colpo in testa. All’arrivo dei soccorsi per cinque di loro non c’e’ più niente da fare. Il sesto muore in ambulanza durante il trasporto in ospedale.

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