Ponte: l'on. Zavettieri appoggia il 'Comitato Ponte Subito' e spiega le ragioni del Sì

Ponte: l’on. Zavettieri appoggia il ‘Comitato Ponte Subito’ e spiega le ragioni del Sì

Ponte: l’on. Zavettieri appoggia il ‘Comitato Ponte Subito’ e spiega le ragioni del Sì

mercoledì 16 Dicembre 2009 - 16:43

Il segretario nazionale dei 'Socialisti Uniti' parla del Ponte sullo Stretto come un «volano dello sviluppo»

E’ reggino (nativo di Bova Superiore), meridionalista convinto e leader nazionale dei ‘Socialisti Uniti’: l’onorevole Saverio Zavettieri, ha diffuso una nota con la quale ha espresso la propria adesione al ‘Comitato Ponte Subito’ spiegando che «Le infinite vicende che caratterizzano la costruzione del “Ponte sullo Stretto” stanno acquisendo sempre più la caratteristica mitologica propria del luogo di Scilla e Cariddi. Ultima, solo in ordine di tempo, la notizia della cessione delle quote di proprietà della Regione Calabria della società “Stretto di Messina” concessionaria del Governo per la progettazione, realizzazione e la gestione della grande opera. Diciamo fin da subito, che non appare certo appropriato che a pochi mesi dalla conclusione della consigliatura regionale si assuma una scelta così importante e strategica che spetterebbe se mai, al nuovo consiglio ed alla nuova giunta. La ratio? Forse ancor meno nobile di quanto possiamo immaginare».

Zavettieri ammette che sono «molte le osservazioni e le titubanze che possono sorgere innanzi alla costruzione di un’opera imponente e dispendiosa quale il “Ponte sullo Stretto”» ma sottolinea che «altrettante ed ancor più forti e convincenti sono le ragioni per le quali non bisogna fermarsi nell’attesa improbabile che arrivi un Godot e regali migliori condizioni economiche e strutturali che rendano fattibile una grande infrastruttura che in molti altri paesi del mondo sarebbe realtà».

Quando il politico reggino spiega le motivazioni del -Sì- al Ponte, si appassiona e sogna un futuro che vede il sud Italia come grande protagonista nel futuro dell’Europa e del Mediterraneo: «Un’opera così significativa va inquadrata e valutata necessariamente in una dimensione più ampia e non già come semplice collegamento tra la Sicilia ed il continente, ma come una grande opera comunitaria di valore strategico per il completamento dell’asse di sviluppo Nord-Sud dell’Unione europea, Berlino – Palermo, ed Est – Ovest con l’itinerario mediterraneo ed adriatico. E’ poi regola base e condivisa quella che vuole che per creare sviluppo – specie dopo una grande depressione economica come quella che stiamo attraversando – servono beni comuni che permettano di generare crescita, quali appunto quelli infrastrutturali. In questo campo assistiamo ad un’Europa che corre ad una velocità a più del doppio rispetto alla nostra. Questo, specie in paesi come la Spagna, già in ritardo infrastrutturale di un trentennio rispetto a noi, che grazie ad un programma di grandi infrastrutture non solo ha colmato un arco temporale brevissimo il gap, ma ci ha persino superati. In questo quadro così difficile, ancor peggiore è la situazione in cui versa il Mezzogiorno e la Calabria, con un divario abissale rispetto all’area Centro – Nord. Il Ponte sullo Stretto rappresenta quindi un formidabile volano di sviluppo capace di rompere la stasi esistente, divenendo al contempo traino per la realizzazione di una rete infrastrutturale più ampia che veda non solo il rafforzamento ed il celere completamento del sistema autostradale (Autostrada A3, Statale 106, autostrade in Sicilia…) ma la necessaria costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità bloccata a Salerno oltre al rafforzamento ed alla rivalutazione del sistema portuale ed aeroportuale altrimenti destinato alla marginalità.

Il Ponte rappresenta anche l’anello di congiunzione e di elaborazione di politiche euro– mediterranee profondamente rinnovate, volte a rafforzare la cooperazione e lo sviluppo dei paesi che insistono su tale area e che vedrebbero come diretto beneficiario l’Italia ed il Mezzogiorno, assurto finalmente alla funzione vitale di piattaforma logistica naturale dell’Europa, con tutti gli effetti positivi derivanti».

«Può sembrare paradossale quanto una sola opera, per quanto imponente, possa fare – conclude Zavettierima la politica del fare è la miglior cura per la crescita ed il progresso. E per chi vuole guardare al futuro».

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