Reggio: l'attentato alla Procura Generale è firmato dalla 'ndrangheta, ma la città prova a ribellarsi

Reggio: l’attentato alla Procura Generale è firmato dalla ‘ndrangheta, ma la città prova a ribellarsi

Reggio: l’attentato alla Procura Generale è firmato dalla ‘ndrangheta, ma la città prova a ribellarsi

domenica 03 Gennaio 2010 - 17:13

In centinaia scendono in piazza per esprimere solidarietà a chi lavora per combattere il più grave cancro della città

Le modalità non lasciano dubbi, la tempistica neppure. Il gravissimo attentato alla Procura Generale di Reggio Calabria è un inequivocabile segnale della ‘ndrangheta: una minaccia, l’ennesima, della criminalità organizzata che evidentemente trema rispetto alle indagini della Procura stessa. Si tratta di indagini velenose, delicate: procedimenti di appelli rispetto ai processi in primo grado, decisioni in merito alle misure patrimoniali e l’esecuzione delle pene. Tutto lì, dentro il portone degli uffici della Procura Generale di Reggio Calabria. Lì dentro dove, sotto la guida di Salvatore Di Landro, pool di inquirenti lavorano quotidianamente in un territorio difficile, contro quella criminalità organizzata che in Calabria si chiama ‘ndrangheta, e il solo nome fa paura in tutto il mondo.

Ma la coperta criminale è corta, sempre più corta: anche la Calabria, provando a seguire un percorso già avviato da anni in Sicilia, vuole provare a ribellarsi. E questo sentimento parte, com’è ovvio che sia, dalla città più grande, importante e rappresentativa della Regione: da Reggio Calabria. Così come in Sicilia tutto partì da Palermo.

La strada è ancora lunga, difficile. In Sicilia quando viene arrestato un mafioso, la gente scende in strada e festeggia. Lo sbeffeggia. Lo emargina dalla società civile.

In Calabria, invece, quando viene arrestato uno ‘ndranghetista le strade sono ancora vuote, tristi, buie. Addirittura in qualche occasione, come avvenuto di recente in alcuni paesini dell’entroterra reggino, c’è chi dimostra solidarietà nei confronti dell’arrestato e critica le forze dell’ordine.

Reggio oggi vuole svegliarsi: centinaia di giovani appartenenti a varie associazioni territoriali di differente estrazione politica e sociale, e numerosi liberi cittadini, stanno manifestando a piazza Castello, davanti la Chiesa degli Ottimati, tutto il loro sdegno per il vile gesto della scorsa notte, testimoniando vicinanza e solidarietà nei confronti di quei giudici e quei magistrati che lavorano per il bene della città.

L’Associazione ‘Libera’, che raccoglie nella lotta alla mafia numerosi movimenti sociali e politici soprattutto tra i giovani Reggini, ha organizzato un altro sit-in per domani pomeriggio sempre a piazza Castello, tra la Chiesa degli Ottimati e la Procura Generale. Un sit-in -silenzioso-, indetto -per esprimere un segno di sentita vicinanza all’istituzione intimidita, e per ribadire la nostra ferma volontà di isolare la criminalità mafiosa ed ogni forma di violenza. Siamo certi che il lavoro della Procura, dei magistrati e di tutti gli operatori delle istituzioni, assieme all’impegno responsabile dei cittadini e delle diverse realtà sociali, riuscirà a sconfiggere la mafia-.

Perchè Reggio vuole reagire. Non ci sta più ad essere sottomessa da queste forze oscure considerate il più grave cancro dell’intera Regione. Reggio negli ultimi anni sta rinascendo e si sta amando sempre di più: oggi vuole difendersi da chi prova a distruggere quanto di buono viene fatto per rilanciare una città che avrà tanti difetti, molti problemi ma un grande orgoglio e una dignità mai perduta.

Quell’orgoglio e quella dignità stasera sono tutte lì: in piazza, davanti la Chiesa degli Ottimati che sorge proprio accanto la Procura Generale della Repubblica.

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