Quasi contemporaneamente all'attentato di via Cimino, nella zona nord della città un'altra esplosione devastava la pescheria di un parente di un collaboratore di giustizia. Nell'autunno 2004 il tritolo aveva preso di mira il Sindaco Scopelliti
Tutto è accaduto nel buio della notte. Una fredda e ventosa notte d’inverno, tra sabato e domenica, intorno alle 04:50. Due giovani a bordo di una moto e col volto meticolosamente coperto da caschi integrali hanno lasciato una pericolosissima bomba innescata nel portone della Procura Generale, in via Cimino, a un passo da piazza Castello. L’esplosione sarebbe stata devastante se non si fossero inceppati alcuni meccanismi dell’ordigno rudimentale, composto da una bombola del gas di 20 chilogrammi. Per fortuna, i danni sono stati limitati al portone della Procura.
Pochi minuti dopo, nella periferia nord della città un’altra esplosione ha devastato una nota pescheria, -Da Mimmo-, gestita da un parente di un collaboratore di giustizia.
Le indagini saranno subito trasferite a Catanzaro per competenza territoriale.
Tornano subito in mente i brutti momenti di quell’ottobre 2004, quando un ordigno con 600 grammi di tritolo destinato al sindaco Scopelliti venne intercettato in tempo utile per evitare il peggio. Sembra passato tantissimo tempo: in fondo sono poco più di cinque anni, ma da quel giorno il Sindaco è costretto a vivere quotidianamente sotto scorta.
Non ha voluto arrendersi, non s’è fermato e ha continuato a lavorare per la città così come certamente continuerà a fare anche la Procura, ultima speranza di giustizia e legalità di un territorio che in passato è stato troppo spesso abbandonato dallo Stato e che oggi vuole essere tutelato.