In centinaia, ieri sera hanno partecipato al primo sit-in spontaneo di fronte gli uffici della Procura Generale. Nel pomeriggio di oggi è attesa una mobilitazione ancor più partecipata
Lunga e cordiale telefonata stamattina tra il procuratore generale di Reggio Calabria Salvatore Di Landro e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nel corso del colloquio, il ministro ha espresso al procuratore generale sostegno e fattiva partecipazione assicurando tutto l’aiuto necessario non solamente per ciò che è indispensabile al buon funzionamento dell’ufficio ma anche a dare tutti i segnali utili a mostrare la forza e la capacità dello stato di reagire immediatamente e duramente. l ministro della Giustizia ha inoltre invitato il procuratore generale e tutti gli uomini del suo ufficio, ad andare avanti contando nel costante appoggio del governo.
Intanto Reggio si mobilita. Tutto è iniziato con un sms. Un sms che ha fatto il giro della città nel corso della giornata di ieri. Centinaia di reggini indignati si sono ritrovati per una silenziosa manifestazione di solidarietà davanti la Procura Generale. Un cartello (nella foto) recitava: -Basta silenzio. Riscossa. Solidarietà alla magistratura-. Poche parole ma sicuramente rivoluzionarie.
Accanto a centinaia di persone c’erano anche esponenti istituzionali come il Presidente della commissione regionale antimafia Nino De Gaetano, il consigliere provinciale del Prc Omar Minniti e l’assessore comunale Antonio Caridi.
E oggi si replica con il sit-in organizzato da ‘Libera’, che ha invitato le le forze sane della città a essere presenti: -sosteremo in via degli Ottimati, davanti agli uffici della Procura, per esprimere un segno di sentita vicinanza all’istituzione intimidita, e per ribadire la nostra ferma volontà di isolare la criminalità mafiosa ed ogni forma di violenza. Siamo certi che il lavoro della Procura, dei magistrati e di tutti gli operatori delle istituzioni, assieme all’impegno responsabile dei cittadini e delle diverse realtà sociali, riuscirà a sconfiggere la mafia- ha spiegato Domenico Nasone, del coordinamento reggino di ‘Libera’.
La ‘ndrangheta con le spalle al muro prova a reagire e minaccia lo Stato con bombe e tritolo.
Ma in città inizia la rivolta e sembrano essersi finalmente risvegliate le coscienze.