Nel reparto di Pneumologia del GOM, un paziente addirittura ha ferito con un coltello un operatore sociosanitario
REGGIO CALABRIA – E’ emergenza sicurezza nei nosocomi del Reggino. Negli ultimi giorni tre sono stati gli episodi di aggressione ai danni del personale medico che si sono registrati, due nei pronto soccorso del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, uno in quello di Gioia Tauro ed uno nel reparto di Pneumologia, sabato scorso. Nei primi due casi, i pazienti hanno aggredito seppur verbalmente gli operatori sanitari, perché avevano cercato di saltare la fila. In entrambi i casi per riportare la calma sono intervenute le forze dell’ordine. Nel terzo caso, nel reparto di Pneumologia del GOM, un paziente addirittura ha ferito con un coltello un operatore sociosanitario.
Episodi condannati dall’ Ordine dei medici della provincia di Reggio Calabria, specie gli ultimi due fatti registratisi in appena 24 ore nei confronti di una dottoressa del Pronto Soccorso e di un operatore sanitario in servizio al reparto di Pneumologia del Gom.
“Sabato sera ero di servizio al Pronto soccorso per il turno di notte – a parlare è la dottoressa Stefania Mantuano vittima dell’aggressione – quando sono stata aggredita verbalmente da una parente di un paziente che aveva subito un incidente stradale, adagiato sulla barella ed in attesa del triage, chiedendo in maniera forsennata di prestargli cure immediate. Il paziente non era ancora stato registrato ma dopo aver fatto tutti gli esami di routine, ho semplicemente invitato il parente ad accomodarsi fuori dalla sala in attesa di una tac di approfondimento. Ma, per tutta risposta – prosegue la dottoressa Mantuano – sono stata aggredita e seriamente minacciata di morte, nonostante le avessi detto con tutta calma che erano necessari i tempi tecnici per svolgere l’esame e che si sarebbe fatto tutto il possibile, come sempre si fa in queste circostanze. La parente del paziente ha continuato ad insultarmi, ricoprirmi degli epiteti più volgari e subito dopo, senza autorizzazione, ha preso la barella dove era adagiato il suo parente e l’ha condotta al primo piano per l’esame, senza farsi accompagnare da un medico o da un Operatore sanitario e facendo il diavolo a quattro anche nei confronti degli operatori del primo piano ma questa volta assieme ad altri parenti. Nel frattempo, ho chiamato i carabinieri che mi hanno fatto da scudo contro l’ira dei parenti che avrebbero voluto aggredirmi fino a quando il paziente ha deciso di andar via senza nemmeno firmare le dimissioni, salvo poi ritornare dopo un’ora, scusandosi e chiedendo di essere curato e, soprattutto, di non essere denunciato. I carabinieri hanno verbalizzato le mie dichiarazioni e quelle dei soggetti coinvolti”.