"Una misura che non ha niente di sanitario, ma con la quale i datori s'illudono di creare isole Covid-free e intanto fanno saltare le misure di prevenzione"
REGGIO CALABRIA – Green pass, ieri all’Hitachi tutto sommato è andata bene, malgrado le 80 unità sprovviste di “certificazione verde”.
Ma in queste ore i delegati sindacali dell’Usb degli stabilimenti di Reggio Calabria e Napoli contestano con ruvidezza la “pratica”. E ricordano di non aver formulato eccezioni solo adesso…
“Usb ha da sempre contestato l’utilizzo del Green pass nei posti di lavoro, ritenendola una misura che nulla ha di sanitario – si legge nella nota congiunta -. Nei luoghi di lavoro le aziende si stanno “ingegnando” per introdurre nuove forme di controllo legate al green pass, distorcendo le tutele sulla privacy e minacciando addirittura “ipotesi di richieste di risarcimento del danno” nei confronti dei lavoratori che dichiarano di esserne sprovvisti.
Nel frattempo, in un quadro in cui i protocolli di Cgil Cisl e Uil si dimostravano già deboli, stanno saltando anche le più banali regole di sicurezza su distanziamento e Dpi a fronte dell’insinuazione dell’idea che i posti di lavoro, grazie al green pass, siano diventati delle isole Covid-free. Ma sappiamo invece che così non è.
Ed è per questo motivo che la nostra organizzazione continua a rivendicare:
1- Che l’utilizzo del Green pass venga escluso dai luoghi di lavoro.
2- L’introduzione di nuove misure a partire dallo screening a carico del datore di lavoro: la misura dello screening attraverso tampone rapido antigenico deve riguardare i lavoratori non vaccinati e rientrare tra le misure da attuare obbligatoriamente per tutti i lavoratori in caso di focolai (legge 81/2008). In aggiunta ai protocolli esistenti il tampone antigenico va indicato anche per i lavoratori vaccinati in caso di sintomatologia lieve afferente al Covid-19. Tali operazioni – si osserva – devono essere gestite esclusivamente dal medico competente, nella riservatezza del dato sanitario. Lo screening dev’essere a carico dell’azienda. In questo senso si dovrebbero prevedere potenziamenti dei laboratori pubblici diagnostici al fine di reggere l’incremento della domanda in convenzione con le aziende. Le Asl e altri enti pubblici preposti devono ricevere i protocolli e valutare l’adeguatezza dei metodi adottati ed eventualmente intervenire sia a livello consultivo che a livello di vigilanza.
3- I Dpi devono essere assegnati individualmente e vanno adottate nuove procedure di lavaggio degli indumenti di lavoro anche in aziende sotto i 15 dipendenti.
4- I controlli interni devono essere di natura sanitaria e affidati alla valutazione del medico competente. Qualsiasi altro tipo di controllo deve avvenire nel rispetto delle norme di legge e deve essere sempre esclusivamente fatto da organismi pubblici e a campione, assicurando la casualità del controllo.
Il Governo dovrebbe assumersi le sue responsabilità, ma nella volontà di mantenere la situazione dentro al torbido decisionale più totale, sta scaricando sulle lavoratrici e sui lavoratori il peso di una discussione enorme e divisiva, permettendo alle imprese di servirsi della “calda coperta pandemica” per destrutturare diritti e introdurre misure che poco hanno a che fare con la salute pubblica.
Per questo motivo è necessario mantenere una chiara impostazione nel merito delle misure di sicurezza, su cui è necessario far partire la discussione anche in Hitachi Rail.