Il consigliere comunale, è stato condannato alla pena pecuniaria di 600 euro e al risarcimento dei danni subiti dalla parte offesa
REGGIO CALABRIA – Il consigliere comunale di Reggio Calabria, Massimo Ripepi, è stato condannato per diffamazione aggravata e danno di immagine nei confronti di una dottoressa, Maria Romeo, che frequentava la comunità religiosa di cui è pastore della Chiesa cristiana “Pace” .
E’ quanto ha deciso il giudice monocratico Francesco Me di Reggio Calabria davanti al quale si è celebrato il processo. La vittima, la dottoressa Maria Romeo, si è costituita parte civile attraverso il suo avvocato Giuseppe Arcuri.
“Comunicando con più persone, – è riportato nel capo di imputazione – il consigliere comunale offendeva la reputazione di Maria Romeo. In particolare, nella qualità di pastore della Chiesa cristiana di Catona, nel corso delle omelie pronunciate durante i riti liturgici e divulgate anche tramite pubblicazione sul sito internet www.pacetvrc.it e sul social YouTube, nonché in seno a lettere email, definiva la donna “capo di Satana”, “strumento nelle mani del diavolo”, “killer di anime”, “jazebel”, “donna falsa e pericolosissima” e “donna mandata dal diavolo per assassinare le anime”.
Il consigliere comunale, condannato alla pena pecuniaria di 600 euro e al risarcimento dei danni subiti dalla parte offesa che saranno quantificati dal Tribunale civile, è anche coordinatore regionale di Alternativa Popolare, il movimento che fa capo al sindaco di Terni Stefano Bandecchi, e sarà candidato alle prossime elezioni europee.
FALCOMATA’: “NON NE CHIEDERO’ LE DIMISSIONI”
Il sindaco Giuseppe Falcomatà, in merito alla sentenza, non ne chiederà le dimissioni. “Come ho fatto per quelle che mi riguardano – ha affermato il primo cittadino – non lo faccio nemmeno per le altre. Quello che penso e di cui sono convinto è che noi viviamo in uno stato di diritto nel quale ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio. Quindi, anche in questo caso per me vale questo principio. Sicuramente, a differenza di altri, non chiederò le dimissioni per chi ha avuto una condanna in primo grado”