Dopo una straordinaria carriera da esemplare magistrato, vuol trasferire su altra scala la tensione sociale già dimostrata con iniziative come "Civitas"
REGGIO CALABRIA – Il ben conosciuto sorriso d’ordinanza ma anche un momento di sincera emozione nel ricordare la probità, il talento e la dimensione umana dell’indimenticabile moglie e magistrato Lilia Gaeta.
«Solo una rotellina di un ingranaggio molto più grande…»
L’affabilità di sempre e l’intenzione, e il coraggio, di scrivere “in solitaria” una pagina nuova della sua esistenza dopo 43 anni e mezzo da magistrato integerrimo e dalla prestigiosa carriera: Luciano Gerardis si congeda così, con una sobria conferenza stampa, dalla magistratura per raggiunti limiti d’età.
Il presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria si dice «sereno e anche soddisfatto», sottolineando che «è anche giusto che venga il momento del ricambio: altrimenti le Istituzioni finiscono con l’identificarsi con le persone, e questo non è mai bello», afferma Gerardis sorridendo, con l’understatement di sempre.
Lo ribadisce a più riprese – e sinceramente non è male, considerate alcune ammorbanti degenerazioni nel corpo vivo della magistratura emerse negli ultimi anni e un certo spiccato carrierismo che in alcuni settori è invece lampante da molto molto più tempo -: «Fondamentale è l’umiltà del ruolo, facendo squadra, nella consapevolezza d’essere solo una piccola rotellina di un ingranaggio molto più grande, cui deve contribuire girando nella direzione giusta. E sempre ricordando che ogni magistrato, qualsiasi risultato riesca a raggiungere, in fondo fa semplicemente il proprio dovere».
Il costante spirito del «pretore di Caulonia»
La cosa più bella di questi oltrequarantanni di carriera? Probabilmente, è essere rimasto nello spirito «il pretore di Caulonia», dice ancora scherzosamente, visto che il nomignolo colloquiale con cui lo si indicava tra amici e colleghi era proprio questo, «il pretore di Caulonia», legato ai vecchi tempi degli esordi in ruoli magistratuali che poi l’hanno visto tra l’altro presidente di Sezione al Tribunale reggino, presidente dello stesso Tribunale di Reggio Calabria e, dal 2016 a ora, presidente della Corte d’appello del distretto reggino. Che però il 27 dicembre compirà 70 anni.
E lascerà dunque la magistratura, ma dopo un periodo di servizio così lungo e importante «restando sempre fedele ai miei valori e operando sempre in trasparenza», ci tiene a sottolineare Luciano Gerardis, che ci tiene anche a porgere a mezzo stampa un ringraziamento alla comunità, alla gente, alla società civile e alle realtà associazionistiche in particolare. «Se penso a 14 anni fa, tra magistratura e società civile c’era uno iato profondo: adesso, dopo anni di lavoro a contatto con la gente, la situazione è migliorata, anche se c’è ancora molto da fare».
Nell’immediato, il presidente facente funzioni sarà Bruno Muscolo; poi sarà il Consiglio superiore della magistratura a indicare il successore di Luciano Gerardis ma – inevitabilmente – questo avverrà solo nell’arco dei prossimi mesi e per mano del “nuovo” organo di Palazzo dei Marescialli.
Ora una pagina nuova: la cittadinanza attiva
E a proposito di Valori e d’impegno sociale – dimostrato “sul campo” con iniziative ad alto tasso partecipativo come Civitas -, fa sapere il presidente della Corte d’appello in procinto di lasciare il suo incarico che s’aprirà per lui una pagina nuova.
«Adesso mi sorprende ripensarci – ammette sorridendo – ma prima d’entrare in magistratura io facevo 200 cose, 250!: mi occupavo di cinema, seguivo la musica, avevo tanti hobby… E soprattutto, facevo una cosa che intendo adesso riprendere a fare: il “cittadino attivo”. Vorrei molto riprendere questo ruolo di cittadinanza attiva: a titolo individuale, intendiamoci…, non fraintendetemi. Anche mia moglie, sui social network, negli ultimi anni ha dimostrato cosa significa essere socialmente impegnata, pur stando male, sul terreno dei diritti degli ammalati. Io – così Luciano Gerardis – sento forte l’esigenza di riprendere questo suo impegno sulle tematiche dei diritti, da cittadino: lo prendo come mio impegno personale sulle tematiche che riguardano i diritti, la consapevolezza dei diritti e il loro esercizio. Voglio tornare a farlo: naturalmente, più libero nelle espressioni di quanto il mio ruolo istituzionale, fin qui, m’ha permesso di fare».