Reggio. "Incursioni" d'arte nei luoghi dimenticati e degradati

Reggio. “Incursioni” d’arte nei luoghi dimenticati e degradati

Elisabetta Marcianò

Reggio. “Incursioni” d’arte nei luoghi dimenticati e degradati

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lunedì 06 Settembre 2021 - 16:34

Poesie estemporanee, musica e passi di danza invadono lo spazio tra i rifiuti, in quella dimenticanza che lacera la città.

Da sinistra: Donatella Mannuzza, Marika Gatto e Letizia Veneziano

La bellezza salverà il mondo è uno degli aforismi più conosciuti e più abusati quando si parla di degrado ambientale umano e sociale, ma quale bellezza? E’ quello che ci siamo chiesti stamattina durante l’incontro con un gruppo di artiste: le “ragazze Rahil”. Un terzetto libero, indipendente spinto solo dalla necessità di portare l’attenzione sui luoghi dimenticati della città, soprattutto quelli della periferia. Tre personalità diverse e tre professioniste che si sono incontrate e hanno deciso di “prendersi cura” di luoghi degradati, non importa se spazi aperti o strutture. Ciò che conta è riportare l’attenzione su di essi, naturalmente a modo loro e grazie all’arte.

Il progetto

Il Girasole (dettaglio)

Il progetto si chiama Teatro danza e sociologiche urbane. E’ iniziato ad agosto del 2020. E’ nato da una mia personale esigenza, dare forma nel modo in cui so fare, il teatro danza, a luoghi lasciati al degrado, dimenticati. Fino ad oggi abbiamo “contaminato” diversi luoghi di Reggio: il Parco Lineare Sud, l’ex fiera di Pentimele, una piazzetta sempre a sud e poi il parco Baden Powell. Oggi siamo nei pressi della struttura Il Girasole noto, purtroppo per un livello di degrado ambientale e sociale molto forte.” – ci racconta tutto questo Marika Gatto che, stamattina, insieme a Donatella Mannuzza e Letizia Veneziano, ha restituito dignità e bellezza ad un luogo fortemente abbruttito dall’indifferenza e dalla non curanza.

Poesie estemporanee, musica e passi di danza hanno invaso lo spazio in più punti. Movimenti e musica tra i rifiuti, in quella dimenticanza che lacera la città, che ferisce e toglie spazi di condivisione e di economia. Il Girasole, infatti, è un’immensa struttura chiusa ormai da decenni, nata come mercato coperto a sud della città. “Insieme a questo progetto, da poco abbiamo attivato la nostra officina delle arti, ma non solo: il centro Matuya. Tengo a sottolineare che questo progetto non ha nessuno scopo a livello politico. La nostra non è una denuncia strumentale. E’ solo un modo diverso di “mostrare” certe realtà provando a portare l’attenzione su di esse e magari dare il nostro contribuito creativo per provare a cambiarle. Siamo convinte che l’arte si debba fare ovunque senza luoghi d’eccellenza. L’intera città può trasformarsi in un palcoscenico naturale.” – conclude.

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