La disavventura di una donna che aveva mangiato dei funghi "turchini", che possono sprigionare tossine termolabili causando nausea e vomito per ore
REGGIO CALABRIA – Il Boletus erytrophus colpisce ancora. Mercoledì scorso, un’intossicazione da funghi ha infatti messo a rischio la vita di una donna di Reggio Calabria, giunta al Pronto soccorso per un intenso dolore epigastrico con nausea e vomito.
Somministrati ondansetrone cloridrato – per contrastare la nausea – e pantoprazolo, cioè un gastroprotettore volto ad arginare l’eccessiva secrezione acida dello stomaco, viene contatta la Direzione sanitaria che ‘passa’ il caso al micologo dell’Azienda sanitaria provinciale, Giuseppe Laface.
Analizzando i campioni dei funghi, portati dalla stessa paziente in una bustina, Laface ha avuto modo di riconoscere il cosiddetto “turchino” (Boletus erytrophus, appunto): la sua ingestione senza bollitura è in grado di sprigionare una tossicità a breve con sintomi – come appunto il vomito e la nausea – che possono durare fino a quattro ore.
Fossero stati cotti i funghi, presumibilmente l’attacco d’intossicazione non si sarebbe verificato, proprio perché le tossine di questo tipo di fungo sono termolabili.
Per fortuna, dopo l’appropriata terapia, la paziente ha registrato un netto miglioramento. Nel giro di poche ore i sintomi si sono attenuati e il vomito, in particolare, non s’è più ripresentato.