Putortì deve scontare una condanna definitiva, a due anni di carcere per reati fallimentari, falso e resistenza a pubblico ufficiale
REGGIO CALABRIA – Era latitante a Reggio Calabria Federico Putortì, 35 anni ed è stato arrestato dalla Squadra mobile dopo un lungo inseguimento nel corso del quale gli agenti sono stati costretti ad esplodere in aria anche alcuni colpi d’arma da fuoco. Originario della città dello Stretto, ma di fatto residente a Brescia, dall’agosto 2021 Putortì deve scontare una condanna definitiva, rimediata in Lombardia, a due anni di carcere per reati fallimentari, falso e resistenza a pubblico ufficiale.
Sulla sua testa pendevano, inoltre, due mandati di cattura europei emessi dalla Romania per traffico di droga e dalla Germania per appropriazione indebita. Una segnalazione dell’Interpol, che aveva individuato un numero di cellulare di interesse investigativo secondo cui il latitante si stava nascondendo a Reggio Calabria, è stata poi sviluppata dalla Squadra mobile. Gli accertamenti sulle celle telefoniche hanno, infatti, dato esito positivo e Federico Putortì è stato localizzato lunedì pomeriggio al centro storico. Visti gli agenti ha tentato di darsi alla fuga ma è stato subito bloccato dalla polizia che lo ha trovato in possesso di documenti d’identità falsi intestati a un cittadino romeno. Informata la Procura ed espletate le varie formalità in Questura, prima di essere trasferito in carcere, Putortì ha lamentato dolori al braccio.
Accompagnato in ospedale è riuscito a scappare strattonando i poliziotti che gli avevano tolto le manette per consentire ai medici di visitarlo. La sua fuga, però, è durata meno di 24 ore: le ricerche si sono concentrate sul rione Marconi dove risiedevano alcuni parenti e Putortì è stato sorpreso mentre andava a trovarli. Anche in questo caso il trentacinquenne ha tentato di sfuggire all’arresto.
Dopo un inseguimento alcuni colpi di pistola sparati in aria, il latitante si è fermato ed è stato immobilizzato dagli agenti della squadra mobile. Il suo nome compare anche in alcune inchieste della Dda di Milano perché il padre era in contatto con esponenti di primo piano della ‘ndrangheta reggina. Accusato anche di resistenza a pubblico ufficiale dovrà scontare due anni di carcere inflittigli dal Tribunale di Brescia dopo che gli sono stati notificati anche i due mandati di arresto europei.