Reggio. Lite Liceo “Da Vinci”, Marziale: "Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi?"

Reggio. Lite Liceo “Da Vinci”, Marziale: “Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi?”

Dario Rondinella

Reggio. Lite Liceo “Da Vinci”, Marziale: “Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi?”

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venerdì 03 Maggio 2024 - 19:23

Anche la vicepresidente della Giunta regionale Princi invita le famiglie a discutere con i propri figli, ad ascoltarli e a confrontarsi

REGGIO CALABRIA – “Che ci faceva con il coltellino a scuola? Dove lo ha preso? È stata la prima volta che lo ha portato a scuola? Con quali intenzioni? Sono domande che la magistratura inquirente dovrà chiarire, ma che devono necessariamente interrogare la coscienza collettiva degli adulti”. Sono le domande che si pone il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale in seguito all’accoltellamento dello studente del Liceo “Da Vinci”, nei confronti del suo compagno di classe.

Perché ci sfuggono di mano questi ragazzi?” Si chiede ancora Marziale. “ È questa la domanda che dovrebbe inquietarci fino a quando non avremo dato risposte ad un dilagare di violenza minorile, le cui radici affondano anche nel perpetuarsi della violenza quale metodo risolutivo di diatribe finanche insignificanti, fino a premiare i vincitori di videogiochi”.

«Colpa della nostra abdicazione – chiosa Marziale – e di quella convinzione che i minorenni di oggi siano “più grandi” di quanto non lo siamo stati noi alla loro età, che pervade genitori tanto quanto legislatori, che si spingono a chiedere l’abbassamento della soglia d’età per qualsivoglia aspetto: dalla patente dell’auto al permesso del fucile, per non dire che siamo la nazione con, vergognosamente, l’età del consenso sessuale più bassa in Europa”.

“Il considerarli più maturi dell’età biologica che hanno – prosegue ancora il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria – è utile solo a mettere relativamente a posto la coscienza, ma non corrisponde alla realtà. Nei circa 300mila anni che esistiamo anatomicamente come esseri umani, non abbiamo potuto realmente riscontrare alcuna differenza psicobiologica significativa, dunque, basta con questa giustificazione della sola voglia di deresponsabilizzarci prima possibile”.

“È l’omesso controllo a generare devianza e criminalità minorile, – spiega infine – è l’abdicazione al corretto esercizio della responsabilità genitoriale, è il fare gli amici piuttosto che i genitori o gli educatori, è l’incapacità di dettare le regole anche a costo di sbagliare, è l’eccessivo permessivismo accordato nel tempo. Sono tutte queste cose messe insieme a darci risposta e la soluzione è più che ovvia, quantomeno per drenare la statistica: rimettersi a fare i genitori seriamente e se anche qualche docente ricominciasse ad esercitare l’autorevolezza del ruolo, forse la scuola avrebbe meno ferite da sanare”.

Princi: “Occorre rieducare e sensibilizzare far capire chi come perché hanno sbagliato”

“Conosco la grande attenzione educativa che ripongono quotidianamente i docenti e so che avvieranno un percorso di seria responsabilizzazione”. Inizia così invece, la considerazione della vicepresidente della Regione Calabria. “Subentrerà quell’autorevolezza che appartiene alla componente docente senza dimenticare che la scuola è un’agenzia educativa. Quindi occorre rieducare e sensibilizzare far capire chi come perché hanno sbagliato. Occorre avviare appunto questo percorso di sempre maggiore crescita, investendo anche la famiglia perché Indubbiamente c’è da lavorare. Non voglio demonizzare, piuttosto invito a vivere questo accadimento che addolora e rattrista come un appello per una maggiore responsabilizzazione della società civile tutta.

Dobbiamo sempre più, e per questo faccio appello a tutte le famiglie, discutere con i nostri figli, dobbiamo ascoltarli, confrontarci e capire se magari c’è una base di aggressività da intercettare. Essa può essere manifestazione di ansia o disagio. Come Regione abbiamo stanziato 6 milioni di euro per promuovere in collaborazione con l’ordine degli psicologi un progetto che predisponga in tutte le scuole la presenza dello psicologo scolastico.

La pandemia ci ha resi più fragili e sempre più vulnerabili. I fatti odierni lo dimostrano. C’è dunque la necessità, tanto i docenti quanto per i ragazzi, di essere sostenuti e accompagnati. Non dimentichiamo che si tratta di episodi che non hanno una localizzazione geografica ma che sono figli dell’epoca post pandemica che dunque chiamano in causa tutti”.

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