Due dei tre imprenditori, avrebbero fatto leva sul sostegno di storiche locali di ‘Ndrangheta, in particolare quella dei Tegano di Archi
REGGIO CALABRIA – Militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri di Reggio Calabria, stanno dando esecuzione a un provvedimento che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni, per un valore complessivo stimato in oltre 40 milioni di euro, riconducibili a tre imprenditori reggini, operanti nei settori edile, immobiliare, alberghiero, dei servizi e ludico.
Il decreto di confisca in esecuzione fa seguito ad analogo provvedimento eseguito, nello scorso mese di agosto, nei confronti di un altro imprenditore edile reggino, che ha consentito la definitiva ablazione da parte dello Stato di un patrimonio complessivamente stimato in oltre 160 milioni di euro. Secondo quanto emerso dalle indagini, due dei tre proposti, dalla fine degli anni ’80 al 2017, avrebbero avviato e consolidato la propria posizione imprenditoriale facendo leva sul sostegno di storiche locali di ‘Ndrangheta, in particolare quella dei Tegano di Archi.
Tali evidenze erano emerse, tra le altre, nell’ambito dell’operazione “Monopoli”, eseguita dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria, che ha fatto luce su un sistema di cointeressenze criminali coltivate da imprenditori reggini che, sfruttando l’appoggio di cosche cittadine, sarebbero riusciti ad accumulare, in modo del tutto illecito, enormi profitti prontamente riciclati in fiorenti e diversificate attività commerciali. Le indagini sono culminate, nel 2018, con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti, tra gli
altri, dei tre imprenditori di cui sopra, dei quali – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – due sono stati condannati in primo grado per i reati di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori, mentre il terzo proposto è stato condannato in primo grado per il reato di trasferimento fraudolento di valori.