Reggio. Nuovi disordini nel carcere di Arghillà, un gruppo di detenuti si rifiuta di rientrare nelle celle

Reggio. Nuovi disordini nel carcere di Arghillà, un gruppo di detenuti si rifiuta di rientrare nelle celle

Dario Rondinella

Reggio. Nuovi disordini nel carcere di Arghillà, un gruppo di detenuti si rifiuta di rientrare nelle celle

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venerdì 23 Agosto 2024 - 18:22

La tensione è stata altissima tant'è che erano sono stati richiamati appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria liberi dal servizio

REGGIO CALABRIA – “Nella Casa Circondariale di Arghillà si sono registrati nuovamente gravissimi disordini. Un gruppo di detenuti di origini georgiane ha rifiutato il rientro in cella nell’intenzione d’aggredire un altro gruppo di detenuti allocati in altra sezione detentiva”. A darne notizia è il segretario Generale Aggiunto Pasquale Montesano del sindacato O.S.A.P.P..

“La tensione è stata altissima – spiega sempre Pasquale Montesano – e nel corso della mattinata sono stati richiamati appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria liberi dal servizio, mentre ulteriori rinforzi sono giunti da altri istituti penitenziari della regione. 

Si tratta dell’ennesimo episodio che dimostra per certi versi come sono le condizioni in carcere, e il plesso di Arghilla e la Regione Calabria non fa eccezione per le condizioni detentive e di lavoro del personale penitenziario, sul territorio nazionale. Ovviamente il personale ha agito in maniera professionale e immediata e sono state scongiurate peggiori conseguenze per le persone.

A nostro avviso – prosegue ancora Montesano – si stanno sottovalutando da parte governativa il persistere di  una pessima gestione delle infrastrutture e del personale da parte dell’amministrazione penitenziaria centrale. La politica finge o ignora queste condizioni che invece sono la principale causa delle proteste e degli episodi gravi che stanno accadendo. Non si possono attuare le misure che il governo e i partiti immaginano di attuare laddove c’è una amministrazione che non agisce prontamente e non garantisce nell’emergenza il personale.

Quanto sta accadendo è palesemente l’effetto dello stato di abbandono sostanziale in cui continuano a versare le carceri e la Polizia Penitenziaria a pagarne le spese e che sconta pene dell’inferno per il solo fatto di essere al servizio dello Stato.

Appare evidente che episodi come questi vanificano il diuturno sacrificio e la straordinaria professionalità di 36.000 donne e uomini del Corpo di polizia penitenziaria che quotidianamente assicurano la sicurezza nelle carceri del Paese e costituiscono al tempo stesso l’ultimo baluardo di umanità nelle frontiere penitenziarie, connotate ancora da suicidi tra detenuti e operatori , violenze fisiche e morali, sovraffollamento, sofferenze e abbandono della politica. Le denunce dell’O.S.A.P.P. – conclude Montesano – fino ad oggi inascoltate , devono da subito trovare anche per la Calabria  un immediato piano di rinnovamento ed iniziative tese a ristabilire per la polizia penitenziaria una condizione lavorativa e di sicurezza al passo con i tempi , pena maggiori e più gravi conseguenze” .

Per la cronaca, i disordini sono poi rientrati grazie grazie all’ opera della Polizia penitenziaria, che aveva prontamente impedito il contatto tra i due gruppi di detenuti . Da quel che si è appreso non si sarebbero registrati feriti nè tra i detenuti e nè tra gli agenti della Polizia Penitenziaria, mentre ci sarebbero danni alla struttura.

Un commento

  1. Però scusate, questi detenuti non è che non rientravano come forma di protesta per le condizioni di detenzione, bensì perché avevano intenzione di aggredire altri detenuti.😱….in questo caso è comunque in tutte le carceri ci devono essere misure di sicurezza con agenti non in numero esiguo ,in modo tale da fermare subito i violenti, e riportare ordine come poi sono riusciti a fare.

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