Non rispondono alle domande Santo Marcello Zimbone e il predecessore Pasquale Catanoso. Domani previsto l'esame per altri dei soggetti indagati
REGGIO CALABRIA – Il Rettore dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria Santo Marcello Zimbone e il suo predecessore, il prorettore vicario Pasquale Catanoso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio di garanzia fissato per stamattina davanti al gip Vincenzo Quaranta, che la settimana scorsa ha disposto l’interdizione per entrambi e per altre sei persone.
Il contesto
Zimbone e Catanoso sono i principali indagati dell’inchiesta Magnifica, coordinata dalla Procura di Reggio Calabria, che aveva avanzato la richiesta degli arresti domiciliari per loro e per vari altri indagati.
I pm ipotizzano l’esistenza di un’associazione dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione e contro la fede pubblica nella direzione e gestione dell’Ateneo reggino e delle sue articolazioni compartimentali.
L’inchiesta – condotta dalla Guardia di finanza – vede indagate complessivamente 52 persone ed è partita dalla denuncia dell’architetto Clarastella Vicari Aversa, risultata non vincitrice in un concorso per ricercatore. Una selezione che, secondo l’accusa, sarebbe stata pilotata dai vertici dell’Università e da alcuni professori anche loro indagati. La vittima sarebbe stata invitata ad «aspettare il proprio turno» e a rinunciare ai ricorsi presentati al Tar e al Consiglio di Stato.
Gli addebiti mossi
Oltre ai presunti concorsi truccati, l’indagine ha evidenziato varie ritenute irregolarità nella selezione delle commissioni esaminatrici attraverso la scelta di componenti ritenuti «affidabili» e pertanto idonei a garantire un trattamento favorevole ai singoli candidati scelti «direttamente» o a seguito di «segnalazione».
Dalle indagini sarebbero emerse inoltre irregolarità nella gestione degli appalti e un utilizzo a fini personali delle carte di credito e delle autovetture intestate all’Università.
Gli indagati, a vario titolo, rispondono anche di concussione, corruzione, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.
Per il gip Quaranta, «il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante».
Domani sono previsti gli interrogatori di garanzia di altri indagati.