REGGIO CALABRIA – Come già evidenziato da Tempostretto, ieri il sindaco facente funzioni di Reggio Calabria Paolo Brunetti ha completato i colloqui con le forze politiche di maggioranza. Liste civiche e partiti.
Il “via libera” civico
Da S’intesi a La svolta, da Reset a Innamorarsi di Reggio fino a Primavera democratica “via libera” senza riserve di sorta all’azzeramento della Giunta comunale: non era scontato, sia per la vicinanza al primo cittadino sospeso Giuseppe Falcomatà, sia soprattutto per l’entità numerica complessiva espressa rispetto ai 32 consiglieri comunali.
Nove consiglieri complessivi di matrice civica equivalgono alla maggioranza nella maggioranza; a maggior ragione, considerando che è comunque arduo che possano essere significativamente diverse le posizioni dei due consiglieri di Italia Viva, che esprime l’effe-effe.
Il Psi “molla” la Calabrò
Sùbito dopo è stata la volta del Partito socialista. E lì sono arrivate rogne serie. Davanti a un Brunetti sbigottito – e un po’ divertito -, il segretario provinciale Gianni Milana e l’ex consigliere comunale Antonio Ruvolo (pronto a tornare a Palazzo San Giorgio avvicendando Nino Zimbalatti, che in quota Ata era stato “ripescato” al posto di Irene Calabrò) hanno avuto un alterco politico mica male.
E va detto che sono un po’ rimasti di stucco pure Zimbalatti (comunque presente) e Aldo Azzarello, rappresentanti di A testa alta. Infatti la delegazione era unitaria perché la lista fu unitaria; a testimonianza che a questo giro i colloqui hanno “fotografato” posizionamento e identità delle liste che, nell’ottobre 2020, determinarono la larga affermazione del centrosinistra e poi, al ballottaggio, la netta vittoria di Giuseppe Falcomatà.
Ma la cosa più importante è il motivo della diversità di vedute…
Sì, formalmente la ragione sta nella diversa ricostruzione da parte dei due delle posizioni e dunque delle vicende che ri-portarono alla designazione di Irene Calabrò – a questo giro, regolarmente eletta in Assemblea per i socialisti quale unica consigliera del listone unico Psi-A testa alta, per 2 sole preferenze di scarto su Zimbalatti – in Giunta comunale, dopo la precedente esperienza da assessore esterno.
Nella sostanza, però, Ruvolo e Milana hanno diciamo così “fatto a gara” a scaricare Irene Calabrò, sostenendo di non sentirsene rappresentati né su scala individuale né rispetto alle insegne del Partito socialista. E a tal proposito, A testa alta ha chiesto però a gran voce che quello in itinere «sia un azzeramento vero e totale della Giunta comunale, e non si limiti giusto all’estromissione di uno o due assessori». Un’ipotesi, quest’ultima, sgradita a molti, anche per i riflessi negativi che potrebbe avere in termini di percezione da parte dell’opinione pubblica.
Criteri più chiari
Ragion per cui è stato pure definitivamente chiarito un paio di criteri.
Il primo: quando parliamo d’azzeramento, parliamo d’azzeramento. Totale. Assessori esterni, certo. Ma torneranno a casa – almeno in prima battuta; poi si vedrà… – pure uomini e donne cooptati in Giunta anche perché “premiati” per la messe di voti raccolta.
E qui la cosa non mancherà di determinare malumori pure pesanti, perché questo “tagliando” arriva non certo su base libera e volontaria, e dopo un anno appena di mandato.
Secondo spunto: è definitivamente chiarito che saranno coinvolte anche tutte le deleghe fin qui assegnate ai “consiglieri delegati”.
Anche le famigerate deleghe di scopo che nelle intenzioni volevano essere così innovative, signora mia…
Possibili riverberi, naturalmente, anche sulle presidenze delle Commissioni consiliari.
Articolo Uno & C.
Poi, beh, ci sarebbe anche una terza cosa da
dire. E cioè che sembra tassativamente escluso pensare a un “tavolo
paritetico” che tenga conto di pesi, contrappesi, riequilibri possibili
all’istante alla Città metropolitana.
Anche lì si dovrà lavorare, però, “Cencelli” alla
mano.
E non è un caso che Filippo Quartuccio non abbia
innestato la delegazione di Articolo Uno della quale, pure, avrebbe
“necessariamente” dovuto far parte (come eletto a Palazzo San
Giorgio e come metroconsigliere delegato alla Cultura). «Non mi sento in alcun modo rappresentato» da
Alex Tripodi & C., avrebbe esclamato a chiare lettere.
E, attenzione, resta del tutto in piedi il
“caso” Demetrio Delfino, che dal Partito democratico è uscito da tempo, è stato eletto
in grande stile nella lista Articolo Uno-Reggio coraggiosa e però, dicono in
tanti, oggi si ritroverebbe sulle posizioni dei Democratici e progressisti
metropolitani di Nino De Gaetano.
Non è questione di lana
caprina, ma di numeri in Giunta. Con una presenza “vera” che ovviamente Articolo
Uno rivendica; e spazi di tribuna per i Dp che, conteggiando pure Delfino…, si
ritroverebbero improvvisamente ristretti.
Da valutare anche la continuità del lavoro in caso di rimescolamento di deleghe pesantissime.Come, nel caso in questione, quella al Welfare è senza dubbio.
Ora le minoranze…
Adesso che Brunetti ha sentito tutte le forze del centrosinistra, si può dunque celermente procedere all’azzeramento e poi alla formazione del nuovo esecutivo? Macché. Il sindaco facente funzioni infatti prima di “toccar palla” vuole sentire anche, fino in fondo, le istanze di tutte le forze di minoranza.
Anche perché vuol capire come si posizioneranno i partiti di centrodestra e La strada, sì, ma soprattutto Impegno e identità ora che Falcomatà è (temporaneamente) uscito di scena. E su che numeri potrà davvero contare in Aula, in definitiva.
C’è da dire però che, fino alla tarda mattinata di oggi, nessun consigliere di nessun gruppo d’opposizione pare aver avuto neanche la convocazione con giorno e ora per la delegazione di riferimento.
Crisi …parlamentarizzata
Va poi detto che, dopo la sortita di Wanda Ferro – presidente regionale di Fratelli d’Italia – è scattata nel centrodestra una sorta di “corsa” alla parlamentarizzazione della crisi politica al Comune di Reggio Calabria.
In un documento congiunto il deputato e coordinatore regionale di Coraggio Italia Maurizio D’Ettore, il deputato e coordinatore provinciale di Forza Italia Ciccio Cannizzaro e la stessa Ferro tornano su un’interrogazione parlamentare sul “caso Reggio” che ha visto proprio D’Ettore quale primo firmatario.
E sottolineano che il sottosegretario leghista all’Interno Nicola Molteni non ha escluso che dalle vicende che hanno investito Falcomatà & c. possa derivare lo scioglimento del Comune reggino.
Una situazione che, ha riferito Molteni in Aula, «è attentamente seguita sia a livello di Uffici centrali che dalla Prefettura di Reggio Calabria».
In altra nota congiunta, invece, firmata proprio da Wanda Ferro e dal commissario provinciale di Fdi Denis Nesci, si osserva come il partito segua «con grande attenzione l’evoluzione della crisi, evidentemente anche politica» che ha fatto séguito alla “sentenza Miramare”. E «trattandosi delle sorti di una città importantissima nello scenario nazionale», i partiti di coalizione «stanno valutando» la posizione da assumere, che vogliono fortemente risulti «pienamente condivisa» da tutti gli attori dello schieramento di centrodestra.
La Lega: sùbito dal notaio
Già. Solo che in queste ore, salvo cambi qualcosa di davvero significativo, i consiglieri comunali della Lega «andranno in ogni caso a depositare le proprie dimissioni dal notaio. E se gli altri consiglieri d’opposizione non lo faranno, in una conferenza stampa successiva si dirà al più presto chi ha difeso Reggio e chi è contro la città», fanno sapere fonti qualificate del Carroccio.