Reggio, post-“Miramare” / Dp, rischio dimissioni per Cardia

Reggio, post-“Miramare” / Dp, rischio dimissioni per Cardia

Mario Meliado

Reggio, post-“Miramare” / Dp, rischio dimissioni per Cardia

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giovedì 02 Dicembre 2021 - 06:55

REGGIO CALABRIA – Alla fine, quanto alla nascente giunta Brunetti, nella notte tutto è saltato. Ogni aspetto pareva definito, perché i numeri (4 Pd, 2 Dp, 1 Psi, 1 civiche) ormai erano cristallizzati e accettati da tutte le parti in causa. E poi lo stesso sindaco facente funzioni Paolo Brunetti era stato chiaro: ogni parte politica avrebbe scelto a monte da chi essere rappresentato in Giunta.

In realtà, nottetempo è arrivato l’inghippo: la rappresentanza assessorile dei Democratici progressisti e metropolitani dell’ex assessore regionale Nino De Gaetano.

Nuovi, eletti & donne

La premessa è: da questo rimpasto (che doveva essere preceduto da un azzeramento e da un’interlocuzione pure con le forze di minoranza fin qui mai visti neppure col binocolo), occorreva uscire con una maggioranza di assessori nuovi. Con la gran parte di assessori “politici” (non “esterni” o “tecnici”, insomma, bensì selezionati tra i consiglieri eletti a Palazzo San Giorgio). E naturalmente col 40% almeno d’assessori donna, per legge, ai sensi della “Delrio”.

Le donne sarebbero venute fuori così: due piddine (ed ecco Lucia Nucera e Angela Martino), una tra Psi e civiche (ed ecco la “blindatura” di Irene Calabrò in quota-Psi/A testa alta, benché quota del partito sia ferocemente scornata per quest’esito). E poi… e poi, una quarta dippina.

“Caso Delfino” e dintorni

Qui i problemi sono emersi subito. Perché s’è capito che la salvaguardia di un’autentica risorsa – anche in termini d’esperienza – come Demetrio Delfino, eletto in Articolo1 ma dato ormai definitivamente in quota-De Gaetano, avrebbe “ingessato” l’intera partita.

Sì, perché i Dp dovendo indicare una donna avevano puntato da sùbito sull’ottenimento di 3 assessori (considerati troppi, per la loro consistenza numerica): almeno uno tra Mario Cardia e Nino Malara, ormai da esterno Delfino e la donna, “obbligatoriamente”, esterna.

Tandem. Nodo arduo da sbrogliare

Solo che presto il drappello d’assessori degaetaniani era stato drasticamente “tagliato” a due.

A questo punto era iniziata una partita politica dell’assurdo “alla Ibsen”: i Dp continuavano a proporre due nomi al maschile (Delfino e Cardia; Cardia e Malara; Malara e Delfino…) quasi facendo finta che non esistesse la richiesta perentoria di un assessore donna in quota dippina.
Tutto è crollato quando, di fronte all’insistenza per la cooptazione di almeno uno fra Mario Cardia e Marcantonino Malara, il sindaco facente funzioni ha opposto un veto tassativo a entrambi.
Nella sostanza, la pretesa arrivata dai kingmaker della nuova Giunta (…e soprattutto della vecchia…) era: ok, scegliete chi volete, purché uno dei due sia una donna e l’altro sia Demetrio Delfino.

Lo “sbotto” di Cardia

Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
A notte fonda, Cardia ha lasciato Palazzo San Giorgio minacciando di recarsi, oggi, dal notaio per apporre anche la propria firma accanto alle altre dieci, quelle di 9 esponenti dell’opposizione di centrodestra e della consigliera di Impegno e identità Filomena Iatì, già presenti.

In tal caso, dai Democratici progressisti e metropolitani arriverebbe un appoggio esterno neanche “organico”, ma da valutare “caso per caso”. Con la giunta Brunetti che, a quel punto, letteralmente “penderebbe dalle labbra” dei Dp, pronti a “staccare la spina” in qualsiasi momento.
Scenario difficile da digerire.
Per altro verso, va sottolineato che la firma di dimissioni dal notaio da parte di Cardia non solo pare una “minaccia” politica da prendere con le molle. Ma, ove anche s’avverasse, non determinerebbe un bel nulla – lo ricorderete – fino a quando, almeno, da 11 non s’arrivasse a 17 firme.

Un traguardo oggettivamente lontanissimo, ai limiti dell’impossibilità.
Ma, si sa, la politica è l’arte del possibile

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