Reggio, post-“Miramare” / Equilibri politici stravolti a Reggio Calabria

Reggio, post-“Miramare” / Equilibri politici stravolti a Reggio Calabria

Mario Meliado

Reggio, post-“Miramare” / Equilibri politici stravolti a Reggio Calabria

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sabato 20 Novembre 2021 - 06:55

Tramite il “bi-sindaco” Falcomatà, il Pd aveva l’uomo apicale sia al Comune sia in MetroCity: ora, in nessuno dei due Enti

REGGIO CALABRIA – Alla fine, è sempre lì che si torna: «Ma che succede, adesso?».
Come s’è potuto notare, la prima questione è che – comprensibilmente, e pur non avendone voluto parlare in anticipo coi membri della sua Giunta e della sua stessa maggioranza in Consiglio comunale – Giuseppe Falcomatà all’evenienza di una condanna in primo grado per il “caso Miramare” aveva largamente pensato. E in cuor suo aveva già deciso da tempo cos’avrebbe fatto in quel caso.

Comune

Paolo Brunetti, vicesindaco di Reggio Calabria
Paolo Brunetti, reggente di fatto al Comune di Reggio

A Palazzo San Giorgio, era fuori discussione fin dal primo istante che non sarebbe stato Tonino Perna il soggetto politico indicato a reggere il peso dell’Ente in caso di sospensione del primo cittadino. La questione che riguardava l’ex presidente dell’Ente Parco nazionale d’Aspromonte era semmai se – nel caso – avrebbe proseguito o no il cammino con Falcomatà e la sua “squadra” e come. Questo soprattutto perché non è un mistero che il sociologo si sentisse sottoutilizzato e “imbrigliato”, quasi vittima del suo prestigio (non solo professional-accademico ma anche istituzionale, visto il ruolo assessorile svolto pure a Messina), come “costretto” a un’operatività a scartamento ridotto.

Il sindaco ora sospeso ha deciso di lasciare Perna in Giunta, a deleghe immutate; soprattutto, l’interessato ha accettato. Un elemento che almeno apparentemente parrebbe trasudare armonia, in una fase evidentemente molto difficile per la città, a dispetto della frase rivolta “a caldo” ai reggini da Falcomatà sùbito dopo la condanna: «Possono stare tranquilli, l’attività dell’Ente continua».

Ma recriminazioni ce ne sono? Forse qualcuna sì…
Di sicuro l’indicazione di Paolo Brunetti viene vissuta come inattesa, specie a fronte della possibilità d’assegnare la reggenza dell’Ente ad alcuni dei protagonisti pluridecennali ormai della scena politica (e peraltro con deleghe altrettanto significative), da Rocco Albanese a Demetrio Delfino.

Città metropolitana

Carmelo Versace, reggente di fatto a Palazzo Alvaro

Alla Città metropolitana, la scelta di Carmelo Versace è parsa quasi scontata e ampiamente nel solco della continuità, considerato che – insieme al metrovicesindaco Armando Neri, che però è tra gli altri politici condannati a un anno di reclusione e dunque sospeso dalle funzioni per 18 mesi – a Palazzo Alvaro l’esponente di Innamorarsi di Reggio spiccava, per quantità e rilevanza delle deleghe esercitate. Dalla Viabilità all’Edilizia scolastica, dallo Sport e impiantistica sportiva al Marketing territoriale, dall’Istruzione al Trasporto pubblico locale, dall’Area integrata dello Stretto a Università e ricerca.

In più, non si può non considerare che l’unico “deluso” dopo il varo della nuova governance della MetroCity nel marzo scorso, Peppe Marino – al quale era stato chiesto di “spostarsi” a Palazzo Alvaro sotto il profilo della “squadra”, uscendo dalla Giunta comunale –, è a sua volta tra i politici condannati ieri in primo grado dal Tribunale di Reggio Calabria. E a differenza di “ieri”, quando la scelta di preferirgli Neri è stata politica – e ha lasciato più di qualche legittimo mugugno –, oggi non c’è stata la possibilità tecnica di raccogliere il testimone di Falcomatà alla Città metropolitana.

Resta il fatto che neppure in questi frangenti s’è ritenuto di cogliere l’attimo per uscire fuori da un reggiocentrismo di lunga durata a Palazzo Alvaro, pur potendo contare per la reggenza su due politici di peso e di mestiere come il sindaco di Gioiosa Jonica Salvatore Fuda e l’omologo di Palmi Peppe Ranuccio.

Prime conseguenze politiche

Naturalmente, l’operato di Giuseppe Falcomatà nel lasciare le redini nei due Enti crea anche conseguenze. Per esempio, un inedito stravolgimento degli equilibri politici di vertice.

Tramite Falcomatà, fin qui il Partito democratico esprimeva in modo diretto l’uomo di vertice in entrambi gli Enti territoriali. Adesso – paradossalmente – in nessuno dei due, visto che Brunetti è un renziano (Italia Viva) e Versace espressione di una lista civica (Innamorarsi di Reggio). Salve – è chiaro – intervenute novità.

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