Ma la gestazione del nuovo esecutivo ha quasi partorito un topolino: per metà gli stessi nomi di prima. E ci sono grane politiche enormi sul tappeto
REGGIO CALABRIA – La Giunta comunale capitanata da Paolo Brunetti adesso di fatto c’è; la pace nella maggioranza, proprio no.
Ieri, nella notte, il nodo dei Democratici progressisti e metropolitani è stato superato, più che altro, dall’esigenza di suturare una crisi politico-istituzionale che durava da 12 giorni: quasi due settimane intere.
Per il 50%, gli stessi assessori
La neogiunta Brunetti nasce dunque con il 50% di “vecchi” assessori (che poi superano la metà, considerando che lo stesso facente funzioni era comunque assessore comunale all’Ambiente, con Giuseppe Falcomatà sindaco “in pienezza di poteri”). Sono Rocco Albanese (Pd), Irene Calabrò (Psi/A testa alta), Demetrio Delfino e Giuggi Palmenta (entrambi indicati dai Dp).
Il restante 50% nei fatti ha due tronconi.
Le “vere” new entry sono soltanto due, entrambe dèm: l’ex consigliere regionale Mimmo Battaglia e la giovane componente dell’Assemblea nazionale e fin qui presidente della Commissione “Affari istituzionali, Città metropolitana e Decentramento” Angela Martino.
Gli altri due assessori, sì, sono nuovi rispetto a quest’annetto di giunta Falcomatà, ma hanno entrambi un robusto passato assessorile: Lucia Nucera (Pd) è stata per l’intera consiliatura passata assessore di Falcomatà alle Politiche sociali, Francesco Gangemi (civiche) – che nella precedente consiliatura era comunque consigliere delegato alle Partecipate – ha nel suo carniere ricchissimo d’esperienze politiche anche più di un’esperienza da assessore comunale, all’Urbanistica e al Personale.
A proposito: ma vari soggetti politici – e il Partito democratico più di tutti – non avevano parlato d’azzeramento e di Giunta squisitamente “politica”, cioè composta al 100% d’eletti attualmente in Consiglio?
Per i più distratti: l’azzeramento in senso classico non c’è mai stato e mai ci sarà. E proprio perché non c’è stato alcun azzeramento in Giunta – dove siederà peraltro anche un “esterno” a tutti gli effetti, sebbene di forte rappresentatività politica come Mimmo Battaglia – sarà composta in larga parte da assessori che, già svolgendo tale ruolo, da un anno non sono più membri d’Assemblea.
Deleghe e presentazione
Mentre finiamo di scrivere, Brunetti e gli assessori sono “in conclave”: adesso la discussione è sulle deleghe.
Materia non facilissima da risolvere anche perché, si sa, alcuni compiti del recente passato non sono stati svolti esattamente in modo magistrale e necessiterebbero dunque di un rimescolamento di competenze davvero, ma davvero vigoroso. E poi, c’è la pretesa del Pd di avere, specialmente per Albanese e Battaglia, deleghe molto “pesanti” e rappresentative anche politicamente.
La presentazione della nuova Giunta sarà senz’altro a brevissimo; forse – dicono alcuni personaggi che “la sanno lunga” – già nel pomeriggio di oggi.
E se la data ipotizzata del prossimo Consiglio comunale era il 12 dicembre, a quanto pare – specie per motivi connessi a esigenze finanziarie – potrebbe essere anticipata già ai prossimi giorni, ovviamente con la nuova Giunta già in sella.
Cardia: «Una vendetta politica»
Mario Cardia “il giorno dopo” è meno carico di rabbia, ma resta molto molto contrariato da quanto è stato fatto a lui «e all’intero gruppo consiliare dei Dp», precisa.
Perché? Perché l’ultima, “definitiva” indicazione dell’area politica riconducibile all’ex assessore regionale Nino De Gaetano, ieri pomeriggio, recava due nomi: quello di Giuggi Palmenta – considerato che il sindaco facente funzioni Paolo Brunetti aveva chiesto d’indicare necessariamente almeno una donna – e il suo.
Ma il nome di Cardia, a dispetto degli oltre 1.200 suffragi conseguiti, è stato stoppato.
«Sul mio nome c’era un accordo. Ma è stato apposto un veto, che – dichiara Mario Cardia a Tempostretto – presumo sia legato a una motivazione squisitamente politica». Ma non s’era detto che ognuno avrebbe liberamente scelto i propri assessori? «Già; ma sono insorte due questioni. Intanto, il fatto che qualcuno ha pressato affinché il nome formulato fosse quello di Demetrio Delfino, che già era in Giunta alle Politiche sociali. E soprattutto, secondo me, c’è stata una vendetta politica: credo abbiano contato in modo determinante il mio progressivo distacco dall’area-Falcomatà; la scelta di supportare alle Regionali Antonio Billari anziché Giovanni Muraca, il “candidato di Giuseppe Falcomatà”; e la creazione della nuovo gruppo consiliare dei Dp a Palazzo San Giorgio, presentato nell’ottobre scorso».
Il problema è che «Delfino è stato eletto con Articolo Uno e ai Democratici progressisti non ha mai aderito. E comunque sulla mia persona non accetto veti di sorta, da nessuno. Ecco perché “a caldo” avevo deciso di andare anch’io dal notaio a firmare le mie dimissioni da consigliere comunale», spiega Cardia.
Al quale però la notte ha portato consiglio.
Collettivizzare la rabbia
Questo significa ricucitura con chi ha sancito la sua definestrazione? Macché.
Questo vuol dire, piuttosto, che Cardia ha “messo a fuoco” che De Gaetano ha comunque accettato le nomine-capestro indicategli da Paolo Brunetti.
«Diciamo che non c’era altro da fare, e questa in realtà è un’altra motivazione per cui essere tutti arrabbiati – spiega il diretto interessato –. Al di là del primo dicembre o del dodicesimo giorno senza nuova Giunta, già ieri mattina Brunetti ci ha chiesto perentoriamente i nomi perché non voleva darci il tempo di ragionare, di proporre un’altra composizione della nostra rappresentanza assessorile, diversa da quella “già designata” composta da Delfino e Palmenta. Vero, non sono assessore senza uno straccio di motivo valido; ma non lo sono neppure Marcantonino Malara che ha preso più di mille voti!, Filippo Burrone, Giuseppe Nocera…».
Addebiti molto significativi. Ecco perché oggi pomeriggio ci sarà una riunione del gruppo consiliare dei Democratici progressisti e metropolitani col loro “papà” politico, De Gaetano.
Decantata la rabbia notturna, le azioni solitarie meditate in precedenza lasceranno il posto alla politica. Ogni eventuale decisione (dimissioni dal notaio, francamente ormai improbabili; mero appoggio esterno alla Giunta, all’apparenza ancor meno praticabile…; altre azioni di matrice politica; totale appeasement con Brunetti & C.) dovrà essere una scelta collettiva, dell’intero gruppo, fa capire Cardia.
Almeno un’altra crepa
E nella maggioranza di centrosinistra che supporta il neoesecutivo Brunetti, ormai solo da perfezionare con l’assegnazione delle specifiche deleghe assessorili, c’è già almeno un’altra crepa. Riguarda il Partito socialista, al cui interno gli equilibri si son fatti decisamente più precari.
Antonio Ruvolo, prossimo a far ritorno a Palazzo San Giorgio (che l’aveva visto vicepresidente di maggioranza del Consiglio comunale e apprezzato delegato alla Protezione civile), alla conferma di Irene Calabrò “passata sopra la sua testa” non ci sta assolutamente e minaccia sfracelli.
«Abbiamo assistito a qualcosa che, francamente, non capisco. Certamente avrò modo di far notare anche sul profilo politico-istituzionale che certe dinamiche tra decisori ed eletti non sono normali: devo riflettere sul modo più appropriato per farlo», dice a Tempostretto Ruvolo.
Che aggiunge una cosa, duplice obiettivo Irene Calabrò e soprattutto il segretario provinciale del Psi Gianni Milana: «Credo anche che occorra riparlare in modo stringente delle politiche di genere. Nei fatti, s’è determinata una situazione in cui non solo si sono bypassate le più elementari regole della politica, ma s’è verificato un episodio che potremmo definire di sessismo al contrario… non credo che il senso della “Delrio” applicata agli Enti locali possa essere questo».