L'oppositrice s'è unita all'altro e più massiccio spezzone della minoranza costituito dal centrodestra: extra-maggioranza, manca solo la firma di Pazzano
REGGIO CALABRIA – Adesso sì, che le firme sono dieci.
Ma non perché Saverio Anghelone di Coraggio Italia sia stato reintegrato o Gianluca Califano sia stato proclamato in surroga all’ex vicesindaco… Nessun’ulteriore sottoscrizione di centrodestra ci può essere allo stato, in realtà.
No, le firme dei consiglieri comunali che hanno firmato le dimissioni – in uno studio notarile, attenzione – ora sono non più nove ma dieci perché ad apporre la decima sottoscrizione è stata Filomena Iatì, consigliera comunale di Impegno e identità.
«Irraggiungibile quota-17. Ma…»
Questo pur «nell’amara consapevolezza dell’impossibilità di raggiungere il numero di 17 firme (che dovrebbero comprendere 5 consiglieri di maggioranza) utili a ottenere lo scioglimento del Consiglio comunale e mantenendo fede alla inutilità di dimissioni solitarie da parte mia, che impedirebbero di rappresentare la figura di spina nel fianco del centrosinistra, sono convinta, come da determinazioni assunte dall’intero Movimento che rappresento in Aula, dell’opportunità di procedere con le dimissioni della sola opposizione».
Per questo motivo, spiega la Iatì, «sposiamo quest’iniziativa del centrodestra, sperando che tutti abbiano il coraggio di andare fino in fondo, così da dare un segnale politico deflagrante».
Inutile soffermarsi sulle mille motivazioni che secondo l’oppositrice sussistono per mandare a casa una maggioranza che si sarebbe avviluppata in una «crisi politica senza precedenti» e per la quale, spiega, è da tempo arrivato il momento dei «titoli di coda».
E neanche su quanto, ad avviso di Filomena Iatì & C., sia urgente «intraprendere la strada del riscatto» attraverso uno scioglimento dell’Ente che, ammette lei stessa, appare quantomai improbabile.
Diciamo che, fuori dal perimetro della maggioranza di centrosinistra, a questo punto mancherebbero solo le dimissioni (sempre nelle mani del notaio…) dell’ex candidato primo cittadino per il movimento La Strada, Saverio Pazzano.
Cosa diceva la Iatì il 26 novembre
Per amor di verità, occorre però citare pure la Filomena Iatì del 26 novembre.
Quando insomma Impegno e identità probabilmente riteneva (in maniera non infondata, eh) che le mille spaccature nel centrodestra non avrebbero portato tutti i consiglieri della coalizione a firmare le dimissioni, benché “solo” nelle mani del notaio.
«Di tutto, Reggio ha bisogno, ma non di parole inconcludenti. L’unico fatto da realizzare in concreto è arrivare al numero sufficiente di consiglieri dimissionari, 17, e ritornare al voto. È di tutta evidenza – scriveva la Iatì cinque giorni fa in un comunicato stampa sul tema – che Impegno e identità in questo caso sarebbe, con la sua componente nell’Assise cittadina, in prima fila davanti alla scrivania della segreteria generale di Palazzo San Giorgio per apporre la firma necessaria di dimissioni che, ricordo a tutti, devono essere contestuali. Se ciò non dovesse accadere, continuerò, come sempre, a far sentire il fiato sul collo dell’Amministrazione».
Analogie, differenze, ripensamenti
Niente di male ad avere un ripensamento, attenzione: anzi. Peraltro, par di capire che ad aver deciso la “linea” sia stato il movimento Impegno e identità, di cui la Iatì è “solo” una dei fondatori. E, ovviamente, anche consigliera comunale in surroga di Angela Marcianò: come si ricorderà, l’ex candidata alla sindacatura già nel 2019 fu condannata a un anno di reclusione proprio per il processo Miramare e a sua volta sospesa prim’ancora di mettere piede in Aula.
La cosa importante è che l’aver cambiato idea non si spacci per costanza d’intendimenti.
Anzi, per la verità, visto che ci siamo sarebbe importante una presa di posizione. Una linea di pensiero chiara con cui Impegno e identità possa tracciare l’ipotetica differenza tra “quella” condanna (e sospensione ai sensi della “Severino”) e “queste” condanne (e sospensioni), giunte un paio d’anni dopo e con rito ordinario.