L'autocritica di Falcomatà: ho sbagliato nel metodo, scusate. Romeo: scelte autoreferenziali, posta una pietra tombale sulla possibilità di proseguire
REGGIO CALABRIA – Per i due “facenti funzioni” a Comune e MetroCity e per il bi-sindaco (bi-sospeso) di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, nel dopo-sentenza “Miramare”, la linea pare più o meno: e che problema c’è? Anzi: «Sìnnacu, futtatìnni!», come esclamato da una soave, arzilla vecchietta in un filmato postato sui social network dal diretto interessato.
Piddini sull’orlo di una crisi di nervi
…Non esattamente dello stesso parere, invece, i consiglieri comunali del Partito democratico. Che ieri hanno dialogato per via telematica – presente lo stesso Falcomatà – col commissario regionale Stefano Graziano, il capogruppo alla Regione e reggino doc, Nicola Irto, il dirigente dèm ed ex commissario provinciale del partito e il kingmaker per eccellenza ed ex consigliere regionale Mimmo Battaglia.
Come il vaso di Pandora…
Un colloquio che è somigliato all’apertura di una sorta di vaso di Pandora.
Tanto per cominciare, perché un po’ tutti i consiglieri comunali si sono detti sostanzialmente d’accordo su una circostanza: le cose non vanno, la città è sporca, i servizi non funzionano quasi per intero.
Tanto che Irto ha sottolineato con vigore il proprio stupore davanti a un’analisi così ampia e d’identico tenore. Poi, peraltro, con una nuova uscita “pilatesca”, ha fatto presente: «Deve occuparsene Enrico Letta». Il che vuol dire tante cose, però. Vuol dire anche che il partito a livello centrale, spesso autore di gravissimi capitomboli (l’ultimo, ma anche il più sonoro, legato ai ripetuti passi falsi nell’individuazione e nella “blindatura” del candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione), non può certo mettersi la cosa dietro le spalle. Secondo un po’ tutti i big locali, stavolta il Pd nazionale deve interessarsi “veramente” dell’enorme falla politica che ha squarciato l’imbarcazione dèm a Reggio Calabria e prendere decisioni chiare e irrevocabili.
…In quale direzione, però?
«Quasi impossibile ricucire»
Ricucire, sussurra uno che la sa veramente lunga, «è quasi impossibile».
Ed è molto arduo – va detto – decifrare se si tratti di una fotografia, spietata ma precisa, della situazione oppure di una prodezza tattica alla Helenio Herrera.
Certo.
Però le già richiamate posizioni negative e perfettamente concordi qualcosa vorranno pur dire…
L’autodafé di Falcomatà
Certo fa sensazione apprendere che, in corso di riunione, lo stesso sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà ha recitato una breve ma intensa autocritica, probabilmente strettamente collegata all’aspra reazione del suo – fin qui, almeno – partito.
«Mi dispiace. Operando le mie scelte ho sbagliato nel metodo, scusate». Un chiedo scusa, assicura chi lo conosce a menadito, più difficile da pronunciare per il politico reggino che per Fonzie.
Fatto sta che, quantomeno per provarci, semi-accantonata l’interpartitica prevista per oggi pomeriggio, che «sarà in serata, esclusivamente online e con certezza non sarà l’incontro decisivo; sempre se avrà luogo».
Rendez-vous capitolino
Piuttosto, oggi il commissario dèm Graziano vedrà a Roma Enrico Letta e il responsabile nazionale Enti locali del partito Francesco Boccia. E potrebbe essere proprio questa la sede in cui decidere, una volta per tutte, di finirla con questi estenuanti balletti e tenere la barra dritta – da capire come e con chi, nel caso… – oppure staccare la spina. In tal caso, la strada sarebbe praticamente obbligata: sfiducia al vicesindaco Paolo Brunetti, scioglimento del Comune e di conseguenza della Città metropolitana, commissariamento per il tempo strettamente necessario (non meno di un semestre, in ogni caso), ritorno al voto.
Nucera e la “mozione degli affetti”
Non mancano i puntuali riferimenti alle singole posizioni. Per cui Seby Romeo, per ruvidezza, avrebbe quasi vestito i panni di Erode: «Reggio è una grande città, in chiave urbana e metropolitana: non è possibile questa totale mancanza di politica. Falcomatà ha operato scelte individuali e autoreferenziali, in questo modo ha posto una pietra tombale sulla possibilità di proseguire».
All’opposto, l’ex consigliere regionale Gianni Nucera ha lanciato una sorta di mozione degli affetti, con l’idea di un volemose bene e l’esortazione a ri-sotterrare l’ascia di guerra a suo avviso nell’interesse del territorio, dei reggini e dello stesso Partito democratico.
Assai meno tenere – e diplomatiche – le donne dèm in Consiglio. La giovane Angela Martino ha ammesso che «vista la situazione, uscirne è molto complicato», aggiungendo al contempo che «un’eventuale prosecuzione dovrebbe passare per azzeramento della Giunta e delle deleghe assessorili, seguita dalla formazione di un esecutivo “tutto politico”», con Rosanna Scopelliti e Irene Calabrò ko dunque e assessori rigorosamente scelti tra gli eletti a Palazzo San Giorgio.
Guerriere démocrat
Assai meno tenere – e diplomatiche – le donne dèm in Consiglio.
La giovane Angela Martino, presidente della Commissione consiliare “Decentramento”, ha ammesso che «vista la situazione, uscirne è molto complicato». Al contempo, ha aggiunto che «un’eventuale prosecuzione dovrebbe passare per azzeramento della Giunta e delle deleghe assessorili, seguita dalla formazione di un esecutivo “tutto politico”», con Rosanna Scopelliti, Irene Calabrò e Mariangela Cama ko dunque e assessori rigorosamente scelti tra gli eletti a Palazzo San Giorgio.
Affine la posizione l’ex assessore alle Politiche sociali Lucia Nucera, autrice nel dopo-voto di un’intemerata magistrale nei confronti di chi l’avrebbe volontariamente affossata in occasione delle Amministrative dell’autunno 2020. E la stessa Nancy Iachino ha evidenziato d’aver sempre dissentito dal “modo” di procedere di Giuseppe Falcomatà, senza farne mistero, pur passandoci sopra per il bene della città.
Silenziosa, invece, la Cama (entrata in Giunta da esterna d’area quale assessore all’Urbanistica, ma nella sostanza organica al Partito democratico).
Albanese “fedelissimo”
Ha espresso assoluta vicinanza alle posizioni di Giuseppe Falcomatà l’assessore alle Manutenzioni Rocco Albanese, politico reggino di grande esperienza. Non è stata una sorpresa: per manifestare anche fisicamente e visivamente la sua prossimità politica – e umana – all’amministratore, Albanese era stato accanto a Falcomatà anche in aula bunker, al momento della lettura del dispositivo della sentenza di condanna per il “processo Miramare”.
Molto critico verso il primo cittadino sospeso ai sensi della “Severino”, invece, Peppe Sera, che già nei mesi scorsi aveva espresso in Consiglio comunale grandi perplessità verso gli assetti messi in opera con la formazione della giunta Falcomatà.
“Severino”, verso la riforma?
Ma va certamente segnalato quanto accaduto poco dopo l’apertura dei lavori, a cura del fin qui capogruppo Peppe Marino; per inciso, anche lui condannato per il “processo Miramare” e anche lui sospeso dalle funzioni ai sensi della “legge Severino”.
Peraltro giusto ieri, esattamente rispetto alla legge incardinata dall’ex Guardasigilli c’è stato il deposito di un nuovo progetto di legge di modifica, che tra i primi firmatari vede nomi autorevolissimi del Pd, da Stefano Ceccanti a Franco Mirabelli.
Legittimità costituzionale, iter lungo
Si diceva di Marino: in apertura, l’ex assessore comunale alla Programmazione ha “avvisato” tutti dell’attesa della decisione della Corte costituzionale sulla “Severino” rispetto al caso Catania. Già il solo aver ravvisato una questione, come si dice in gergo giuridico, non manifestamente infondata l’anno scorso aveva portato al reintegro, in chiave squisitamente cautelare, del sindaco Salvo Pogliese.
Una decisione favorevole nel merito, adesso, porterebbe alla revoca della sospensione di tutt’e sei gli amministratori (uno, ormai di centrodestra: l’ex vicesindaco Saverio Anghelone, oggi esponente di vaglia di Coraggio Italia) condannati per il “processo Miramare” in prima istanza.
«Ecco, questo cambierebbe tutto…» hanno sùbito ammesso coralmente Stefano Graziano & C.
Ma a “gelare” tutti ci ha pensato lo stesso sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà: «Potrebbero volerci mesi», ha fatto presente. Lunghi mesi durante i quali, invece, Reggio Calabria ha tutto il diritto di vedersi regolarmente amministrata.
Per non parlare delle altre ipotesi. Una pur celere riforma della “Severino” in linea di massima necessiterebbe di un biennio per andare in porto. Come già chiarito da Tempostretto, vale lo stesso per la disciplina dell’abuso d’ufficio, fattispecie di reato per la quale sono giunte le 6 condanne citate