Inevitabile comunicazione della prefettura reggina: il consigliere comunale nuovamente destinatario del divieto di dimora in città
Sarà anche casuale, ma è un paradosso amaro che il nuovo provvedimento di sospensione nei confronti del consigliere comunale del Pd Nino Castorina – indagato nel procedimento circa i presunti brogli elettorali alle Comunali di Reggio Calabria del settembre 2020 – gli venga notificato proprio nel giorno della Commemorazione dei defunti…
Per sintesi giornalistica, l’operazione che a suo tempo aveva visto l’ex consigliere metropolitano fra gli arrestati viene spesso ricordata infatti come blitz relativo ai “morti che votano”, secondo uno degli addebiti mossi dalla Procura reggina ad alcuni degli indagati. Stando alla Digos della Questura di Reggio, che ha svolto le indagini, oltre 100 anziani elettori sarebbero stati annoverati tra quanti raggiunsero le urne per votare quando mai s’erano allontanati da casa; e – anzi – in alcuni casi si sarebbe trattato appunto di soggetti già deceduti.
Zero sorprese
Amare coincidenze o meno, il provvedimento adottato dal prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani era largamente atteso e di fatto inevitabile.
Dopo aver lasciato i domiciliari, dopo la revoca del divieto di dimora – altra misura cautelare adottata nei suoi confronti –, dopo un periodo da libero cittadino nonché consigliere comunale del Partito democratico, del quale nella scorsa consiliatura era pure capogruppo, giusto un mese fa il giovane politico e avvocato reggino era stato nuovamente raggiunto da un provvedimento di divieto di dimora.
Conseguenze sostanzialmente automatiche
La misura cautelare “bis” disposta dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Reggio Stefania Rachele (su richiesta del procuratore capo Giovanni Bombardieri e del pm Paolo Petrolo) è meno afflittiva della custodia cautelare, vero. Ma per un amministratore in carica il divieto di dimora coincide con l’impossibilità assoluta di svolgere il proprio mandato ed è quindi ineluttabilmente prodromico alla propria sospensione dall’incarico.
Si ricorderà, in questo senso, il precedente di Mimmo Lucano, colpito da divieto di dimora – e di conseguenza poi a sua volta sospeso dall’incarico – mentre era ancora sindaco di Riace.