"La straordinarietà della convocazione, per norma, regolata ai sensi del regolamento comunale, è data appunto dalla delicatezza del tema"
REGGIO CALABRIA – E’ stato il presidente del Consiglio comunale ad aprire il lavori del civico consesso sulla Sanità, aperto al pubblico che si è svolto questa mattina.
“Grazie per la partecipata presenza, grazie a coloro i quali hanno accettato l’invito dell’Amministrazione comunale e grazie a quanti hanno deciso di intervenire quest’oggi al Consiglio comunale aperto, dedicato alla sanità e all’imprescindibile diritto alla salute. La straordinarietà della convocazione, per norma, regolata ai sensi del regolamento comunale, è data appunto dalla delicatezza di un tema le cui priorità segnano il termometro di un’esigenza incombente che riguarda l’intera comunità e per la quale non intendiamo soprassedere.
Anzi, siamo fermamente consapevoli del fatto che, il diritto alla cura, il servizio sanitario e assistenziale, rappresentino un avamposto di civiltà e di dignità ancor prima che settori fondamentali della nostra società. Infatti, la scelta di questo Consiglio comunale porta con sé la volontà politica di discutere, ascoltare e intercettare possibili percorsi comuni, affinché non si smarrisca mai il senso di una sanità a misura d’uomo costruita su prossimità e territorialità. Ma l’auspicio è anche quello, attraverso contributi qualificati dei corpi cosiddetti intermedi, di ragionare in termini propositivi e punti programmatici condivisi, perché, su queste battaglie, il fronte deve essere comune e non ci possono essere divisioni di parte.
Se me lo concedete, voglio fare solo un appello. Non da Presidente della massima Assise cittadina, né da profilo politico, ma da cittadino e da uomo.
Vi chiedo uno sforzo per lavorare per produrre proposte concrete, per un comparto – sappiamo – caratterizzato da difficoltà organizzative, budget inadeguati, carenze di infrastrutture sanitarie, carenza di personale (anzi, a loro, a nome del Consiglio comunale, vorrei tributare un immenso GRAZIE, perché non ci siamo affatto dimenticati quando medici, infermieri e addetti ai lavori, erano in trincea contro la pandemia del Covid), e da tante altre complessità che non starò qui a ricordare, perché probabilmente, qualcuno dopo di me, saprà meglio specificare. Facciamolo tenendo a mente che, con le insufficienze della sanità pubblica, quelli a pagarne maggiormente le conseguenze sono i più vulnerabili. Spesso sono le persone affette da patologie psichiatriche e soprattutto sono i bambini che soffrono di problemi neurologici.
Tra le tante lettere, richieste, riflessioni, sfoghi, che mi sono state recapitate, mi ha intimamente colpito, quella di una famiglia che mi ha raccontato la storia del loro figlio Giuseppe – ovvio, ho scelto un nome frutto della mia fantasia. Ma la storia e il dolore sono autentici e sono gli stessi, purtroppo, di tante famiglie della nostra città.
Sono storie di disperazione e sconforto che quasi sempre sbattono nel muro di una realtà pubblica come la nostra, che non è adeguata – per non dire inesistente – alla cura e all’accompagnamento di questi bambini, costretti con le famiglie a lunghi viaggi della speranza per ottenere una diagnosi e poi per attivare le cure specialistiche e le attività accessorie che da questa derivano.
Spese logistiche, esborsi terapeutici e solitudine: sono questi i macigni di cui la sanità pubblica dovrebbe prendersi carico. In molti casi, le famiglie che vivono queste situazioni più o meno drammatiche, devono fare i conti sull’aspettativa che muore, su quel disegno di vita per i propri figli, che viene stracciato via da una malattia degenerativa, o da una condizione di disturbo neurologico; e allora si trovano costretti a reinventarsi e costruire un nuovo progetto, a battere un nuovo sentiero di vita. Più complesso, più arduo, irto di ostacoli e burocrazia. E spesso, troppo spesso, questi genitori e queste famiglie sono lasciate sole al loro destino, che quando va bene, si ritrovano senza un percorso psicologico che le aiuti ad affrontare la sfida più dura della loro vita, e quando va male sono costretti a rinunciare al lavoro per seguire i propri figli e il calvario che il destino gli ha riservato.
Pensate, a Reggio Calabria, non esiste la psichiatria infantile! Non esistono programmi per seguire e accompagnare queste famiglie nel buio della loro ‘notte’. E’ lo stato che perde perché incapace di ascoltare il loro grido di aiuto.
Questo è un messaggio chiaro di una sanità pubblica che perde quell’umanità che dovrebbe ispirare ogni sua singola scelta, una sanità pubblica che abdica alla sua viscerale missione di non lasciare indietro nessuno.
E oggi, siamo qui non certo per cambiare con lo schioccare delle dita questo stato di cose, le cui criticità hanno radici profonde, ma per far sentire forte la voce di una comunità che non resta indifferente al bisogno di tante famiglie come quella di Giuseppe. Facciamo in modo che questo Consiglio comunale non risulti vano! Grazie”.