Grande la trasversalità delle violazioni: poster "abusivi" di qualsiasi colore politico, ma anche praticamente in ogni quartiere della città
REGGIO CALABRIA – C’è la candidata giovane e piacente e quello grassoccio d’una certa età. C’è il neofita leghista e l’habitué di Sinistra radicale.
C’è quella che ti occhieggia dai muri di un palazzo (!) e quello che “ti fa la corte” comparendo là dove non dovrebbe stare, coprendo indebitamente tutti gli altri…
Il mondo di manifesto selvaggio, a Reggio Calabria, a poche ore dal voto del 3 e 4 ottobre per il rinnovo del Consiglio regionale, è quantomai variegato. Ma soprattutto, è un torrente straripante di carta da poster.
Aumentano gli abusi segnalati
Tempostretto ha sempre prestato grande attenzione – e sempre lo farà – all’evidenziazione d’ogni tipo d’abuso da parte di cittadini e stakeholder.
E in effetti, accanto alle segnalazioni di movimenti o partiti o singoli candidati,
in qualche modo “partigiane” ma non per questo trascurabili, si moltiplicano quanti segnalano gli abusi “dal basso”.
Lotta al poster, “senza quartiere” …ma in tutti i quartieri
La sensibilità sociale su questi temi è cresciuta, come sono aumentate la cittadinanza attiva e l’attenzione al decoro urbano.
E così sono “a macchia di leopardo” pure gli scempi; forse numericamente minori rispetto anche a pochi anni fa, ma dei quali i cittadini si dimostrano immensamente più stufi.
Tutti, senza remore. S’avvicina anche il solito barista che ti serve il solito cappuccino al cioccolato: «Guardi che schifo hanno combinato qui davanti, ma non hanno faccia?».
La trasversalità nelle violazioni è una trasversalità priva di colore politico.
In alcuni casi è davvero macroscopica, con alcuni ben noti “faccioni” presenti praticamente ovunque, che ci siano supporti specifici o meno. Al punto che t’aspetti ti vengano fuori dal rubinetto insieme all’acqua potabile.
E c’è anche un’altra, palmare trasversalità: quella geografica.
La “lotta all’ultimo poster” è una lotta senza quartiere…ma in tutti i quartieri di Reggio Calabria.
Da Arghillà alla Stazione centrale, da Gebbione a Catona.
In alcuni casi, con galoppini davvero scorrettissimi, pronti a occupare spazi assegnati ad altri oppure a strappare i poster altrui, ma anche quelli delle pubblicità commerciali.
Per stendere quelli del proprio beniamino. A pacchi, da far piangere la Foresta amazzonica. “A tappeto”.