La ricercatrice esorta le donne-elettrici calabresi a impegnarsi in politica anziché disinteressarsene, e prendere le redini di una nuova Calabria "normale"
REGGIO CALABRIA – A caccia di solidarietà femminile? Può darsi.
Certo, è tardino per Roberto Occhiuto, Luigi de Magistris o Mario Oliverio per professarsi improbabili candidati transgender… Quindi, il dato sicuro fin qui è che Amalia Bruni è l’unica candidata donna alla Presidenza della Regione.
Appello alle elettrici
Partendo dunque dalle certezze (poche) nel voto del 3 e 4 ottobre, la neuroricercatrice lametina ha deciso di rivolgere in queste ore un accorato appello a tutte le elettrici.
Questo, in attesa d’abbracciarne almeno una parte, questa sera in piazza Indipendenza, insieme a carismatici esponenti di ciascuna forza riconosciutasi nel centrosinistra che sostiene la “corsa” della Bruni. E, naturalmente, in compagnia dell’ex Presidente del Consiglio dei ministri e attuale “uomo forte” del Movimento Cinquestelle Giuseppe Conte.
«Nessuno ci ha mai regalato nulla»
«Carissime – scrive la Bruni -, mi rivolgo a voi, donne libere, forti e generose di questa terra. Voi, madri, sorelle, mogli, figlie che vivete con me in queste terre bellissime dove i colori si esaltano in uno spettacolo di raro riscontro ma da sempre sentite sulle spalle la fatica enorme di una quotidianità scandita da troppo tempo dalle tante mancanze.
A noi nessuno ha mai regalato nulla. Qualsiasi conquista, piccola o grande, è stata ed è frutto di sudore personale. Sulle nostre spalle ricade il peso maggiore di una società che non è mai stata, fino ad ora e qui più che altrove, una società a misura di donne, una società che oggi è sempre più in difficoltà».
Promesse tradite
«Abbiamo perso la fiducia – proseguono le riflessioni della neuroscienziata di Lamezia Terme – perché le promesse non sono state mantenute.
Ci avevano promesso una sanità a misura di persona, moderna e funzionale e ci hanno lasciato con le ambulanze senza medici e con strutture senza personale e mezzi. I nostri piccoli muoiono qui più che altrove e noi stessi viviamo meno che da altre parti.
Ci avevano raccontato che avrebbero costruito strade migliori e invece sono sempre le stesse, pericolose, disastrate, insufficienti a bisogni completamente cambiati. Ci avevano promesso trasporti rapidi e veloci per raggiungere ogni parte del Paese e invece siamo isolati. Ferrovie che da una parte di Calabria sono quelle costruite dai Borboni (meriterebbero un premio per come sono sopravvissute ai secoli) e chiaramente rispondenti alle necessità di un’epoca passata.
Ci avevano fatto intendere che anche noi avremmo vissuto nella modernità e invece le nostre linee Internet sono scadenti o addirittura inesistenti. Mentre in molte parti d’Italia vanno con il 5G, qui il 4G non è neanche arrivato ovunque».
«Diventiamo protagoniste delle nostre vite»
«Ci avevano promesso – è la sferzata della Bruni – che saremmo state protagoniste delle nostre vite e, invece, dobbiamo sempre rincorrerle queste nostre vite. Siamo ultimi tra gli ultimi, l’Italia si è allontanata sempre di più e noi siamo sempre più calabresi, ma sempre meno italiane».
Ecco, io sto combattendo per questo. Per non essere dimenticate, per tornare fino in fondo a essere italiane».
«La politica malsana ha fallito»
«La politica, quella malsana, ha fallito – prosegue Amalia Bruni nella sua invettiva contro chi ha preceduto la sua “discesa in campo” -. Ha promesso sogni fantastici ed ha realizzato incubi per noi che lavoriamo (quando riusciamo a trovarlo, un lavoro!), per noi che abbiamo mariti, figli, famiglia, ma non sempre una vita degna di questo nome.
Dobbiamo arrancare per studiare, per trovare un posto di lavoro, per curarci o fare curare i nostri cari. Se vogliamo cure qualitativamente accettabili dobbiamo fare centinaia di chilometri con dispendio di soldi, energie e dignità. Dobbiamo accettare di veder partire i nostri figli che spesso da laureati e con un’ottima formazione si vedono negare il futuro.
Questo strazio che anno dopo anno si ripete sta spopolando questa terra bellissima, tante delle energie migliori se ne vanno e non tornano più perché non siamo in grado di offrire loro nulla. Niente. Vi confesso che uno dei primi motivi che mi hanno spinto a scendere in campo è proprio questo, restituire questa terra ai giovani, dare loro la possibilità di scegliere se partire o restare, di un futuro vicino casa, l’opportunità di costruire anche qui il successo che sempre ottengono altrove. Dare a noi mamme la possibilità di tenerceli accanto e aiutarli a crescere i loro figli».
Non solo sogni…
«Un sogno? Non del tutto. Tutte insieme noi donne calabresi rappresentiamo una opportunità unica per cambiare le cose. Non aspettiamo che gli altri facciano per noi quello che serve. Perché non lo hanno fatto fino ad ora e non lo faranno mai. Impegniamoci noi– è l’esortazione della Bruni -. Abbiamo la forza per riuscirci, abbiamo la voglia di farlo, abbiamo l’amore necessario per cambiare le cose. Tiriamo fuori il nostro coraggio.
Io sono certa che tutte insieme possiamo farcela perché abbiamo dimostrato che noi ci siamo sempre, in ogni occasione, bella o brutta, lieta o triste, noi ci siamo sempre state, abbiamo offerto la nostra spalla a chi aveva bisogno di piangere, e dato conforto a chi ce lo chiedeva, mentre noi soffrivamo da sole senza farci vedere da nessuno.
Io vi chiedo di puntare tutte insieme con il nostro orgoglio e la nostra fierezza al riscatto vero di questa terra. Per noi, per i nostri mariti, per i nostri figli, per i nostri cari, per i nostri amici, per la nostra Terra. Il 3 e 4 ottobre mandiamo a casa chi ci sta distruggendo la speranza – questo il “succo” dell’appello della candidata Governatrice del centrosinistra -. Riprendiamoci la nostra vita e tutte insieme costruiamo la Nostra Nuova Calabria».
La meta: una Calabria “normale”
«Io ho il sogno di accompagnare i miei figli alla stazione per vederli partire solo per le vacanze – sono gli ulteriori auspici della ricercatrice “scesa” in politica -, quello di una sanità che funziona a misura dei bisogni della persona, di strade moderne e funzionali, di un mare pulito, dei meravigliosi boschi tutelati, dell’acqua che scorre dai rubinetti, di una Calabria “Normale”.
Ecco, sì, il sogno di una Calabria normale. Basta volerlo profondamente e appassionatamente. Possiamo realizzarlo tutte insieme e tutte insieme ridiventare tanto calabresi quanto Italiane. E se mi chiedete perché dovremmo riuscire dove tanti uomini hanno fallito vi rispondo “perché noi siamo donne”.
Grazie, vi abbraccio tutte».