Regione Calabria & Corap, lascia Mazza: ennesimo flop di una stagione poco felice

Regione Calabria & Corap, lascia Mazza: ennesimo flop di una stagione poco felice

Mario Meliado

Regione Calabria & Corap, lascia Mazza: ennesimo flop di una stagione poco felice

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lunedì 21 Febbraio 2022 - 06:55

Conferma solo ufficiosa, fin qui, alle dimissioni di Mazza. Fonti sindacali: «Una governance in chiara difficoltà, noi mai convocati malgrado le richieste»

REGGIO CALABRIA – Niente da fare: per il Corap – il Consorzio regionale per le attività produttive – non pare proprio esserci una buona “stella”. E adesso, nuovo cambio gestionale che somiglia parecchio all’ennesimo “mistero” della Regione Calabria.

Situazione complicata

Già su Tempostretto avevamo dato conto delle lentezze con cui ci si muoveva verso la liquidazione dell’Ente subregionale che ha sostituito i cinque Consorzi provinciali per le Aree di sviluppo industriale, dell’estrema precarietà e incertezza per decine di lavoratori, delle proteste (anche con modalità-shock, in alcuni casi) che ne erano seguite.  

Il tutto, fino all’incarico tributato dal Governatore calabrese Roberto Occhiuto all’avvocato catanzarese Enrico Mazza – elemento importante nel “sistema Unindustria” in Calabria -, passaggio cui Occhiuto aveva conferito un’importanza enorme: basti dire che è stato il primo atto della nuova Giunta regionale.

Polemiche e ricorsi

L’ex commissario Corap Renato Bellofiore

Inutile dire che il passaggio del testimone era avvenuto tra mille polemiche. Innanzitutto, per l’eredità gravosa dei tanti bilanci non approvati, delle incombenze in tema di depurazione a Vibo Valentia e Crotone, di lavoratori sovente lasciati senza stipendio per lunghissimi mesi. Ma anche perché nell’ottobre precedente era arrivata la liquidazione non del Corap, ma del commissario precedente, il leghista Renato Bellofiore, peraltro da parte del collega di partito Nino Spirlì, allora Governatore facente funzioni.

L’ex sindaco di Gioia Tauro, che aveva sempre rivendicato come un suo merito la mancata liquidazione («svendita») del Corap, non la prese bene. Avanzato ricorso al Tar della Calabria, Bellofiore aveva ottenuto la sospensiva della revoca del suo incarico. La prima udienza di merito avrà luogo nel prossimo mese di marzo, ma il senso del provvedimento magistratuale è chiaro: la delibera di Giunta e il decreto presidenziale di Spirlì di fine agosto 2021 non potevano essere emanati, visto il regime di prorogatio. Niente d’«indifferibile e urgente».

L’incarico e le prime speranze

Circa tre mesi fa – nel novembre dello scorso anno – era arrivata l’attribuzione dell’incarico commissariale: c’era grande ottimismo per l’incarico a Mazza. Le parti sociali, in particolare, confidavano che proprio il confindustriale esperto in crisi d’impresa potesse finalmente consentire al Corap di guadare l’annosissima impasse per abbracciare la liquidazione.

Ovvia prospettiva: il passaggio del testimone a favore d’altra analoga realtà, considerato specialmente che i sindacati in varie sedi avevano chiarito di ritenere «assolutamente non più recuperabile» la situazione dell’Ente strumentale della Regione.

Chiusura “a riccio”

Però, come con certi portavoce, fin qui il commissario Enrico Mazza s’era configurato come un particolare portasilenzi.
Così, mentre tra prime ricognizioni e periodo natalizio si consumava la parte finale dell’anno – e iniziava a erodersi pure la pazienza del Presidente della Regione –, sono arrivate negli ultimi due mesi un paio di “botte” mica male.

Primo “colpo”, dai sindacati

Una manifestazione dei dipendenti Corap alla Cittadella regionale

La prima, dai sindacati della Funzione pubblica: i tre segretari regionali di categoria della Triplice, un mesetto fa, avevano fatto sapere che i dipendenti del Corap erano entrati in stato d’agitazione. Pronto a mutarsi in sciopero «qualora la Regione Calabria unitamente al commissario liquidatore dell’Ente non convochino le organizzazioni sindacali per avviare le procedure volte al trasferimento del personale e delle funzioni in tempi brevissimi». Messaggio diretto a Occhiuto: «Non esistono, di fatto, alternative».

Le stesse forze sindacali che più volte dal novembre scorso s’erano dette disponibili e avevano chiesto un incontro ufficiale al neocommissario, di fatto chiudono questo periodo senza essere mai stati convocati. Praticamente un record (negativo). Il punto? L’avvocato Mazza avrebbe accettato un incontro informale, ricognitivo. Rifiutando invece di promuovere una formale convocazione, assessore allo Sviluppo economico Rosario Varì “al séguito”.
Del resto, proprio le forze sociali non sono in grado di confermare le dimissioni per il semplice motivo che non ne hanno, fin qui, avuta notizia ufficiale. (Informalmente, però, fanno sapere che nella sostanza il “passo indietro” del commissario c’è stato, eccome).

Secondo “colpo”, dal Governatore

Secondo “colpo”, solo pochi giorni fa, con le dure parole di Occhiuto sulla lentezza nell’avvio alla liquidazione. Parole che sarebbero state suggerite dal combinato disposto tra la richiesta di Enrico Mazza ai giudici d’avere un mese di tempo in più attraverso un rinvio e l’esito – a quanto pare, ritenuto non soddisfacente – dell’audizione del commissario del Corap in Commissione consiliare Vigilanza (presidente, il pentastellato Francesco Afflitto).

Dimissioni-shock

Ora sono giunte ora dimissioni che lasciano tutti storditi, perché arrivate senza avvisaglie specifiche di nessun tipo. Silenziose, come un siluro.

Basti pensare che solo poche ore prima delle dimissioni di Mazza i tre segretari regionali della Funzione pubblica Alessandra Giordano (Fp Cgil), Luciana Giordano (Cisl Fp) ed Elio Bartoletti (Uil Fpl) sono tornati a denunciare l’«estremo stato d’incomprensibilità» dell’ormai triennale vertenza.

Il riferimento è, principalmente, alla messe di decreti ingiuntivi che hanno determinato un’enorme mole debitoria in capo al Corap: «Oltre 50 milioni di euro – scrivono i tre dirigenti sindacali – solo per le istanze accolte e inserite nello stato passivo dal precedente commissario liquidatore».

«Corap, depurazione per fare cassa? Insensato»

L’ex commissario del Corap Enrico Mazza

E i sindacati evidenziano con la massima chiarezza che «non vi è quindi alcun dubbio» sul persistere, nell’intero arco di tempo, di criticità tali «da non poter garantire la sostenibilità e l’assolvimento delle funzioni indispensabili assegnate all’Ente e fare fronte all’ingente massa di debiti liquidi ed esigibili accumulati nei confronti di terzi». Perdite che, peraltro, «hanno azzerato il capitale sociale e le riserve disponibili».

E la depurazione? La legge regionale 38/2001 sancisce la «prosecuzione della gestione in atto degli impianti di acquedotto, fognatura e depurazione fino al momento del loro trasferimento al gestore del servizio idrico integrato», l’Aic. Ragion per cui appare «del tutto fuori luogo e insensato inserire tale attività quale portatrice di utile per il Consorzio, promuovere bandi per l’assegnazione della gestione degli impianti, pensare anche lontanamente alla gestione diretta consortile».

Molto concreta e precisa, invece, la “scaletta” che avevano in mente i rappresentanti dei lavoratori, che volentieri l’avrebbero prospettata al (non più) commissario. Liquidazione del Corap sùbito, come da mandato. Di conseguenza «riallocazione del personale e delle funzioni in altri Enti». Da ultimo, «lo sviluppo ed il rilancio delle attività produttive attraverso un nuovo percorso fondato sul recupero del patrimonio professionale e infrastrutturale esistente, sulla reale fattibilità e condivisione di programmi ed intenti, all’interno di nuove e sane Istituzioni».

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