Nessuno se n'è accorto, ma lo Statuto nega la possibilità di varare l'Ato regionale unico senza il "sì" di 21 consiglieri. Il 19 si torna in Aula per l'ok
REGGIO CALABRIA – Sotto l’occhio vigile del sindaco metropolitano facente funzioni di Reggio Calabria Carmelo Versace, prontissimo a guerreggiare in caso d’approvazione, l’Ato unico regionale – o Multiutility, o se preferite multiservizi – cola a picco e la minoranza nel suo complesso vince la battaglia del Consiglio regionale di oggi. Ma non la guerra: si torna in Aula per l’approvazione fra neanche una settimana, martedì 19 aprile, tradotto: il primo giorno feriale utile dopo Pasquetta, per capirci sull’urgenza.
Mille mugugni preventivi
Il dato di fondo è questo: già nelle settimane scorse sono stati intensi i mugugni istituzionali e politici rispetto alla Multiutility che prestissimo dovrebbe accorpare le competenze sul servizio idrico integrato regionale e di tutt’e cinque gli ex Ambiti territoriali ottimali, che verrebbero così accorpati in un Ato regionale unico.
Basti pensare a quanto hanno ringhiato i sindaci in Conferenza metropolitana, anche se quelli espressione del centrodestra son poi “rientrati nei ranghi” sì per convinzione sulla bontà della misura, ma pure per disciplina di coalizione.
E fuori dai Palazzi, dal Partito democratico ai gruppi politici proiezione di Luigi de Magistris anche buona parte della politica partitica ha alzato un muro di “no”.
Centrosinistra e demagistrisiani sul piede di guerra
Nonostante tutto, il presidente della Regione Roberto Occhiuto era convinto di poter mantenere i consueti panni da bulldozer e “asfaltare” ogni possibile resistenza delle forze d’opposizione.
Una prova, solo poche ore fa. Con buona pace di un incredulo Raffaele Mammoliti (Pd), la riunione di Seconda Commissione consiliare “Bilancio” (presidente, Antonio Montuoro di Fratelli d’Italia) sul tema è durata appena otto minuti in tutto, rinvio della rimodulazione del Piano azione-coesione incluso.
Ma accade quel che non t’aspetti. I quattro capigruppo in dotazione all’opposizione – il piddino Nicola Irto, il pentastellato Davide Tavernise, Amalia Bruni del Misto e Ferdinando Laghi per i demagistrisiani – erano tutti rigorosamente decisi ad alzare i toni del conflitto, anche per dimostrare che l’opposizione non è affatto inesistente come dicono quei cattivoni della stampa. E pronti anche a lasciare l’Aula, nel caso in cui osservazioni ed emendamenti fossero ignorati da Giunta e maggioranza per l’ennesima volta.
Clima teso e contestazioni fittissime
Il “clima” è stato ben chiaro fin dalle prime battute, quando il segretario regionale e capogruppo dèm Irto ha redarguito aspramente il centrodestra, e il presidente del Consiglio regionale Filippo Mancuso in particolare, per aver consentito che la prima ‘storica’ riunione calabrese dei presidenti delle Commissioni dell’Unione europea si svolgesse in una città diversa da Reggio Calabria e, soprattutto, in un luogo differente da Palazzo Campanella, togliendo centralità al Consiglio. Passo falso ammesso da Mancuso, che ha fatto però presente che la ferita è già stata “suturata”.
Dopodiché, ostilità aperte. Dopo l’essenziale esposizione del relatore leghista Pietro Raso, la Multiutility è stata “impallinata” per tutto il tempo con rilievi ipercritici. Dalla Bruni («Totale incapacità strategica e di visione in tema di rifiuti, occorrono una grande campagna di sensibilizzazione alla differenziata e risolvere la contrapposizione creata tra Sorical e l’Azienda speciale consortile Acque pubbliche»), a Ernesto Alecci, che ha insistito sulla necessità di considerare la termovalorizzazione l’extrema ratio e di puntare tutto su una differenziata che consenta anche introiti importanti. E Tavernise: «Sull’idrico, ho chiesto le dimissioni del presidente dell’Aic, il sindaco di Rende Marcello Manna. Sui rifiuti, senza preclusioni ideologiche, l’importante sarebbe risolvere i problemi: ma la concertazione va assicurata, assurdo coinvolgere l’Anci dopo l’approvazione della misura in Commissione, incomprensibile il raddoppio dell’impianto di Gioia Tauro che oggi è un inceneritore, non un termovalorizzatore, ma anche essere ambientalisti ‘di mattina’ e ‘di sera’ far bruciare i soli rifiuti della Tirrenica reggina… se dev’essere così, propongo di chiuderlo del tutto».
Quattro ore di lavori, poi emergono i due “macigni”
Si va avanti dalle 12,30 fino alle 16 e oltre: al momento di tentare il voto, emergono i due nodi formali che rendono pericolosissima l’operazione. Il provvedimento non vanta il parere del Cal (il Consiglio delle Autonomie locali), che in questo caso è obbligatorio, benché non vincolante. E poi, come farà il centrodestra ad approvare l’Ato regionale unico – rileva il piddino Alecci – se l’articolo 54 dello Statuto regionale al suo terzo comma prevede che «Enti, aziende e società regionali, anche a carattere consortile» possano essere istituiti solamente «con legge approvata a maggioranza di due terzi dei componenti» dell’Assemblea, ossia col “via libera” di almeno 21 consiglieri regionali?
I presidenti di Giunta e Consiglio regionale “schiumano”, non ci stanno.
Roberto Occhiuto, in particolare, arringa l’Assemblea: ma insomma, non c’è più tempo da perdere (concetto poi ripreso dall’assessore al Turismo Fausto Orsomarso), davvero voi esponenti delle forze d’opposizione volete che la Calabria rischi di nuovo di perdere 100 milioni di euro del React-Eu per questioni di forma?
Ma dopo un primo break, un secondo break, c’è persino un’interruzione con celere riunione dei capigruppo e un’accorata consultazione di alcuni dirigenti-chiave. Appare sempre più chiaro che un’eventuale impugnazione non lascerebbe scampo a una normativa approvata con questi due vizi di forma.
Se ne riparla sùbito dopo Pasquetta…
Chiaramente, il centrodestra “non ci sta”; e Occhiuto invita alla ‘sfida’, ad «assumersi le proprie responsabilità» in sostanza votando e poi – in pratica – “come va, va”…
Al terzo rientro in Aula, invece, arriva l’annuncio del presidente Mancuso (evidentemente in totale sintonia col presidente della Giunta, Roberto Occhiuto): abbiamo scherzato, si torna in Aula il 19 aprile per approvare l’Ato unico regionale. Con 21 consiglieri a favore, stavolta: il senso è quello.
Ora l’asticella s’è alzata, ma per il centrodestra non dovrebbero esserci particolari problemi per farcela.
Però, certo, il madornale scivolone in termini formali, la tremenda figura rimediata in Aula, la perdita di tempo rimangono: l’inevitabile “strigliata” da parte del Governatore calabrese dovrebbe contribuire a evitare ulteriori passi falsi.