Accolta la proposta del presidente della commissione Sanità Laccoto. E’ il piano che mette a rischio uno dei punti nascita di Papardo e Piemonte
Il tanto contestato decreto sui punti nascita, che taglierebbe 27 reparti nell’Isola (tra cui uno tra ospedale Piemonte e Papardo), è stato momentaneamente sospeso. E’ quanto emerso dall’ultima seduta della commissione Sanità dell’Ars, in cui è stato deciso, appunto, di sospendere per almeno un mese la pubblicazione ufficiale del decreto. «I confronti costruttivi – ha commentato l’assessore alla Sanità Massimo Russo – improntati al rispetto delle regole, degli accordi nazionali e con il contributo delle comunità scientifiche producono inevitabilmente effetti positivi. Si è compreso che il decreto sui punti nascita è diretta conseguenza del Piano sanitario regionale, già approvato dalla Commissione e dell’accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni ed è stato messo a punto nell’interesse della sicurezza delle madri, dei bambini e degli operatori sanitari che hanno il diritto di lavorare nelle migliori condizioni».
Sul problema delle deroghe Russo afferma di aver accettato la proposta del presidente della commissione, il deputato messinese del Pd Giuseppe Laccoto, «perché una pausa di riflessione potrà senz’altro giovare alla politica per fare scelte oculate e opportune. Non ho alcun pregiudizio a rimodulare le deroghe, anche a cancellarle, se ciò sarà ritenuto opportuno, purché ciò avvenga nel rispetto di parametri oggettivi e nella massima trasparenza. Sono certo che una più approfondita conoscenza del decreto servirà a rasserenare le comunità coinvolte sul fatto che la riorganizzazione del percorso nascita, al di là delle evidenti strumentalizzazioni di questi giorni, darà maggiori garanzie alle pazienti e agli stessi operatori sanitari perché sarà mantenuta l’assistenza nei presidi ospedalieri con un ginecologo e un’ostetrica, eventuali trasferimenti saranno assicurati da ambulanze dedicate, potenzieremo contestualmente i servizi di trasporto per le emergenze neonatali (Sten) e per il trasporto ma terno-assistito (Stam), e verrà implementata l’attività dei consultori».
Le deroghe previste, al momento, erano cinque: Corleone, Nicosia, Bronte, Mussomeli e Santo Stefano di Quisquina. I criteri che hanno portato a queste eccezioni sono stati spiegati dallo stesso Russo: la difficoltà di garantire, entro un’ora, il trasferimento delle pazienti verso strutture di secondo livello, l’ampiezza dell’area territoriale di riferimento e una media, nel quinquennio, di almeno 150 parti all’anno. Per quanto riguarda le isole minori, Russo ha ricordato che a Lipari si è registrata negli ultimi anni una percentuale molto elevata di bambini con pesanti deficit dovuti al parto. «A Lampedusa che è una grande isola – ha spiegato Russo – non è previsto il punto nascita ma solo un poliambulatorio eppure anche le mamme dell’isola, oltre alle tante donne immigrate, hanno partorito regolarmente e con la massima assistenza».
Intanto, in attesa degli sviluppi del “mese di riflessione”, la Commissione ha ritenuto di convocare un nuovo incontro esteso alla partecipazione dei sindaci dei territori interessati oltre che agli esponenti della Società di ginecologia per giungere a una revisione dei criteri delle deroghe e far sì che anche laddove è previsto l’accorpamento dei punti nascita si realizzi un tutt’uno con la guardia ostetrica che dovrà essere operativa 24 ore su 24.
Dal consigliere provinciale de “La Destra”, Giuseppe Saya, arriva una provocazione: «Mettiamo a bordo dell’aliscafo Ustica Lines l’assistenza medica per le donne gravide. Razionalizzare la spesa sanitaria vuol dire individuare gli sprechi di gestione non tagliare indiscriminatamente ospedali o punti nascita». Saya ha presentato un’interrogazione al presidente della Provincia Nanni Ricevuto sul rischio chiusura di altri centri nascita e sull’ospedale Piemonte «che bisognerebbe accorpare all’Asp 5».
Nonostante si possa constatare dai politici messinesi la volontà di voler salvaguardare,il più possibile, l’Ospedale Piemonte credo che tale volontà non basti. Garantire il funzionamento di tale struttura dovrebbe essere un interesse collettivo, un imperativo morale, espressione della volontà popolare in quanto, eliminare tale presidio, comporta a posteriori conseguenze diverse che ricadranno,inevitabilmente sulla cittadinanza, sulla possibilità di aver garantito in pieno il diritto alla salute, sancito dalla nostra Costituzione.
Di conseguenza ( mi rivolgo alla popolazione messinese) è necessario svolgere un azione di massa per favorire il mantenimento dell’ Ospedale,che rappresenta il cuore della città, in modo tale da non pentirci, un giorno ,di non aver agito in tempo.