Udc e Fratelli d'Italia disertano l'obbligo che la legge sulla massoneria ha creato: non depositeranno alcuna dichiarazione sulla loro appartenenza a logge
Continua a far discutere la legge "Fava" all'Ars che impone l'obbligo di dichiarare all'ufficio di presidenza se si appartiene o meno ad associazioni massoniche. Dopo il lungo dibattito in aula che ha tenuto testa per più di tre settimane, l'obbligo è esteso anche ai sindaci e ai consiglieri. E' la prima legge in Italia che impone questo tipo di dichiarazione con annesse sanzioni per i 70 deputati siciliani.
Questa mattina però i due capigruppo di Udc e FdI all'Ars hanno depositato una "dichiarazione di non dichiarazione" in cui sostanzialmente comunicano al Presidente Micciché che non intendono dichiarare se appartengono o meno a logge massoniche. Secondo i due deputati – Eleonora Lo Curto e Antonio Catalfamo – la legge avrebbe dei profili di incostituzionalità gravi perché minaccia la libertà di pensiero e di affiliazione ad associazioni.
“Una legge ingiusta, iniqua e discriminatoria va contrastata con tutti i mezzi possibili – si legge nel comunicato congiunto – Abbiamo dato questa valutazione alla legge regionale 18 del 2018 e per tale ragione oggi abbiamo depositato, presso la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, una dichiarazione con la quale rinunciamo al termine di 45 giorni per dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. Comprendiamo che ora ci troviamo nella condizione di soggetti passibili di sanzione da parte del presidente dell’Ars, ma la nostra odierna determinazione deriva dalla consapevolezza di agire in ossequio alla Costituzione Italiana ed ai principi di “non discriminazione” e di “tutela della libertà di associazione”, previsti e sanciti dagli articoli 3 e 18”.
“Puntiamo a far impugnare la legge dinanzi la Corte Costituzionale – proseguono – per ottenere la pronuncia di illegittimità costituzionale e tutelare i diritti dei cittadini siciliani ma anche di tutti i Sindaci e i consiglieri comunali che invitiamo a desistere, in vista della scadenza del 3 dicembre, non sottoscrivendo una dichiarazione che solo un regime totalitario e non uno Stato di diritto, potrebbe permettere.”
I due parlamentari regionali annunciano di avere già dato mandato ai legali Enzo Palumbo di Messina, Andrea Pruiti Ciarello di Capo d’Orlando e Rocco Todero di Catania di impugnare la legge regionale 18/2018 davanti alla Consulta.