Il sindaco ha seguito a distanza i lavori dell'aula e dopo l'approvazione del nuovo regolamento del consiglio comunale fa un plauso e dice grazie al civico consesso. Ma non mancano le frecciate agli oppositori
E alla fine tornò il sereno. Non si sa quanto durerà, alle porte c’è un fine settimana fittissimoche vedrà sindaco e aula tra gli scranni di Palazzo Zanca per discutere della relazione di inizio mandato, delle misure del “Salva Messina” e delle dimissioni annunciate, presentate ma non ancora irrevocabili. Intanto però, dopo giorni di “rimproveri”, accuse e appelli a un maggiore senso di responsabilità, nonostante finora questo consiglio non abbia mai mostrato di essere distratto o menefreghista, ecco il plauso di De Luca all’aula. Con l’approvazione delle modifiche sul regolamento del consiglio, l’aula ha messo il proprio cappello su una delibera che ha scansato quella che era stata presentata dal sindaco, ma De Luca incassa il risultato di aver portato il consiglio nella direzione che lui stesso aveva tracciato.
«Ho appreso che il consiglio comunale ha approvato con una maggioranza bulgara il nuovo regolamento di funzionamento de consiglio comunale e ciò mi fa ben sperare nel chiudere una pagina di vecchia politica che ha fatto tanto male alla città ed alla democrazia compiuta, cioè quella della responsabilità e delle decisioni».
De Luca legge questo voto come un ulteriore segnale di apertura: «Ringrazio tutti i consiglieri comunali per questo ulteriore gesto di fiducia nei miei confronti e sul nuovo metodo che dobbiamo condividere e portare avanti per far riacquistare credibilità alla politica ed al palazzo municipale».
Non manca però una frecciata agli oppositori del Pd che in aula hanno dato battaglia: «Mi auguro che nei prossimi due consigli comunali prevalga come stasera il buon senso e l’amore per la città isolando i parolai di professione che in nome della democrazia tentano, stavolta invano, di continuare con la vecchia politica dei rinvii e delle non decisioni utilizzando il consiglio comunale come un mero palcoscenico per giustificare la propria esistenza».
Francesca Stornante