Il regolamento per l’affidamento degli incarichi esterni al Vittorio Emanuele finisce nuovamente al centro delle polemiche. Cgi, Uil e Fials denunciano i primi casi: “Buttati alle ortiche i diritti delle maestranze”
Tanto rumore per nulla. Così in sintesi le tre sigle sindacali Cgil-Slc, Uilcom, Fials riassumono quanto accaduto nei mesi scorsi quando, per porre argine ad un regolamento che in alcune norme appariva ostico per precari, maestranze ed orchestrali, vi furono una serie di incontri con il sindaco alla presenza dei vertici del Teatro Vittorio Emanuele. Alla fine, dopo assemblee e proteste si è arrivati,il 30 ottobre alla predisposizione di un regolamento per disciplinare gli incarichi con i professionisti esterni.
“E’ un regolamento- scrivono Giuseppe Di Guardo, Antonio Di Guardo e Carmelo Tavilla- di fatto butta alle ortiche i diritti ed i sacrifici di tutte quelle maestranze, attraverso le tante “dubbie discrezionalità” contenute nel testo, disconoscendo i diritti fondamentali della nostra società. Infatti, “grazie” a questo regolamento, nessuno potrà più ricorrere all’intervento del tribunale per il riconoscimento di un proprio diritto, senza incorrere nella esclusione da questi albi. Un esempio: i tre lavoratori assunti di recente con un testo di contratto partorito dall’Ente come “Lettera d’incarico per prestazioni occasionali” e che abbiamo contestato attraverso una denuncia alle autorità competenti, vede, ad oggi, non ancora retribuiti i tre giorni di lavoro svolti. Quindi, in casi come questi, i tre operai non possono ricorrere al giudice, pena la cancellazione dall’albo con la conseguente certezza di non poter più lavorare. Se questo è “cambiare il Teatro dal basso”, così come l’instancabile Sindaco ripete allora più che dal basso al Vittorio, con questa conduzione, si è veramente caduti in basso, azzerando e calpestando ogni diritto, persino quello di chiedere ed aver riconosciuto il pagamento di un lavoro svolto, pena l’epurazione dalle liste che sembrano più di proscrizione che altro”.
Le tre organizzazioni sindacali si soffermano poi sul primo contratto proposto ai professori d’orchestra, per lo spettacolo “I 100 anni di Charlot”, che definiscono “ una vera accozzaglia di leggi e regolamenti, intrisi di quella arroganza che sta caratterizzando la conduzione di questo Ente e che tenta di mascherare incapacità gestionali ed organizzative. La vera chicca di questo contratto che rasenta quelli utilizzati durante il “famoso ventennio” per alcuni passi in esso contenuti è l’individuazione del “progetto”. È questo l’elemento essenziale per l’affidamento di incarichi a collaboratori esterni; dovrebbe, quindi, essere specificato se il progetto corrisponde all’intera stagione o se la stessa, è composta da tanti piccoli “progetti” approvati e definiti di volta in volta, per aggirare l’ostacolo della tipologia di contratto in uso”.
Quanto alla vicenda relativa alle tre maestranze i sindacati hanno deciso di inoltrare denunce agli organi competenti, partendo dal presupposto che il personale dell’area tecnica in organico al Teatro, è stato da sempre insufficiente per poter svolgere le attività ordinarie di palcoscenico in quasi tutti i settori (fonici, macchinisti, attrezzisti, elettricisti, ecc.). Fin dal 1996, il teatro ha sopperito attraverso le assunzioni di maestranze specializzate che dopo aver superato le audizioni sono stati inseriti in graduatorie distinte per attività professionali e poi venivano assunte con contratti di lavoro subordinato.
“Quest’anno l’E.A.R- si legge nella denuncia inoltrata all’assessorato regionale al turismo e allo spettacolo, al sindaco ed all’ufficio del lavoro- ha deciso di avvalersi delle professionalità di questi stessi lavoratori proponendo un contratto che le scriventi OO.SS. ritengono assolutamente anomalo. Infatti i tre contratti necessari per la messa in scena dello spettacolo “DOTS, LINES AND THE CUBES”, risultano assolutamente fuori da qualsiasi presupposto giuridico. Le consulenze professionali o le prestazioni occasionali professionali, dal punto di vista normativo, sono definite prestazioni d'opera e fanno riferimento agli articoli dal 2222 al 2228 del codice civile; se si tratta di prestazioni d'opera intellettuali, agli articoli 2229-2230 e seguenti sempre del codice civile. Nello specifico i tre lavoratori sono, contrariamente a quanto preveda “La lettera d’incarico per prestazioni occasionali”, strettamente legati ad una serie di vincoli quali: vincolo di subordinazione, in particolare i vincoli di orario della prestazione imposti dal teatro; il requisito dell'unicità e della saltuarietà: viene affidato un unico incarico, anche se l'assolvimento dello stesso richiede una serie di atti esecutivi da compiersi nel corso di un certo periodo di tempo e concatenandoli a tutta l’organizzazione della messa in scena dello spettacolo; l’impiego di mezzi organizzati di proprietà esclusiva dell’Ente. Si ritiene, infine, che la lettera d’incarico per prestazione occasionale sottoposta all’accettazione dei tre lavoratori, mascheri una forma di reale prestazione lavorativa subordinata”.
Le organizzazioni sindacali chiedono quindi alle istituzioni di operare, per quanto di competenza, un controllo di verifica sulla validità dei contratti rispetto all’utilizzo reale che l’Ente sta facendo.
Rosaria Brancato