Quando una società rinuncia ai giovani il declino è inevitabile.
Leggo i temi dei ragazzi premiati con la Borsa di studio Cavaleri che Tempostretto ha deciso di pubblicare in accordo con Massimiliano Cavaleri e mi emoziono. I testi sono pieni di valori, speranze, ideali, generosità verso l’altro, desiderio di vivere in pienezza la bellezza dell’essere umani. Siamo ben lontani insomma dal cinismo e dall’ipocrisia che domina il mondo degli adulti. Ma soprattutto siamo ben lontani dai luoghi comuni che circondano i giovani e li descrivono, con supponente superficialità, privi di interesse verso la società, vuoti, immersi senza rimedio nei loro smartphone,nei video-giochi e nei social.
Non mollare mai
Non correrò il rischio di cadere anch’io nelle generalizzazioni. So che una parte dei giovani è afflitta da questa componente di inedia, di pigrizia mentale, di conformismo. Ma so anche che molti di loro hanno un’aspirazione ideale, un brivido di sentimenti, una voglia di cambiare il mondo che troppo spesso non hanno modo di esprimere e rischia di farli implodere.
A tutto questo universo la mia generazione e quelle immediatamente precedenti hanno rubato il futuro. I cinquantenni di adesso sono forse gli ultimi ad avere avuto il privilegio di coltivare in gioventù le loro aspirazioni, convinti di poterle realizzare. Dopo è stato tutto un succedersi di disillusioni, di arretramento dei diritti, di impoverimento economico e culturale che ha trasformato i sogni dei giovani in incubi e li ha indotti a guardare con disorientata preoccupazione agli anni in cui sarebbero dovuti diventare protagonisti nella società.
Nonostante questo, però non hanno mollato mai, hanno studiato, si sono specializzati, non hanno fatto un passo indietro rispetto al loro desiderio di riuscire e alle attese caricate su di loro, pur consapevoli delle insidie a cui andavano incontro. Non hanno mollato mai e continuano a non mollare, senza dare sazio ai problemi.
Insomma i giovani, pur nelle avversità che abbiamo creato per loro, continuano ad essere migliori di come vengono descritti. Ed è per questo che alzare barriere sempre più alte all’ingresso dei nostri ragazzi in ruoli chiave, alla fine danneggia tutti. Perché, mantenendoli ai margini, non potremo beneficiare della loro spinta di innovazione e la nostra società si piegherà sempre di più su se stessa. E sarà inevitabile se saranno sempre i vecchi a comandare, con la loro resistenza al cambiamento, con le loro false convinzioni, con il cinismo dettato dalle esperienze di vita compiute in un mondo sbagliato.
Attenzione: non credo al giovanilismo a tutti i costi senza tenere conto delle competenze. Credo soltanto che le capacità si debbano pretendere ma si debbano anche saper riconoscere e valorizzare. Solo così il nostro paese potrà riprendere il suo cammino.
I giovani possono cambiare Messina
Questo ragionamento vale per l’Italia e vale soprattutto per Messina, dove, tranne rare eccezioni, non esistono realtà pubbliche o private in cui i giovani siano protagonisti. Avrebbero tutte le capacità per farlo ma vengono respinti o addirittura nemmeno considerati e per questo vanno via.
Allora, se veramente vogliamo che la nostra città progredisca, esca dai confini asfittici del suo provincialismo, si apra a mondi nuovi, dobbiamo fare in modo che i giovani restino e che tornino quelli che sono andati via. E l’unico modo per farlo è decidere di dare il giusto peso al loro bagaglio culturale, ideale e professionale, creando il contesto più propizio alla realizzazione dei loro sogni.