"Bazzecole rispetto ai miliardi spesi per salvare banche o per il Mose in questi anni...."
“Lei ha visto le baraccopoli di Messina ed è rimasta senza parole. Ed è solo uno dei tanti aspetti che dimostrano come esista un’altra Italia: da un lato quella vera e dall’altra la colonia. La Sicilia. Nel 2011 il progetto per il Ponte era definitivo ed era costato 298 milioni. Bazzecole rispetto ai 15 miliardi spesi per salvare banche in questi anni, o i 5 miliardi per il Mose dal 2003 ad oggi…..Il progetto c’era, Monti ha liquidato la Stretto di Messina, ma il progetto definitivo c’è ancora”.
Rete civica: sì al Ponte
Più di tutto sono stati i numeri snocciolati da Fernando Rizzo della Rete civica infrastrutture a stupire l’ex ministro Mariastella Gelmini, a conclusione della visita nelle baraccopoli messinesi. In un breve incontro al Toro Nero i rappresentanti della Rete Civica hanno sostenuto le ragioni del sì al Ponte sullo Stretto invitando la capogruppo forzista alla Camera a riprendere la battaglia tanto cara un tempo a Berlusconi.
Basterebbero 4 miliardi
“Non avere ferrovie in Sicilia che siano collegati ai porti è un problema non solo per l’isola ma per il Paese intero- ha continuato Rizzo– Ormai i traffici mondiali che passano dal Canale di Suez preferiscono andare a Rotterdam piuttosto che passare a solo un giorno mezzo dal porto di Augusta. Altro che un ponte, ormai ce ne vorrebbero 4 per risollevare la situazione. Eppure basterebbero appena 4 miliardi di euro per realizzare il Ponte, compresi 30 km di gallerie in Sicilia e Calabria”
La tesi di Rete civica e infrastrutture è che il collegamento stabile tra le due sponde si possa fare senza ricorrere al project financing, lasciando che sia direttamente lo Stato a investire su un’opera che, oltretutto comporterebbe migliaia di posti di lavoro.
“A chi giova non farlo?…”
“Il porto di Genova ha un gettito di Iva pari a 3 miliardi l’anno. Gioia Tauro appena 18 milioni. Con i 3 km di ponte finalmente le Ferrovie arriverebbero in Sicilia e sarebbero collegate ai porti. Ora le domando: a chi giova non fare il Ponte? La risposta è semplice….”
Il caro voli
Maria Fernanda Gervasi si è soffermata sulla progressiva emorragia di giovani collegata al gap di infrastrutture. Una situazione drammatica che diventa paradossale con il caro voli per quanti provano a tornare in famiglia nei periodi delle feste.
Mollica: sì al Piano Incalza
E’ stato infine Giovanni Mollica a presentare una lucida analisi del contesto economico e dell’inevitabilità del condividere la battaglia per il Ponte se si vuol superare il gap. Facendo riferimento al Piano Incalza come possibilità per interrompere la decrescita del sud e togliere alibi alla classe dirigente, Mollica ha posto l’accento sulle risorse europee a rischio.
“Dei 27 miliardi stanziati dall’Europa per il Sud nel periodo 2014-2020 ne sono stati certificati solo 7 e spesi appena 3 in sei anni…- ha detto Mollica-E’ evidente che rischiamo di perdere tutte le risorse”. A conti fatti l’unico progetto definitivo sul quale puntare è il Ponte sullo stretto che Mollica, con riferimento all’indotto ed al movimento che sarebbe collegato alla costruzione ha definito “Un Expo che dura 10 anni…”
Distanze incolmabili
Presente all’incontro con la Gelmini anche la parlamentare Matilde Siracusano, che sul Ponte ha provato a riaccendere gli animi dei colleghi azzurri. C’è un vuoto di nove anni da coprire, ma soprattutto una politica nazionale sempre più sbilanciata verso le Regioni del Nord. Lo stupore con il quale l’ex ministro Gelmini ascoltava le dichiarazioni degli esponenti della Rete, così come quello espresso nella visita nelle baracche, sono la dimostrazione di quanto l’isola sia sempre più isola. E di come un Ponte reale riuscirebbe solo in minima parte a colmare le distanze che mezzo secolo e più (probabilmente sin dall’Unità d’Italia in verità) si sono create tra la Sicilia e lo stivale.
Più che l’elenco di ciò che va fatto, sembra l’elenco di quello di ciò che non hanno voluto fare.
Una specie di ammissione di colpa.
Quando si pensa che l’interlocutore sia irrimediabilmente stupido, si agisce in questo modo.
Il Ponte costa meno del reddito di sudditanza pentastellato, e genera lavoro in cascata; nelle industrie interessate, come nel terziario, rimesso in moto da chi ha un reddito per acquistare. E, soprattutto, si pagano le tasse e lo Stato può investire in Sicurezza, Sanità ed Istruzione, ma certe regole economiche non le diciamo. Continuiamo a regalare soldi per non creare lavoro e rendere sudditi i cittadini…
Il ponte costa molto meno del reddito di sudditanza dei cari grillini, ma con ricadute utili in termini di economia a dir poco notevoli. Lavoro, non sudditanza attraverso mance elettorali, lavoro che da lavoro; alle industrie, ai fornitori di queste, alle strutture incaricate dei lavori in loco, alla manutenzione, al turismo. Persone che, con un reddito reale, pagano le tasse e possono permettersi acquisti, rilanciando altri settori economici oggi fermi. Ma a qualcuno va bene la sudditanza, quindi giù con il rinnovo del reddito dei sudditi, un costo morto e non un investimento, un costo a danno dei poveri, più poveri.