Eliminato proprio all'ingresso dello svincolo del San Filippo, La Boccetta avrebbe creato problemi nella spartizione dei biglietti d'ingresso al campo. Questa una delle cause che ha decretato la sua morte, decisa e progettata dentro le mura del carcere di Gazzi.
Angelo Bonasera era a casa sua a Giostra quando i carabinieri del Maggiore Ivan Boracchia sono andati ad arrestarlo e condurlo a Gazzi, chiamato in causa per un omicidio di 11 anni fa. L’operazione è stata battezzata a lui, Calispera è infatti la traduzione greca per “buonasera”. L’ordinanza è stata notificata in carcere a Rossano anche a Giuseppe Pellegrino, noto nell’ambiente come “Arancino”. E’ una operazione che promette ulteriori sviluppi quella portata a compimento ieri dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri, che procuratore hanno ricostruito i retroscena ancora inediti dell’omicidio di Francesco La Boccetta, freddato a tarda sera, il 13 marzo 2005.
La sua eliminazione ha aperto la “Mattanza “ tra i clan cittadini che ha lasciato sul campo 5 morti in un anno. A scongiurare la guerra di mafia sono state due successive retate delle forze dell’ordine, che hanno svelato come i boss continuavano a tirare le fila del malaffare da dietro le sbarre del carcere.
Attraverso telefonini fatti entrare da guardie compiacenti, attraverso i pizzini e i colloqui in carcere coi familiari, durante l’ora d’aria all’interno del carcere, boss e gregari continuavano a dettare legge, oggi come ieri.
Anche l’omicidio di La Boccetta sarebbe stato decretato in carcere. A confermarlo, chiamando in causa i due pregiudicati arrestati ieri, è stato Daniele Santovito, condannato in via definita per lo stesso omicidio ed esponente di spicco della mala messinese. Santovito ha confermato le dichiarazioni già rese da boss del calibro di Gaetano Barbera e del pentito Salvatore Centorrino, ed ha aggiunto alcuni particolari inediti, facendo il nome di Bonasera e Pellegrino.
Non soltanto: Centorrino ha indicato i nomi degli altri affiliati che all’inizio del decennio scorso avrebbero gestito il giro di usura insieme a La Boccetta, creando dissensi all’interno del clan. Ma le ulteriori dichiarazioni del pentito sono ancora top secret, coperte dai più ristretti omissis. Intanto da domani Bonasera e Pellegrino compariranno davanti al GiP Maria Militello per l’interrogatorio di garanzia e decideranno se tacere o rispondere, difendendosi dalle accuse rivolte loro da Santovito.
A decretare la morte di La Boccetta, racconta Santovito, sono stati i malumori da lui creati in seno al gruppo per diverse ragioni. La goccia che fece traboccare il vaso fu la spartizione dei biglietti per l’ingresso allo stadio San Filippo. La Boccetta fu freddato proprio all’ingresso dello svincolo, ad un passo dallo stadio. I biglietti erano frutto del pizzo applicato dai clan alla società che gestiva i servizi all’interno del campo sportivo e La Boccetta a quanto pare “rompeva le scatole” anche sui proventi dell’usura:
“Ci siamo accorti che il La Boccetta e gli altri ci stavano fregando. L’origine del malcontento mio e degli altri soggetti appartenenti al gruppo Trischitta e che erano in carcere con me, nei confronti del La Boccetta, era da ricollegare a una serie di mancati introiti, derivanti dalle varie attività illecite. Tra le altre, ha avuto un notevole peso per la vicenda relativa alla spartizione dei proventi dell’estorsione fatta ai danni delle ditte che gestivano i servizi all’interno del campo sportivo S. Filippo. Tra l’altro ho scoperto che..omissis..a mia insaputa, prestava soldi a usura, non solo per mio conto ma anche per conto di La Boccetta e …ad un tasso mensile del 35% (…)…dopo diversi incontri all’interno del carcere coi i predetti nel corso dei quali si continuava a discutere del comportamento del La Boccetta…ad un certo punto, circa 20 giorni prima rispetto a quando venne poi materialmente compiuto l’omicidio, durante il passeggio io, Centorrino, D’Arrigo Marcello, Angelo Bonasera e non ricordo se vi fosse anche il Pellegrino, avevano un interesse diretto all’eliminazione del La Boccetta perché facevano parte del gruppo Trischitta, e se uno di noi non fosse stato d’accordo all’eliminazione questa non si sarebbe potuta effettuare, anche perché in nessun momento durante il periodo di programmazione e discussione in ordine all’omicidio nessuno aveva mai manifestato espressamente alcun dissenso; anzi, gli altri cercavano solo di aspettare un pretesto più pesante ma tutti dicevano che quando sarebbe stato il momento sarebbero stato tutti d’accordo nel farlo. Anche se non ricordo…se il Pellegrino fosse presente al momento della decisione definitiva, ha sempre partecipato in varie occasioni alle discussioni sulla opportunità o meno di procedere all’omicidio, e nonostante anche lui avesse un atteggiamento di cautela si è sempre mostrato favorevole alla decisione di uccidere il La Boccetta ove se ne fossero presentate le condizioni giuste”.
Alessandra Serio