Ecco tutti i retroscena dell'Operazione Pathology, dal ruolo dei patronati a quello dei medici compiacenti.
Gira tutto attorno alle truffe all’INPS e alla compiacenza di dottori, medici e funzionari la maxi inchiesta Pathology che, stamani, ha scoperchiato una vera e propria “catena di montaggio” di cui facevano parte attivamente ben 102 persone. L’operazione, scattata per mano dei carabinieri della Compagnia di Messina, ha chiuso il cerchio su un sistema ben collaudato che, secondo le ipotesi degli inquirenti, andava avanti da anni. Sotto il coordinamento della Procura di Patti, nella persona del Procuratore Capo Rosa Raffa, è stato così possibile far emergere dettagli, retroscena e modus operandi di un’associazione dedita, a vario titolo, a corruzione, truffa aggravata ai danni dell’INPS, falsa perizia, falso in atto pubblico e altro.
PROVVEDIMENTI CAUTELARI. Il provvedimento siglato dal Gip del Tribunale di Patti, Eugenio Aliquò, conta 35 misure cautelari eseguite stamani dai Carabinieri del Comando Provinciale di Messina. Ecco i nomi e le disposizioni: Anna Ricciardelli (carcere), Francesco Piscitello (carcere), Teresa Notaro (domiciliari), Maria Di Gaetano (domiciliari), Antonino Pino (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Vincenzo Princiotta (domiciliari), Ilenia De Luca (domiciliari), Rosaria Lo Presti (domiciliari), Genoveffa Chiarello Scaffidi (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Giusi Mincica (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Genoveffa Cadili (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Giuseppe Armeli (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Sebastiano Conti Nibali (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Salvatore Giuseppe Palmeri, Stefano Marra (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Nuccio Mangano (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Daniela Calarese (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Francesco Di Giorno (obbligo di dimora nel Comune di Residenza), Antonino Ventura (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 12 mesi), Margherita Salpietro (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 12 mesi), Antonino Furnari (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 8 mesi), Rosario Germanà (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 8 mesi), Giovanbattista Bruni (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 8 mesi), Pippo Spatola (interdizione dall’esercizio del pubblico ufficio o servizio per 8 mesi), Bruno Fazio (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Giuseppe Fulco (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Maria Saturno (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), David Fazio (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Giovanni Pino, Giuseppe Di Santo (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Rosario Vincenzo Di Stefano (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Marianna Farac (divieto di esercitare la professione per 12 mesi)i, Jole Donzì (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Maria Giovanna Barbitta (divieto di esercitare la professione per 12 mesi), Giorgio Carmelo Giannitto (divieto di esercitare la professione per 12 mesi).
GLI ALTRI INDAGATI. L’inchiesta conta 102 indagati tra cui anche quelli raggiunti da provvedimento cautelare. Ecco tutti i nomi: Elegina Stazzone, Salvatore D’Angelo, Biagio Vicario, Carmela Fragale, Carmela Pruiti, Antonina Pruiti, Maria Concetta Raffaele, Teresa Foresto, Salvatore Vicario, Carmela Galati Pricchia, Salvatore Condipodero, Giuseppe D’Amico, Eleonora Gentile, Carmelo Verecci Fano, Francesco Lo Iacono, Maria Antonia Balgo, Giuseppe Miceli, Maria Tindara Di Marco, Agata Napoli, Giacomo Magistro Contenta, Salvatore Buttò, Pietro Dovico Lupo, Vincenza Giaimo, Maria Ciminello, Giuseppe Panissidi, Domenico Amodeo, Vincenzo Canciglia, Cono Virecci Fano, Grazia Pagana, Michele Saitta, Angelo Paratore, Rita Murabito, Paolo Ioppolo, Antonio Milici, Stefania Rifici, Giuseppe Araca, Maria Catena Giuttari, Sandra Natoli, Maria Galvagno, Chiara Rossi, Francesca Merlo, Rosa Ermito, Rosa Ricciardi, Angelo Scaglione, Angela Decembrino, Lucia Rappazzo, Antonia Campo, Diana Annino, Rosaria Patanp, Teodoro Lutupitto Di Luca, Francesco Blancuzzi, Giuseppe Serafina Sgrò.
IL SISTEMA. L’associazione principale, facente capo all’avvocato Anna Ricciardi e al dottore Francesco Piscitello, utilizzava un sistema ben collaudato che, lo stesso Procuratore Capo del Tribunale di Patti, Rosa Raffa, ha definito una “catena di montaggio del falso”. Il primo tassello era costituito dal ruolo dei Patronati e degli studi di consulenza fiscale quali “procacciatori” di clienti. Molti cittadini che avevano visto negato il riconoscimento, da parte dell’INPS, di benefici assistenziali (pensioni di invalidità, riconoscimento dello stato di portatore di handicap o diritto di accompagnamento) si rivolgevano a questi istituti di assistenza per richiedere aiuto. Questi li indirizzavano a loro volta verso il “gruppo” promettendo una risoluzione positiva nei ricorsi presentati al Tribunale del Lavoro. Una vittoria che, Ricciardi e Priscitello, riuscivano a garantire grazie all’appoggio e alla compiacenza di medici professionisti che rilasciavano falsi certificati. Questi stessi certificati venivano dunque elaborati sia da dottori che lavoravano all’interno di strutture pubbliche sia dai cosiddetti CTU, ovvero i medici di consulenza tecnica in un processo civile. In questo modo, i cittadini ricorsisti (supportati dall’associazione) riuscivano sempre a vincere le cause e farsi rimborsare dall’INPS. In quest’ultima fase entravano in gioco anche i funzionari compiacenti dell’ente pubblico che, abusando della loro posizione, garantivano una veloce liquidazione del denaro.
IL RUOLO DI PATRONATI E STUDI DI CONSULENZA. Lo studio di consulenza fiscale di Princiotta e della moglie De Luca, secondo le indagini, svolgeva il ruolo di “procacciatore” di clienti da poi inviare a Ricciardello e Piscitello. Allo stesso modo agiva il Patronato gestito da Lo Presti. Erano loro, secondo gli inquirenti, a consigliare ai cittadini di rivolgersi all’avvocato Ricciardello ed al suo intero sistema. A supporto dell’inchiesta Pathology vi sono numerosissime intercettazioni telefoniche, messaggistiche, video e ambientali che attestano svariati casi.
IL RUOLO DELLE STRUTTURE SANITARIE PUBBLICHE. Per garantire la vittoria ai loro clienti, il “gruppo” poteva contare su una documentazione medica, proveniente da struttura pubblica, che certificasse patologie inesistenti o quantomeno più gravi rispetto a quelle realmente presenti. Questi certificati permettevano poi ai CTU compiacenti di dar manforte agli esiti e quindi indirizzare la stessa valutazione del Tribunale del Lavoro. In tal senso, era lo stesso dottor Piscitello a indirizzare i clienti verso suoi colleghi compiacenti e in grado di garantire certificazioni “sicure”. Tra questi dottori, nell’ordinanza spiccata dal Gip Aliquò, spuntano i nomi dei cardiologi Giovanbattista Bruni e Rosario Germanà, degli ortopedici Antonino Furnali (dell’ospedale di Sant’Agata di Militello) e Pippo Spatola (di Patti), e dei medici Iole Donzì, Giovanna Barbitta, Giuseppe Di Santo, Marianna Faraci, Bruno Fazio, Giuseppe Fulco, David Fazio, Rosario di Stefano e Giorgio Giannitto.
IL RUOLO DELL’AVVOCATO NOTARO. In fase di indagine, a finire nel mirino degli inquirenti sono stati anche dei clienti appartenenti allo studio legale di Teresa Notaro e della collaboratrice Di Gaetano. Anche qui, secondo l’inchiesta, veniva messo in atto un sistema del tutto simile a quello dell’avvocato Ricciardello grazie alla collaborazione del dottor Piscitello. Cinque in tutti gli episodi accertati dagli inquirenti che, attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, hanno ricostruito il ruolo della Notaro come colei che mantiene “un ruolo determinante nelle decisioni da assumere, nel colloquio con i clienti e nel coordinamento delle attività”. Anche il suo studio poteva avvalersi della collaborazione stretta con medici compiacenti quali i dottori Piscitello, in primis, Giorgio Carmelo Giannitto e Jole Donzì. (Veronica Crocitti)
Non fermatevi e continuate a indagare senza tregua ,chissà quanti falsi invalidi ci saranno realmente? Il falso invalido oltre a truffare lo stato, toglie anche lavoro a chi è invalido veramente. (legge 68/99).
oltre a ricercare le organizzazioni esterne che “risolvono” il problema invalidità, perche non si ricercano e si puniscono quelle commissioni che bocciano le pratiche con molta facilita a veri aventi diritto l’ invalidità.
Nel caso di mio padre, ottantenne, cieco valutato dalle commissioni ASP, dopo tante visite fiscali, gli viene concesso il 100% di cecità, senza senza accompagnatore. quindi un cieco, che deve essere autonomo. Ai richiesti chiarimenti mi è stato risposto: “si rivolga ad un caaf e faccia ricorso.”
questo può essere inteso come un invito a rivolgersi a queste associazioni a delinquere.