Con la chiusura del fallimento e la conseguente cessazione dalle funzioni degli organi preposti (curatore, giudice delegato), nessuno ha titolo per bloccare l’uso del marchio da parte del club peloritano
Per gli irriducibili è molto più di un semplice legame nostalgico. E’ un’autentica questione di cuore, di orgoglio. La denominazione, i segni, i colori, il marchio dell’Associazione Calcio Riunite Messina, la gloriosa ed autentica Acr rappresentano un patrimonio di fede e di appartenenza per tanti. Per chi ha più di quarant’anni e per quella maglia ha per decenni gioito e tribolato, dai prestigiosi stadi della prima serie A ai polverosi campi di quarta serie.
Per chi quella maglia l’ha indossata, come Pietro Lo Monaco, che, poco più di un mese fa, alla sua “prima” da patron giallorosso ha auspicato il ripristino della vecchia denominazione, del vero acronimo (scimmiottato – Associazione Calcio Rinascita Messina – dalla Di Lullo Band, al momento della costituzione della società che acquisì all’asta il titolo sportivo del Fc Messina Peloro dei Franza). “Proveremo a riprendercelo quel nome, quel marchio”, qualcosa in più di un semplice augurio la dichiarazione sul tema, urbi et orbi, del manager sportivo siculo-campano.
L’operazione è fattibile, anzi fattibilissima. Ed a costo zero. Ecco perché. La società Associazione Calcio Riunite Messina s.p.a. dei Massimino, dopo la mancata iscrizione al campionato di serie C1 1993-1994, attraverso lunghe peripezie giudiziario-burocratiche, cambi di denominazione (da Acr Messina a Miraglia) e modifiche della forma giuridica (da società per azioni a società a responsabilità limitata) è stata oggetto di procedura fallimentare, chiusa un paio di anni fa su richiesta del curatore, l’avv Bartolo Arena, per mancanza di attivo e quindi conseguente impossibilità di soddisfare i creditori (molti dei quali Istituzionali, su tutti la Serit). E proprio qui sta il nodo giuridico che spiana la strada ai Lo Monaco per l’utilizzo della gloriosa denominazione e dei relativi segni distintivi. Con la chiusura del fallimento e la conseguente cessazione dalle funzioni degli organi preposti (curatore, giudice delegato), nessuno ha titolo per bloccare l’uso del marchio da parte del club peloritano, che , legalmente e gratuitamente, senza la necessità di alcun esborso economico, a titolo di canone di locazione o di prezzo di acquisto, potrà avvalersene. Per la Federazione occorrerà attendere il prossimo anno (il termine per il cambio di denominazione scade per le società dilettantistiche il 5 luglio), mentre giuridicamente basterà indire una assemblea dei soci chiamata a deliberare sul tema.
Non per i classici benefici di carattere economico normalmente associati al brand di un club calcistico (in tal caso insussistenti, vista la categoria e la tormenta storia recente) , ma per una semplice questione di cuore, di amore per una maglia e la sua grande storia.
PIETRO DI PAOLA
Associazione Calcio RIUNITE M e s s i n a
Nasce dalla fusione del Messina AC e dal GIOSTRA US
maglia del Messina BIANCOSCUDATA
maglia del Giostra GIALLOROSSA.
la storia di questa società finisce con i Massimino.
Quella dei Franza era FC PELORO Messina.Cosi come la FLORENTIA
Firenze ed il CITTA’ di Palermo.
in questo momento abbiamo due squadre RINASCITA Messina e CITTA’
di Messina stop
cambria caro l’attuale Acr è l’ex FC per stessa riconoscenza della lega avendo acquistato in tribunale il titolo sportivo !! Il Messina è uno… il Cdm è un tentativo di usurpare la storia e mentre in tutta italia si lotta per salvare anche solo un marchio come a salerno, da noi arrivano gli opportunisti che provano a rubare la storia !! Errare è umano ,leggi aver abbandonato la prima ACR …. perseverare è da TRADITORI !! SOLO MESSINA no surrogati