Lucano ha incantato un pubblico di ascoltatori quasi increduli, di fronte ai racconti dei piccoli miracoli che ancora si realizzano a Riace
Sabato scorso Reggio ha dato finalmente a Riace l’abbraccio che aspettava da almeno due anni. E a portarlo è stata La Strada, che si è messa in cammino verso il borgo rifiorito attorno all’utopia realizzata di Mimmo Lucano.
Un’utopia fatta carne e racconto, nel tardo pomeriggio di un caldissimo sabato d’agosto, sulle scale della taverna “Donna Rosa”, tra le viuzze del Villaggio Globale, ancora popolato di vite venute da lontano, nonostante le ferite inferte al sogno di Mimmo.
Ad accompagnare La Strada e Saverio Pazzano, Beatrice Brignone, segretaria nazionale di Possibile, compagna di viaggio del movimento reggino sulla via del cambiamento, dal basso, orizzontalmente, a tutti i livelli dell’azione politica. Pazzano, insieme a La Strada, a demA e a Possibile, ha finalmente potuto abbracciare Mimmo Lucano, e con lui Maurizio Zavaglia del Comitato Undici Giugno, che ha portato con sé la bella esperienza amministrativa di Gioiosa Ionica.
Lucano ha incantato un pubblico di ascoltatori quasi increduli, di fronte ai racconti dei piccoli miracoli che ancora si realizzano a Riace, come il recupero di un’antica forgia, o alla memoria tenace dei sogni interrotti come la fattoria sociale. Ma non si spegne la voglia di Lucano di trasformare Riace, di farne ancora un posto del mondo dove “nessuno è straniero”. Mimmo sa di fare un discorso estremo, «di estrema sinistra».
È con questo orientamento netto che presentava la sua lista alle elezioni comunali. Lucano non ha dubbi sul percorso di Saverio e lo sostiene calorosamente: «veniamo dalla stessa strada, dalle stesse lotte, crediamo nelle stesse utopie e abbiamo l’incoscienza di provare a realizzarle».
E Pazzano si è mosso sullo stesso registro, affermando di voler entrare a Palazzo San Giorgio per portare Riace a Reggio. E per portare Reggio a Riace, cosa che l’attuale amministrazione non ha avuto il coraggio di fare, proprio nel momento in cui l’utopia di Lucano aveva più bisogno di essere difesa. I comuni, le comunità, devono tornare a incontrarsi, tra loro e col mondo.
Per questo, «le mattonelle di Palazzo San Giorgio devono iniziare a tremare», perché a Reggio arriverà una rivoluzione, umanissima e gentile. Una rivoluzione dell’accoglienza, della cura per le persone e per l’ambiente. Zavaglia ha infatti ricordato come Riace sia stata una città verde ante litteram: la battaglia per l’acqua bene comune o la differenziata sul dorso degli asinelli sono modi di riappropriarsi di un rapporto gentile con l’ambiente, qualcuno direbbe col creato.
Ad accompagnare Lucano nella passeggiata attraverso il borgo, oltre a La Strada, al Comitato Undici Giugno, agli esponenti di Possibile, tra cui Silvio Frascà, già compagno di viaggio de La Strada, anche Valentina Cera, assessore alla Cooperazione, alla Pace e allo Sviluppo del Comune di Nichelino, in provincia di Torino, in Calabria assieme a un campo giovani.
Sì, perché Riace resta una meta sicura per chiunque voglia cimentarsi in progetti profondamente rivoluzionari, radicati in una tradizione antichissima di accoglienza e proiettati verso un futuro di ibridazione culturale.
La Strada si riunisce con vecchi e nuovi compagni, su un cammino costruito giorno per giorno con passi che si aprono la via attraverso le incrostazioni di una politica pavida, fatta di richiami al “male minore”. Riace, Reggio, la Calabria, dopo tanta sofferenza per le comunità e per i luoghi, hanno bisogno del bene maggiore.