Vasta operazione quella scattata stamani che ha svelato il sistema marcio del passaggio di rame dai furti nel nisseno fino all'arrivo al Nord, passando per la città di Messina, vero e proprio centro di raccolta. Nel blitz di stamani, arresto in flagranza anche per un cittadino romeno.
Acquistavano rame rubato a circa 3 euro al chilo da diverse parti del nisseno, lo facevano convergere nei propri centri di raccolta messinesi, provvedevano ad una prima fase di stoccaggio e poi prendevano tutto il materiale ferroso e lo trasferivano in altre aziende italiane per la successiva fusione e reintroduzione nel mercato legale. Era un sistema vastissimo e ben collaudato che coinvolgeva diverse zone siciliane ed il cui centro prediletto risiedeva proprio a Messina quello sgominato in soli 2 mesi dalla maxi indagine dei carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta, coordinati dal pool di magistrati della Procura messinese Sebastiano Ardita, Antonio Carchietti e Roberta La Speme.
A finire nel mirino della giustizia con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di rame rubato sono 4 noti imprenditori legati alle aziende "Messina Metalli" con sede in via Don Blasco, adesso “Fratelli Di Blasi Ecofeme”, e la “Metal Rottami S.r.l” di Venetico. Finiscono direttamente in carcere i fratelli Alberto Di Blasi, 27 anni, Antonino Di Blasi, 31 anni, Luciano Di Blasi, 30 anni, (titolari dell’azienda di Via Don Blasco) e la messinese Lucia Spadaro, 38 anni, responsabile dell’azienda di Venetico.
L’indagine, scattata solo lo scorso luglio, ha condotto i militari dell’Arma a svelare la “catena di montaggio” di un fenomeno, quello dei furti di oro rosso, che da tempo imperversa su tutta l’Italia, con maggior specificità nel territorio siciliano. In poco meno di due mesi, l’inchiesta ha potuto chiarire la posizione della città di Messina, e nello specifico delle due imprese facenti capo ai fratelli Di Blasi ed alla Spadaro, che fungevano da veri e propri centri di raccolta e smistaggio del materiale ferroso rubato principalmente dagli impianti Enel delle comunità agricole di Caltanissetta. Secondo quanto accertato da un intenso monitoraggio investigativo, la “Messina Metalli” e la “Metal Rottami S.p.a.”, dopo una prima fase di stoccaggio, provvedevano a trasferire tutto il metallo rubato raccolto verso altre aziende italiane per la successiva fusione e reintroduzione nel mercato legale, con ampissimi margini di guadagno. Secondo le stime infatti, un chilo di rame rubato veniva acquistato a circa 3 euro e poi rivenduto alle aziende con un rincaro di almeno 2 euro.
Dalle indagini è emerso come la ditta “Messina Metalli” acquistasse il materiale rubato dal centro nisseno e lo conferisse, a sua volta, alla ditta “Metal Rottami” di Venetico. Da qui, grazie alla collaborazione di una ditta della zona tirrenica, il rame veniva trasportato principalmente verso la ditta pisana Ecoacciai S.p.a (con sede a Pontedera). I servizi di appostamento, osservazione e pedinamento hanno consentito di documentare come dalla ditta di Venetico partissero numerose spedizioni di ingenti quantità di rame.
Lo scorso 27 agosto, i militari hanno deciso di pedinare proprio uno di questi autoarticolati seguendone il percorso da Messina fino a Pisa. Quel giorno, dopo aver scaricato le matasse di rame nel centro di raccolta di Venetico, il camion fu ricaricato fino all’inverosimile, ricoperto con un telone e fatto partire alla volta degli imbarcaderi della Caronte. Da lì, il lungo viaggio (costantemente monitorato dai carabinieri) alla volta della ditta pisana “Ecoacciai” dove, infine, è scattato il blitz. Sequestrato il camion ed il carico consistente in 30 tonnellate di rame, per un valore complessivo di 200mila euro. L’inchiesta che stamani è sfociata nell’arresto dei 4 imprenditori messinesi e nel sequestro delle aziende Messina Metalli e Metal Rottami Spa, nonché dell’ingente quantitativo di rame rubato (circa 40 tonnellate in tutto), conta diversi indagati. A firmare le ordinanze di custodia cautelare in carcere è stato il Gip Maria Teresa Arena. (Veronica Crocitti)