Riconoscersi dovunque in chiunque – intervista agli artisti in mostra da Ex Ante Galleria

Riconoscersi dovunque in chiunque – intervista agli artisti in mostra da Ex Ante Galleria

Giulia Greco

Riconoscersi dovunque in chiunque – intervista agli artisti in mostra da Ex Ante Galleria

lunedì 14 Febbraio 2022 - 07:00

Ricercare l'autenticità, e ritrovare l'identità che questi tempi ci hanno un po' tolto. La mano tesa verso l'empatia di tutti è quella dei ragazzi di Ex Ante Galleria e degli artisti in mostra questo mese: Lola e Natale Mancuso

Certo che questi anni ’20 del nuovo millennio portano con sé una fresca ventata di rivoluzione. Rivoluzione filosofica, sociale, culturale, pullulante di voglia di creare, sottolineando l’impatto unico che ogni soggetto può apportare. È quello che la generazione dei millennial (nati tra il 1980 il 1995, ndr) sta cercando di portare alla luce in modo rispettoso e comprensibile, soprattutto nei confronti di chi non ascolta.

A Messina, questa realtà, arranca, fatica a farsi spazio tra i continui ostacoli dell’inconsapevolezza di non sapere e la paura di non comprendere. Eppure, nonostante tutto, in città il desiderio di fare quello step in più è più forte del non provarci. Come hanno fatto gli architetti Gianmarco Spadaro e Lorenzo Musolino, classe ’94, che forti delle loro esperienze e della convinzione che un terreno fertile esiste, hanno aperto uno spazio “Ex Ante Galleria”, in centro, via Nicola Fabrizi 7. È una bottega minimal, dalle pareti bianche pronte per essere rivestite ogni mese con qualcosa di nuovo, qualcosa di bello, per educare alla bellezza che ci circonda… più facile dimenticare che riconoscere.

Per i prossimi 23 giorni lo spazio è occupato dalle tele di Lorenza Stagno D’Alcontres, in arte Lola, dal titolo “Che donna scegli di essere” e di Natale Mancuso, con la serie di disegni “Manifesto” nella mostra intitolata “Chiunque Dovunque”. Opere toccanti e semplici, stili contemporanei e audaci, che ci mostrano quanto sia necessario non perdere la propria autenticità.

Come è nato l’allestimento di “Chiunque Dovunque”? Due tematiche diverse accomunate dalla ricerca dell’identità.

Gianmarco: di base lo spazio nasce come galleria d’arte contemporanea giovane. Uno spazio piccolo che vive di questi momenti di bellezza da condividere con coetanei, un luogo di aggregazione amichevole. Nello specifico abbiamo pensato a Lola e Natale perché le loro rappresentazioni ci hanno colpito per ciò che li accomuna. Di Lola il fatto che rappresenta queste figure senza alcun tipo di contesto, sfondi monocromo senza un volto vero e proprio; di Natale la rappresentazione di luoghi, spazi apparentemente lontani e distanti che invece ci sono incredibilmente vicini. Abbiamo creduto nella forza di questa contrapposizione con il collegamento di una identità ritrovata dall’artista che auspica di essere riscoperta anche da chi osserva le opere.

Natale, tu hai intitolato la tua serie qui esposta “Manifesto”. Cosa significa?

La Calabria è ambigua. Piena di dissonanze, di contrasti, anche a livello costiero. Quella rappresentata nei miei disegni è la parte jonica: più morbida, spiagge larghe, sabbia chiara e fina, in cui il cielo si confonde con il mare. Questo è un ricchissimo pregio, e pochi calabresi lo capiscono, continuano ad odiare la spiaggia in cui vanno ogni estate, eppure ogni anno sono lì. Per me è un’amante incredibile, che fa male eh, ma in cui ritrovo sempre il mio posto. Il termine “manifesto” è aperto a molteplici letture: è manifesto una serie di parole che rappresentano l’ideologia di un movimento, è manifesto qualcosa che si palesa davanti agli occhi. Questa serie qui esposta è il mio manifesto, l’onore che provo nell’essere calabrese e la mia arrendevolezza nei confronti della natura incredibile che governa questa regione. Questi paesaggi, per quanto li senta miei, sono di chiunque.

Lola, “che donna scegli di essere”, sembra voler rimarcare l’identità femminile. Perché la necessità di condividere questo concetto?

Ho deciso di chiamarlo così perché ho osservato che sia io che tante persone al mio fianco non abbiamo il coraggio di essere quello che vogliamo fino in fondo, di fare quello che vogliamo perché viviamo spesso in contesti che bloccano la nostra libertà. Ho pensato alle piccole cose, agli stereotipi di genere o sociali semplicemente, che influenzano la nostra vita a tal punto da non riconoscere realmente cosa vogliamo, ognuno di noi. Ho quindi cercato un modo per poterci mettere tutti davanti ad uno specchio e guardarci, per ascoltarci. Un po’ di sano egoismo.

Cosa dite a chi non crede nel settore creativo in Sicilia e Calabria?

Natale: Non li biasimo. Perché non si è mai stati veramente educati a questo. Noial contrario, siamo stati forse fortunati, una casuale congiunzione astrale che alimenta il nostro interesse verso l’arte, la passione, l’amore, il potere dello sguardo. Ma io non posso forzare una persona che non vuole o non riesce a comprendere questo mondo in cui è difficile muoversi in autonomia, a meno che non abbia il desiderio dirompente di trovare un suo posto nel mondo e lo ritrova nell’espressione creativa, artistica. La ricerca di libertà ritrovata su una superficie bianca. È difficile educare all’arte. Anche se oggi l’arte è appannaggio di tutti, è più semplice grazie alla condivisione di contenuti. Ma non posso giudicare chi non ne è stato educato.

Gianmarco: Sono totalmente d’accordo con Natale. Però sono più ottimista. Sto vedendo dei movimenti che si stanno sviluppando tantissimo tra Sicilia e Calabria. Penso all’Ortygia Sound System di Siracusa, Il Color Fest di Lamezia, i ragazzi di Altrove di Catanzaro, evidenziano l’arte sotto punti di vista davvero interessanti. Certo manca un’educazione all’arte, al bello, ma al tempo stesso la generazione del 2000 ha uno sguardo molto più ampio, in avanti, rispetto a chi c’è da prima, perché sono nati in una realtà senza confini.

Lola: Io sono di natura pessimistica. Devo dire che le persone qui non sono pronte, non riescono a capire, comprendere, preferiscono fare ciò che convenzionalmente sia meno complicato. Manca la curiosità, come si fa a non essere curiosi? Io spero che qualcosa cambi, e forse per questo continuo a mettermi in prima linea nell’organizzare, creare, ma non vedo risultati soddisfacenti per lo sforzo e le intenzioni che ci sono dietro ogni realtà in questo campo.

Qui interviene Natale chiedendo a Lola se non crede nella esistenza di “una piccola Lola, un piccolo Natale” che vive a Messina o a Belcastro (luogo di nascita di Natale, ndr) e che si vuole buttare nel mondo dell’arte ed incuriosito da realtà come quella di una galleria d’arte contemporanea. Lola risponde: io lo spero, per questo non mi fermo, voglio crederci e arrivare fino alla fine. Non sono menefreghista, ma ho una fiducia relativa. Certo queste realtà sono dei fari di speranza, però siamo pochi ancora.

Lorenzo: Io non credo non ci sia una fiducia nell’arte, semplicemente c’è un profondo disinteresse. Ad esempio l’altro giorno ho inviato il classico messaggio broadcast per comunicare e sponsorizzare l’evento. Per carità a tutti lo stesso, quindi comprensibile quando una persona non sente la necessità di rispondere. Solo che ho ricevuto conferma da 4 persone su 96 contattate. E so che non si presenteranno tutte le persone contattate al vernissage. Questo perché da un lato concordo con Natale che non li biasimo, ognuno ha i propri interessi. Dall’altro penso a quello che comunque potrei fare io per generare curiosità, diffondere il verbo dell’arte al quale tutti, volenti o nolenti, siamo soggetti. Rendendola magari più pop, più vicina alla realtà quotidiana, perché l’arte non è un mondo distante, l’arte è dovunque.

Una delle vostre aspirazioni è di educare al bello, trasmettere il potere che la bellezza ha su di noi. Messina, secondo voi, da dove dovrebbe iniziare?

Lorenzo: Il nostro sforzo di educare al bello è il credere con tenacia che quello che stiamo facendo possa piacere, aiutare ad aprire la mente, andare più a fondo, sempre per creare una connessione più umana, comune. Noi dobbiamo essere in grado di accompagnare alla conoscenza del bello, senza fermarsi all’apparenza che trae in inganno. Penso che ormai riguardi un po’ ovunque l’aspetto generazionale, e credo che le ultime generazioni abbiano dei concetti diversi: la società contemporanea ha abituato a vedere l’artista come qualcuno che spicca sulla massa, come se fosse una realtà di nicchia, quando invece non lo è. E se siamo capaci di trasmettere questi concetti anche solo ad una persona su cento, abbiamo fatto qualcosa di buono.

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